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Epicrisi 213. La prima volta

di Alessandro Romano
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Nelle cose della vita c’è sempre una prima volta. Per me questa è la prima Epicrisi come redattore di Ponzaracconta.
Come l’esperienza umana ci insegna, risulterò sgradito a qualcuno, meno ad altri, ma, comunque, “risulterò”, esisterò ed è poi quello che conta nella vita: esserci.
Nei giorni scorsi qualche paesano in vena di consigli (quelli, più dei fatti, non mancano mai) sarcasticamente mi ha ammonito con un: “Te ne accorgerai… chi sono quelli là”.
Sinceramente, a parte l’azione schiavizzante del caporedattore Sandrino (Russo), non tenendo conto del controllo (h24) della direttora Luisa (Guarino), ignorando le azioni combinate del cosiddetto politburo bolscevico, composto da Rosanna (Conte), Enzo (Di Giovanni), Sandrone Vitiello e dal nottambulo Enzo (Di Fazio), non considerando gli ammonimenti legali di Giuseppe (Mazzella) e le forti imposizioni dialettali della santamariola Martina (Carannante), checché ne dicano in giro gli invidiosi e per quanto ne dica male “qualcuno” a cui fa male la verità, mi sto trovando ’na bellezza.
L’unica cosa negativa è la paga. Ma accontentiamoci: c’è di peggio.
Andiamo ai fatti.

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Una canzone per la domenica (30). Leonard Cohen [3], questo sconosciuto.
Quella di domenica scorsa è stata una vera sorpresa. Leonard Cohen è un nome che a distanza di 35 anni non dice nulla, ma il suo motivo musicale, ascoltandolo, richiama alla mente momenti di vita trascorsi e scoprire solo adesso il profondo significato delle parole di quella canzone è come averla sentita per la prima volta.

8 gennaio 1810: cosa accadde a Ponza? (link [4] all’ultimo articolo pubblicato (8): per gli altri, procedere a ritroso o con l’accesso per Autore).

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E’ stato pubblicato a puntate il racconto proposto da Francesco De Luca estratto dal libricino che scrisse nel 2000 dopo la lettura di un documento redatto da Tommaso Montaruli, sottintendente (vice prefetto) del Distretto di Gaeta, al servizio di Gioacchino Murat, re (usurpatore) di Napoli. Il documento fonte del libricino, è scritto bene, in modo accattivante e scorrevole, ma appare di scarso valore probante nell’ambito storico perché, come non dovrebbero essere i veri documenti, “costruito per essere letto come fonte” per compiacere una certa classe politica del tempo, tra l’altro elencando fatti, dati e date non sempre corrispondenti al vero. Per esempio ci sono seri dubbi sulla esistenza dello stesso Luigi Bianchi, relatore richiamato nel documento descrittivo, che non è stato possibile riscontrare in nessun archivio (forse un’invenzione di Montaruli che, molto probabilmente, nelle Isole Ponziane non c’è mai stato). Come è assolutamente non vera l’esiguità della popolazione isolana lamentata e l’inverosimile trasporto dell’acqua a Ponza addirittura dalla Sicilia, quando in quel tempo la popolazione raggiungeva i massimi storici del periodo e tutti i pozzi di acqua piovana, privati e pubblici, erano perfettamente funzionanti.

Come appare infondata tale descrizione: (…) La pesca è abbondante. Gli abitanti del Porto ne fanno la loro principale risorsa. Il pesce però è privo affatto di sapore. Con degli incoraggiamenti a quegli abitanti e con la somministrazione di reti ed altri strumenti da pesca si accrescerebbero di molto le risorse di quei pescatori. Le terre sono quasi tutte coltivate; la parte che rimane incolta serve o da pascolo agli animali, o forma delle piccole selve per uso di quegli abitanti. La vite vi riesce benissimo ed è così propagata che il vino che se ne ricava basta per l’uso dell’intera popolazione, e per l’intero anno. E’ però così debole che dopo sei mesi passa all’acido. Il grano, il granone e il lino si coltivano, ma il loro raccolto non corrisponde ai sudori dell’agricoltore. Vi sono parecchi alberi da frutta ma quasi tutti disseccati nell’estremità da vapori marini.
Sono stato assicurato che in altri tempi l’isola produceva molto olio. Dovrebbe dunque incoraggiarsi la coltura degli ulivi, che in taluni siti dell’isola dovrebbero sicuramente riuscire, a mio credere.
Quando invece sappiamo benissimo che i nostri pesci hanno un sapore eccezionale e che a Ponza, contrariamente a Ventotene, non è mai attecchita la coltivazione dell’ulivo per la natura acida del terreno. Per questi e molti altri elementi, il documento pubblicato può essere inserito nell’ambito dei romanzi storici (o racconti romanzati) che, per definizione, hanno una larga libertà descrittiva ed interpretativa. E’ per questa ragione che quanto illustrato nel racconto va preso con il beneficio della verifica.

