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A proposito di Foligno… Ho aspettato che dileguasse un po’ quel clima torbido che si è venuto a creare con l’episodio di razzismo verificatosi in una scuola di Foligno il mese scorso, per dire ciò che penso a proposito.
Di solito, quando gli argomenti sono ‘caldi’ spesso si perde di vista la visione oggettiva della cosa, o almeno così succede a me e non volevo che ciò accadesse.
La mia lunga esperienza scolastica, mi ha portata a conoscere diverse realtà sociali nei dintorni di Roma, e anche nella capitale, in diversi quartieri. Ho avuto modo di interagire con famiglie povere e ricche, con famiglie locali e non e con famiglie appartenenti a diverse etnie. Riconosco odori di terre lontane e vicine, sono convinta che ciascuno di noi può ritenere ‘casa’ qualsiasi luogo del mondo e che gli aggettivi “mio”, “tuo”, “suo”, “nostro”, “vostro”, “loro” possono essere usati solo in alcuni casi e non come appartenenza a qualcosa o qualcuno; ma soprattutto non tollero che gli adulti si arroghino il diritto di far credere a un bambino che tutto ciò che dice un adulto è giusto.
Ora, premettendo che fare l’insegnante è difficile così come fare il genitore, mi chiedo perché molti adulti non riescano a rispettare il pensiero del bambino e perché siano convinti che i loro insegnamenti sono esenti da contraddizioni.
Ci sarebbe da fare un discorso lungo e che consideri i diversi aspetti di una Educazione che dovrebbe essere una Educazione Sentimentale, per me, vero fulcro da cui partire per arrivare ad ogni meta che sia solidarietà, accettazione, pace, abbraccio e via di seguito. Lavorare insomma sul cuore, sui fondamenti della religione dell’Amore e non invece alimentare tutti quei sentimenti sulla forma, sul benessere economico, sul “io so’ io e voi non siete un c…” (perdonatemi questa licenza ma è solo una frase di un film).
Non ci vuole molto a generare nel bambino la convinzione che nella vita contano solo le apparenze.
I bambini sono come spugne e assorbono ogni dettaglio e ogni minima sfumatura del pensiero dei grandi.
Possibile che molti adulti non hanno ancora capito che i bambini non vanno sottovalutati e che occorre rispettare non il loro pensiero, ma la formazione del loro pensiero?
Renderli capaci di costruire la loro personalità senza interventi pericolosi che invece possano deviarne il loro personale processo formativo?
Ma ce le ricordiamo quelle frasi che dicevano: – Fai il bravo che altrimenti arriva l’uomo nero! – oppure: – Tu se la pecora nera della famiglia! –? E di quella ninna nanna che faceva: – Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo dò? Se lo dò alla befana se lo tiene una settimana, se lo dò all’uomo nero se lo tiene un anno intero…
Io grido a piena voce la necessità di salvare la memoria della storia ma anche queste ‘storie’ vanno salvate perché sono necessarie per capire alcune paure come quella per ciò che non si conosce e l’odio che può derivare da queste paure anche nei confronti di coloro che arrivano da altri paesi.
Sono capitati tanti episodi a scuola, di bambini che non volevano avere come compagno di banco un bimbo di colore e molti di questi bambini sono stati isolati dagli altri nei giochi. Capita già in prima elementare quando i bambini portano, oltre allo zainetto con i quaderni e agli astucci di marca, anche il pensiero manipolato dai grandi perché spesso un pensiero “razzista” del bambino corrisponde al pensiero dei loro genitori.
Certamente alcuni progetti che si fanno nelle scuole, sono importanti e necessari ai fini di una Educazione Sentimentale, ma a volte sradicare un concetto impartito da un genitore, è difficile.
Non voglio insegnare niente a nessuno, per carità… ma troppe cose vanno all’incontrario recentemente, e l’impotenza di non poter fare di più per veicolarne la giusta direzione è offensiva e triste.
Io non conosco a fondo il pensiero del maestro di Foligno a proposito di questo “esperimento sociale” che ha fatto. Non so cosa è successo per prendere in esame il bimbo di colore anziché un bimbo “bianco”. Sono comunque del parere che un esperimento sociale di questo genere si poteva fare diversamente se prevedeva una verifica di qualcosa utile alla collettività.
Cos’è che ha spinto questo maestro a fare un tale esperimento?
Non mi soffermo a specificare mie possibili ipotesi in merito, perché alcune potrebbero essere in contrasto fra di loro, ma ritengo che sempre, ma di questi tempi, in particolare, occorra stare molto attenti a come si guardano i bambini.
Loro sono il futuro e noi abbiamo l’obbligo di agire bene perché loro ci osservano anche quando giocano e la loro mente assorbente registra i nostri pensieri sia gridati che silenziosi.
Il pensare che l’erba del vicino è sempre più verde, che i soldi danno la felicità, che chi dice donna dice danno, che occorre erigere muri per non far entrare chi è diverso da noi, che noi stiamo bene tra noi… è far conoscere a loro sentimenti negativi come l’invidia, il femminicidio, la discriminazione razziale religiosa e sessuale, il concetto tronco dell’Amore, insomma.
E chiudo dicendo che sono molti gli adulti che seminano odio e rancore; purtroppo anche fra quelli che abbiamo sempre considerato vicini al nostro modo di pensare…
Chi è capace di odiare a questi livelli non è capace di amare. Ne sono convinta.