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Questo è il messaggio che mi aspettavo dal delegato alla cultura Enzo Di Giovanni:
“Cari giovani di Ponza la legge che promuove ‘la città della cultura’ è una sfida culturale”.
Spero che tutti abbiano capito che il progetto “Mare di Circe” ci impone di cambiare rotta, ci chiede un nuovo modello di sviluppo economico, per questo dico agli amministratori: se volete essere coerenti dovete chiarirvi le idee su cosa fare!”
Nella presentazione al Circeo arriva una signora che parlando a nome della Regione Lazio ci informa che è stata l’area “valorizzazione del Pptrimonio culturale” che ha gestito la legge n° 17 del 2016 che premia “la città della cultura”.
Ci fa sapere che la legge pone degli obiettivi precisi: “Richiede che i territori s’impegnino in una progettualità che valorizzi i beni culturali e paesaggistici, promuova la coesione sociale, lo sviluppo e l’imprenditoria economica e favorisca processi di rigenerazione e riqualificazione urbana”.
L’idea è quella che i Comuni si sforzino “di fare una progettazione che non riproduca le realtà che essi rappresentano ma inneschi dei processi di riflessione che mettano in evidenza le criticità e quelli che sono i punti di forza dei territori per attivare nuovi processi economici, sociali: nuovi processi identitari”.
Vi sembra poco cari giovani? La legge chiede agli amministratori ponzesi una “rivoluzione copernicana”.
Qui non si tratta di raccontare storie: i riccioli biondi della maga Circe, musa ispiratrice ecc, ecc… Qui si tratta di cambiare e nel nostro caso forzare un cambiamento!
La delegata regionale spiega ancora meglio: “Questo è successo per esempio quest’anno con Colleferro, città della cultura 2018. Che ha interpretato egregiamente questo ruolo, ha saputo – da brutto anatroccolo come si è auto-descritta nel progetto presentato alla Regione Lazio – insistere, svelare quelle che sono le sue potenzialità a livello culturale, architettoniche, attività industriali, ha proposto un nuovo modello di sviluppo, ha rigenerato il suo territorio e attuato un processo – che si è capito già dopo l’estate – andrà avanti da solo”.
Per Colleferro il premio “Città della cultura” è stato un’occasione per ripensarsi e progettare nuove cose: https://www.cittaculturalazio.com/ [2]
Dice la delegata regionale: “In fondo il premio se ci pensiamo sono 100 mila euro, quindi è tanto ma è anche poco, ma quello che c’è dietro è esattamente questa richiesta… E’ questo diciamo, paradigma, filosofia che sta sotto questa legge; secondo me dialoga anche con tutta una serie di movimenti che in Italia si stanno attivando, come la società dei territorialisti, l’associazione dei piccoli comuni, l’attenzione ai territori interni, ai piccoli paesi.
Cosa c’è dietro tutto questo? C’è il fatto che il modello di sviluppo delle grandi città non è più premiante, non dà identità, non costruisce la figura della persona in maniera adeguata, e quindi l’intenzione è quella di ripensare le piccole realtà territoriali in modo da tirarne fuori la grandezza delle pratiche dei saperi per costruire nuovi modelli”.
Poi conclude dicendo: “Mi sembra che la progettualità di Ventotene, San Felice e Ponza abbia rispecchiato tutto questo: per questo è stata premiata dalla commissione e quindi il nostro augurio è che sappiano lavorare – e mi sembra che ce ne siano tutte le premesse – per cambiare queste realtà territoriale e lasciare un segno per potere proseguire anche alla fine dell’anno 2019”.
Qual è la progettazione presentata da Ponza? Le intenzioni sottoscritte nel progetto sull’apertura di Chiaia di Luna, oppure del Museo, della biblioteca, della grotta del serpente, il rifacimento della pavimentazione in pietra del corso Pisacane, climatizzazioni varie – ammesso che vengano realizzate – fanno parte di tutti i programmi di campagna elettorale ma non propongono un nuovo modello di sviluppo.
Per cui, se vogliamo rispettare la legge della “città della cultura” è necessario interrogarci sul nuovo modello di sviluppo da realizzare.