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Sempre a proposito del “Memoriale”, per dovere di cronaca va detto che negli anni ’70  – cioè quando certe storie erano ancora nel limbo della buona fede di chi le pubblicava -, a Ponza nacque il “Circolo Luigi Verneau” (leggi qui [7] nel secondo episodio della serie), autore della lapide ancora visibile sotto gli archi di ingresso del Comune. In quel tempo, ogni elemento culturale in qualche forma “rivoluzionario” proveniente dal passato era un utile spunto per alimentare quel cambiamento che, per similitudine, dalla storia locale puntava alla politica. Ecco perché quelle foto di eterogenei amici uniti dalla stessa passione per gli avvenimenti storici ponzesi. Poi, qualcuno di loro, fulminato sulla strada per Damasco (l’Archivio di Stato di Napoli), cominciò a verificare i dati raccontati e capì che, probabilmente, gli storiografi di riferimento erano stati un po’ troppo di parte andando oltre la verità. Infatti ci si cominciò a chiedere come fosse stato possibile resistere per ben tre anni (dal 1806 al 1809) su un’isola all’esercito (allora) più potente del mondo, quello francese, se non fossero stati i ponzesi borbonici convinti fin dentro l’anima? E come mai, quando le cose si misero male, quasi tutta la popolazione di Ponza preferì emigrare in Sicilia, dove il re si era rifugiato per scampare agli invasori, lasciando case e beni, piuttosto che cambiare bandiera e accogliere i “liberatori francesi”? E come fu possibile che quando poi i Borbone con l’aiuto degli inglesi nel 1813 tornarono a Ponza, i soldati ponzesi arruolati (a forza) nelle truppe francesi, si ammutinarono arrivando addirittura a sabotare i cannoni del lanternino, della batteria Leopoldo (cimitero) e della Ravia per facilitare lo sbarco dei anglo-borbonici? Tre dubbi che sgretolarono il neo club isolano. Poi, di recente, è stata fatta luce anche sulla figura di Capece Minutolo Principe di Trani, descritto dalla stessa pubblicazione quale facinoroso che, carte alla mano provenienti anche dagli archivi francesi, può essere tranquillamente definito come un valoroso, capace, amorevole e fedele comandante.

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Nota di colore. Una settimana dopo l’inaugurazione in pompa magna della lapide dedicata a Verneau, Silverio Feola, affettuosamente chiamato ’U semmentare, soffermandosi a leggere, dopo non poche manovre per mettere bene a fuoco quanto scolpito (quasi non credeva ai suoi occhi), così proclamò ad alta voce: “In questa piazza addì il sei luglio millesettecentonovantanove…”e mo’ ce vene a mmente? Mah!“…nel nome sacro della libertà cadeva Luigi Verne..a..u ”. Quindi rivolgendosi alle persone radunate alle sue spalle esclamò: “Uvvi’? Io l’aveve ditt’ ’u sinneche che i vie ’i Ponz so’ tutte scassate e primma o poi cocchedune se struppiava. E po’ ’stu Verne.a.uuu – letto senza pronuncia francese – chi cazz’è? A chi appartiene? Sarrà d’i Forne?”.

Paolo Iannuccelli ci segnala un giovanissimo atleta ponzese che si fa notare a Borgo Montello di Latina. È Silverio Mazzella [9]che emerge nel calcio locale con modestia a determinazione, come d’altronde sono sempre stati i nostri giovani impegnati nello sport. Purtroppo spesso la sola buona volontà ed i tanti sacrifici non sono sufficienti a sfondare nello sport moderno, dove ci vuole anche una buona dose di fortuna. Quanti giovani talenti ponzesi abbiamo visto svanire nel nulla, quando invece avevano tutte le carte in regola per raggiungere i livelli più alti? L’augurio è che Silverio, giovane speranza dello sport, possa invece riscattare tutti i mancati campioni ponzesi. Auguri.

