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La storia raccontata dai film (4). La fame nel cinema italiano (terza parte)di Gianni Sarro . Arriviamo finalmente al 1974 e ad Ettore Scola. E’ lui a dirigere C’eravamo tanto amati, film cardine del nostro cinema, perché narra trent’anni di storia italiana, tracciando, non a caso, lo stesso arco di Roma città aperta, Ladri di biciclette, I soliti ignoti, Il sorpasso. Il film di Scola schiera un parterre de roi dove insieme a Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefania Sandrelli, Stefano Satta Flores spicca Aldo Fabrizi, in una delle più belle interpretazioni della sua carriera. Fabrizi con i personaggi di Don Pietro (Roma città aperta) e di Romolo Catenacci (C’eravamo tanto amati) rappresenta il mutamento dei tempi, tra il dopoguerra e gli anni 70. Essendo un film che segue una traiettoria di trent’anni, C’eravamo tanto amati ribadisce l’itinerario culinario che abbiamo visto nei film precedenti. Nelle sequenze iniziali, ambientate nell’immediato dopoguerra a Roma, Gassman, Manfredi e Satta Flores, mangiano tutti i giorni in un ristorante conosciuto come il “Re della mezza porzione”, che ci ricorda padre e figlio in Ladri di Biciclette. Man mano che C’eravamo tanto amati va avanti, i pranzi diventano più ricchi ed abbondanti, fino ad arrivare a quella scena di gargantuesca opulenza dove Fabrizi, in uno dei suoi cantieri, presenzia all’arrivo di una gigantesca porchetta, depositata sul lungo tavolo allestito per il pranzo da una gru, mentre da alcuni altoparlanti vengono diffuse le note dell’inno di Mameli. Dunque alla fine di questo gioco cine-culinario, il cibo non è più una necessità, ma assurge a simbolo, ad idolo da glorificare, a discapito di ideali sotterrati da trent’anni nei quali sono scoppiate laceranti contraddizioni sociali che hanno trasformato i sogni in incubi. Per finire, dallo stesso film di Scola, un ricordo che abbraccia Fellini e altri attori “che abbiamo tanto amato”: la ricostruzione della famosa scena del bagno de La dolce vita, a Fontana di Trevi, ricostruita per l’occasione con i personaggi veri e inserito nella trama del film… . [La storia raccontata dai film (4). La fame nel cinema italiano (terza parte) – Fine] La scheda di cui al Commento di S. Russo dell’8 maggio: S. TESTA. Aldo Cazzullo. L’Italia della fame. LT O. 4 maggio 2019 1 commento per La storia raccontata dai film (4). La fame nel cinema italiano (terza parte)Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Gianni Sarro ha dedicato tre puntate della sua serie “La storia raccontata dai film” al modo in cui è stata rappresentata la fame nel cinema italiano del dopoguerra.
Assolutamente pertinente col tema, una delle ultime “schede” di Stefano Testa, che sempre pubblichiamo quando escono su LT Oggi. Questa di sabato scorso 4 maggio recensisce il saggio di Aldo Cazzullo: “Giuro che non avrò più fame”, edito da Mondadori (254 pagine).
Contiene numerose perle e richiami utili per chi coltiva la (desueta) virtù di ricordare chi siamo e da dove veniamo.
Il file .pdf della pagina da LT Oggi è allegato in fondo all’articolo di base