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Il paesaggio rurale insulare. L’isola di Ponza tra sedimentazioni storiche e processi di valorizzazione

di Arturo Gallia

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Da una pubblicazione recente – AgriCulture. Tutela e valorizzazione del patrimonio rurale nel Lazio, Roma, a cura di Sara Carallo, Giorgia De Pasquale; Roma TrE-press, 2018 – estraiamo il contributo di Arturo Gallia: in chiaro il sommario; in file pdf il lavoro completo di bibliografia.

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Abstract
Le Isole Ponziane oggi, al pari degli altri territori microinsulari italiani, rientrano tra le cosiddette aree interne, per le quali è posta una particolare attenzione per lo sviluppo locale. In particolare, le recenti politiche (locali, regionali, nazionali) promuovono azioni che favoriscano la diversificazione delle attività economiche e la destagionalizzazione del turismo, legato quasi esclusivamente a quello di tipo marino, e disincentivino le emigrazioni residenziali stagionali. Non solo come elemento fondante della fruizione turistica, il paesaggio rurale può svolgere un ruolo importante nel   raggiungimento di queste finalità. Attraverso una rapida lettura geostorica, l’intervento vuole evidenziare l’evoluzione del paesaggio rurale nell’isola di Ponza nel corso del XVIII secolo, mettendo in luce come gli attori, locali ed esterni, lo abbiano percepito e “usato”. Se è vero che nella prima età moderna la sua rigogliosità era usata con finalità strumentali per promuovere politiche di controllo del territorio, in epoca borbonica il paesaggio rurale, “fotografato” a più riprese in relazioni e riproduzioni cartografiche, rappresenta l’elemento nodale per favorire il popolamento permanente.
Nel corso del XVIII e XIX secolo la consistente popolazione portò ad un innovativo, per l’epoca, modellamento dei rilievi collinari in terrazzamenti, oggi indicato come “paesaggio tipico”. Questa trasformazione è stata vista solo nell’ottica dell’aumento dell’estensione dei terreni coltivati per sopperire alle sempre maggiori esigenze alimentari. Tuttavia, è recente convinzione che questo modellamento favoriva il controllo dei terreni e mitigava le azioni erosive degli agenti atmosferici, tanto che era applicato anche nelle aree più costiere. L’assenza di manutenzione delle “catene” e delle “parracine” di contenimento e la loro sostituzione con muri pesanti in cemento armato hanno provocato azioni franose del terreno anche in prossimità delle aree abitate.
Il recupero del paesaggio rurale permetterebbe, da una parte, di mitigare il rischio idrogeologico e, dall’altra, di favorire attività ecoturistiche di fruizione del paesaggio insulare e lo sviluppo locale.

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Arturo Gallia, profilo scientifico [3]

File .pdf del lavoro (pp. 194 -207): Agri-Culture_Gallia [4]