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Franco De Luca ci riporta indietro nel tempo quando a scandire le stagioni non erano le vetrine dei negozi o la pubblicità televisiva, ma le tradizioni sacro-culturali. Una di queste era la ‘a Cannelora [11] che, unendo fatalmente religione, magia e natura, con i suoi riti ancestrali proteggeva le navi e le case dalla tremenda potenza dei fulmini e dalla furia incontrollata dei temporali. La Candelora segna anche il limite tra l’inverno, oramai doppiato, e la discesa verso l’estate. A fare da testimone di un tempo che fu, ma che mai finirà, sono i versi grigi del libro del Nonno Scartiello che Franco ci propone.

Un ottimo e concreto rimedio allo spopolamento ci viene suggerito da Silverio Guarino che, considerata la cronica carenza di fondi, propone attivare una Onlus che curi una “Residenza per Anziani” [12] da stabilire presso i locali (abbandonati e fatiscenti) che si trovano al piano superiore del Poliambulatorio di Ponza. Singolare ed immediato il nome: “Io penso a me”. Se solo si pensa che nell’isola sorella di Ventotene esiste da oltre un ventennio una struttura simile, con ospiti non solo ventotenesi, si capisce immediatamente che l’idea di Silverio merita attenzione.

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Questa settimana da Franco De Luca ci è arrivato anche un monito sui giochi di potere [14], un “richiamo di attenzione” su quanto la politica usa per gli interessi di pochi a danno di quelli di molti. Tuttavia l’ingranaggio dei giochi finalizzati all’ottenimento di facili ricavi spesso è talmente complesso e ramificato che diventa complicato arrivare al motore principale, al grande vecchio che tira i fili. Ma prima o poi si arriva. Come dice un antico detto isolano: “La giustizia è tardarella ma nunn’è scurdarella”. (Non era S. Silverio?) Pertanto il suggerimento è chiaro: va bene gestire il potere difendendo anche i propri interessi, ma senza attivare giochi sporchi per colpire gli altri probabili concorrenti.

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Questa mia prima volta in Epicrisi si inaugura addirittura con una data importante: gli 8 anni del sito [16], amorevolmente celebrati da Luisa Guarino, la nostra superdirettora editoriale.
“C’ero anch’io” quel 6 febbraio del 2011 in un teatro affollato non solo dai ponzesi abitanti a Latina, ma anche da quelli provenienti da Formia, Roma, Napoli e, naturalmente, da Ponza. Non è per piaggeria, ma si è andati molto oltre i propositi espressi in quel cordialissimo incontro. Infatti, al di là di ogni critica stonata e faziosa, Ponzaracconta è diventata la voce immediata (non solo dal punto di vista temporale ma anche perché senza mediazione ideologica), libera e vera di Ponza. Di solito i lettori di un sito poco riescono a capire del lavoro continuo, assiduo, delicato che sta dietro ogni pubblicazione: la verifica delle notizie; la ricerca delle fonti; la ricerca delle immagini; la correzione delle bozze; la ripartizione del lavoro ecc. ecc. ecc. Quello della Redazione di Ponzaracconta è un lavoro continuo, senza orario e senza festività, finalizzato a fornire un’informazione tempestiva, puntuale e corretta che forse per questo dà fastidio a chi della disinformazione – o peggio, dell’informazione distorta – fa la sua arma (non tanto) segreta di successo, soprattutto a Ponza. Pertanto, se da una parte può risultare facile criticare ed attaccare ingenerose etichette al nostro attivo e vivo giornale on-line, dall’altra è difficile, se non impossibile, che i ponzesi prendano per oro colato quanto gli si vorrebbe far credere contro Ponzaracconta. Noi isolani spesso pecchiamo di ingenuità e di superficialità, è vero, ma per fortuna ancora sappiamo distinguere una “balla” da una verità scomoda (a qualcuno). È con tali presupposti che il teorema è bello che confezionato: “Chi colpisce strumentalmente l’informazione fornita gratuitamente da Ponzaracconta a tutti, colpisce l’intelligenza dei ponzesi. Colpisce i ponzesi”. [17]Vincenzo Ambrosino affronta di petto il progetto “Mare di Circe” concentrando la sua critica più che altro sul contesto isolano che, a suo dire, non è opportunamente predisposto ad accogliere l’iniziativa. Per questo motivo è convinto che il progetto da opportunità di sviluppo, non solo culturale, rischia, invece, di mettere in evidenza i ritardi ed i difetti locali. Ciò che, però, dell’analisi di Vincenzo lascia qualche dubbio sono le diagnosi un po’ troppo affrettate e probabilmente condizionate da qualche pregiudizio come, per esempio, quella sullo spopolamento di Ventotene. Azzardare ipotesi non attentamente studiate e valutate induce a pensare e suggerire interventi inadatti e, quindi, sterili, se non dannosi. Sempre restando a Ventotene, non è vero che la riserva marina non abbia comportato nessun beneficio all’economia dell’Isola. Certamente non ha risolto il grave problema dello spopolamento che, considerato il forte stato di avanzamento e le numerose concause, necessiterebbe di una serie di coraggiose azioni, organicamente combinate. Comunque è chiaro che, in qualche modo, il parco marino ha rallentato lo spopolamento soprattutto in quei periodi dell’anno in cui a Ponza per strada non si vedono nemmeno cani e gatti.