I domanda: qual è il vecchio modello di sviluppo?
Risposta: Quello che conosciamo. Individualismo economico. Turismo nautico balneare concentrato in 3 mesi. Sfruttamento e consumo di ambiente naturale. Produzione enorme di inquinamento ambientale e di qualità dell’aria e dell’acqua. Caos turistico. Caduta della qualità della vita nel periodo invernale. Esodo invernale.
II domanda: quale deve essere in nuovo modello di sviluppo!
Risposta: Cooperativismo economico. Protezione e valorizzazione ambientale. Regolamentazione dei flussi turistici. Protezione e valorizzazione della residenza invernale per renderla protagonista del proprio destino. Allungamento della stagione turistica.
III domanda: Chi vuole il vecchio modello economico?
Risposta: I grandi imprenditori locali. Ma anche gran parte dei cittadini perché non credono nella cooperazione e non credono che la valorizzazione/protezione ambientale possa migliorare la condizione economica dell’isola.
IV domanda: Chi vuole il nuovo modello economico?
Risposta: nelle varie indagini demoscopiche tutti i commercianti hanno dichiarato che la risorsa più importante dell’isola è l’ambiente naturale, ma non si conosce la quantità di persone che desiderano veramente un cambiamento economico-sociale legato alla protezione ambientale.
A questo punto tentiamo una conclusione
La sfida per la ricerca di un nuovo modello di sviluppo parte perdente, ma questo non significa assolutamente che questa battaglia politica non vada fatta.
Qui bisogna far comprendere ai cittadini che non c’è un problema scollegato dall’altro; che la protezione e la valorizzazione della residenza deve essere il fine principale da cui poi partono tutti gli altri obiettivi da raggiungere. Per esempio:
- che la necessità – di una sanità che dia sicurezza, di collegamenti più adeguati, di servizi migliori ai cittadini – è collegata al numero dei residenti e alla loro capacità di lottare insieme;
- che per cambiare ci vuole la volontà e il consenso dei cittadini per fare scelte coerenti. Infatti non è possibile risolvere i problemi di traffico turistico e commerciale interno all’isola se continuiamo a far sbarcare automobili e tir d’estate e se non mettiamo in piedi una nuova cultura della mobilità interna;
- che la raccolta differenziata va fatta subito e casa per casa;
- che per recuperare l’economia agricola – che ha anche una grande importanza contro il dissesto idrogeologico – ci vuole non solo buona volontà di alcuni ma anche grandi investimenti pubblici e privati che hanno bisogno di essere incoraggiati;
- che per dare lavoro alle nuove generazioni bisogna stabilire un nuovo contratto economico con tutti gli imprenditori di Ponza;
- che per conservare il territorio economico bisogna protegge e valorizzare l’ambiente naturale.
- che con l’egoismo individuale non si va da nessuna parte;
- che se vogliamo provare a governare le leggi protezionistiche imposte dall’esterno – i SIC – bisogna investire in nuove professionalità e cominciare a diventare garanti di questa protezione ambientale da subito.
Bisogna dal punto di vista politico stanare i demagoghi, combattere la disinformazione, lavorare per mettere in piedi nuove conoscenze e tutto questo non si improvvisa. Ci vogliono interpreti politici che si riconoscano in un progetto isolano che prospetti un “nuovo modello economico” e lo porti avanti con determinazione.
Ecco perché chiedo coerenza a questi amministratori che hanno aderito al progetto “Mare di Circe”; chiedo che loro per primi credano fino in fondo alle direttive dettate dalla legge “La città della cultura”.
Bisogna dividere l’isola tra conservatori e progressisti: tra chi vuole il cambiamento e chi vuole restare come sta, tra chi vuole il nuovo e chi sta bene nel vecchio. Due progetti di sviluppo economico che si confrontano apertamente e chiedono consenso ai cittadini: questa è l’unica strada per cambiare e questa strada può iniziare oggi, con il progetto “Mare di Circe” ma bisogna sgomberare il campo dalle furbizie demagogiche che ci farebbero perdere – queste sì – un’altra occasione.