Tornando ai fatti nostri, a parte le lamentate carenze culturali ponzesi che non si risolvono con la bacchetta magica ed in un breve lasso di tempo, per ora l’importante è non gettare in mare l’acqua sporca con tutto il bambino, rinunciando a priori ad una opportunità progettuale più unica che rara che va avviata e realizzata con tutte le forze isolane sane e volenterose disponibili. Infatti l’articolata risposta [18] di Enzo Di Giovanni va proprio in questo verso. Chi rinuncia a combattere prima di ogni confronto ha già perso e noi questo proprio non ce lo possiamo permettere.

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Nel frattempo arriva la comunicazione che su invito della Regione Lazio, il Parco Nazionale del Circeo [20]sarà presente per la prima volta alla BIT – Borsa Internazionale del Turismo di Milano, la manifestazione organizzata da Fiera Milano che dal 1980 porta nel capoluogo lombardo operatori turistici e viaggiatori da tutto il mondo. La rassegna, che si svolgerà dal 10 al 12 febbraio 2019, rappresenta un’occasione preziosa per mettere in mostra le eccellenze dell’area protetta e del suo territorio (Zannone compresa), offrendo ed incrementando le occasioni di incontro per gli operatori di settore e puntando sempre più verso un turismo sostenibile ed internazionale. Il tema scelto per evidenziare il Parco sarà “Bello e di gusto”, considerato che, oltre ad illustrare le innumerevoli bellezze naturali ed il progetto di valorizzazione del territorio per una strategia turistica innovativa, ci sarà una rappresentanza di prodotti e produttori protagonisti, con una degustazione della filiera della bufala, della frutta biologica, ortaggi e trasformati, olio anche biologico, il vino biologico ecc.

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Da Ischia ci viene segnalato il numero monografico de “Il Continente” [22] sulla ricostruzione: interessante pubblicazione promossa dal giornalista Giuseppe Mazzella. Sono 40 pagine di cronache ed opinioni sulla ricostruzione e sul progetto di Coesione Economica dell’isola d’Ischia, partendo dal 2013 con tutte le iniziative promosse per una “rivoluzione copernicana” su un nuovo modello di sviluppo reso ineludibile dopo il terremoto e, naturalmente, con i commenti sull’emendamento dell’on. Michela Rostan sull’art. 25 del decreto sulla “Ricostruzione” non accolto.
Senza entrare nel merito, nelle finalità e nelle prospettive descritte dalla pubblicazione, appare evidente che Ischia, nella sua disgrazia, è finita sull’altare del capro espiatorio del malcostume italiano, con una bocciatura che, considerata la situazione di forte disagio della popolazione residente, si poteva evitare benissimo. Purtroppo, il nostro, è diventato il Paese dei paradossi e della “legge per i fessi”. Ma conoscendo la tenacia degli ischitani, nostri fratelli maggiori, sicuramente sapranno superare nel migliore dei modi l’attuale situazione di disagio, riuscendo a trarre da una disgrazia una ragione concreta di miglioramento e progresso.

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E vi pareva che passava la settimana liscia? Sembra come in una guerra, non passa tempo per assopire la tristezza di una partenza che ne arriva subito un’atra ed il dolore si accavalla alla meraviglia ed allo scoramento generale. A lasciarci questa volta è Dionigi Di Meglio [24], un uomo buono che incarnava la generosità e la forza del mare: con lui scompare un mondo di cui sarà molto difficile riuscire a far comprendere le singolari peculiarità alle nuove generazioni.