Ambiente e Natura

8 gennaio 1810: cosa accadde a Ponza? (8)

proposto da Francesco De Luca

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Per la puntata precedente (7), leggi qui

Continua la lettera del comandante Montaruli

Capitolo VI – Soccorsi ed incoraggiamenti, che   Ferdinando dava a quegli abitanti.

Si è veduto che gli abitanti di Ponza nulla pagavano di contribuzione né di gabelle; che il Governo li provvedeva di Medici e Medicamenti. Indipendentemente da questi vantaggi sono stato assicurato che Ferdinando provvedeva i Coloni bisognosi di tutti gli strumenti rurali, e dippiù in ogni anno il Governatore Politico faceva conoscere al Re le famiglie le più miserabili, che ricevevano un giornaliero soccorso.

Capitolo VII – Costume degli abitanti. Spirito pubblico. Istruzione.

Il carattere degli abitanti di Ponza non si è potuto da me definire nel breve intervallo che sono stato nell’isola. E’ un misto dei vizi e delle virtù, che sono la conseguenza   del bisogno e dell’ignoranza. Diversi di origine gli uni dagli altri, e trapiantati nell’isola da diversi punti del Continente non hanno ancora acquistato un carattere di Nazione, che possa distinguerli. Mi è sembrato però che in generale amano il travaglio, e molto più il guadagno.

Spirito pubblico non ve n’è, né può esservene per ora in Ponza. Nasce quello e si fortifica con le istituzioni sociali, e segue sempre il grado di civilizzazione di una Nazione. Tutto questo manca in Ponza. Si amava Ferdinando perché faceva del bene a quegli abitanti. Si scorderanno di Ferdinando quando Gioacchino Napoleone li avrà resi meno infelici.

L’istruzione pubblica è ancora sul nascere; è riserva dei Preti che sanno leggere il solo Breviario; dello Speziale che è rimasto sull’isola, del figlio del Governatore che non ha seguito suo padre in Sicilia e che è un giovane pieno di talento. Non ho trovato altri sull’isola di Ponza che sappia legger o scrivere. Non vi è medico, non chirurgo, manca il Notaio o chi possa registrare gli atti dello Stato Civile. Il Governatore Politico da un lato e il Parroco dall’altro rappresentavano in Ponza i diritti tutti della Potestà Civile e del Sacerdozio.

A piccola distanza da Ponza si trovano due isolette, una sotto il nome di Zannone e l’altra di Palmarola. Ambedue disabitate, ed ambedue dell’estensione in giro di miglia quattro per cadauna.

Nella prima vi allignerebbero benissimo gli ulivi. La seconda è quasi tutta coverta di selve. La prima è affittata a taluni abitanti di Ponza per annui ducati 56. La seconda è censita, per quanto mi si è detto, a Coloni di Ponza che ne pagano l’annuo canone al Governo.

Dietro quanto ho avuto l’onore di esporle, Sig. Intendente, sarà della sua saviezza il proporre a S. E. il Sig. Ministro dell’Interno, quella forma di amministrazione al bene della popolazione di Ponza più conveniente.

A creder mio, un Giudice di Pace, savio ed attaccato al Governo potrebbe adempiere al triplice incarico di amministrare la giustizia, di vegliare per la giustizia, di vegliare per la polizia bassa, giacché l’alta deve essere presso il Comune dell’isola, e d’incassare per conto del Governo il prodotto dei canoni sui terreni, e della gabella sul pesce che si estrae dall’isola. Se non fosse di tutta necessità un Magistrato Civile per porre freno alla licenza, a cui potrebbe abbandonarsi il Comandante Militare, avrei proposto che questi fosse il Magistrato.

Un Parroco, amico dei suoi doveri, istruito, probo, ed attaccato al Governo con quattro soli Preti, potrebbe essere il Pastore di quella popolazione, l’educatore ed istruttore di quella gioventù, ed infine in unione del Giudice di pace, potrebbe registrare tutti gli atti dello Stato Civile, e convalidare con lo stesso Giudice di Pace tutti gli atti contratti e disposizioni qualunque inter vivos, e mortis causa.

Una rappresentanza comunale, o Decurionato egualmente che un Sindaco, fra i proprietari dell’isola non potranno aver luogo se non quando vi saranno nell’isola di Ponza degli abitanti che sappiano leggere e scrivere.

Lo stabilimento della contribuzione fondiaria in Ponza spopolerebbe quell’isola in breve tempo. Quei terreni corrispondono male ai sudori dei Coloni, che appena ne ritraggono il loro sostentamento. Io crederei che quei coltivatori potrebbero continuare a pagare lo stesso canone che hanno pagato finora al Fisco, salva però una ispezione da farsi da un onesto agente del Governo sulla qualità e quantità dei terreni censiti, e sul giusto canone, che potranno corrispondere annualmente.
La gabella del pesce detta quinteria non gravita affatto sulla popolazione perché poggia su di un genere che si estrae dall’isola. Sarei perciò di avviso di dovervi rimanere. Infine un medico, una deputazione di salute, ed un burò di dogana sono di tutta necessità, il primo per vantaggio della popolazione; la seconda ed il terzo per il continuo arrivo dei bastimenti mercantili in quel porto.

Eccole, Sig. Intendente, le mie deboli idee sull’amministrazione che il Governo potrebbe stabilire in Ponza. In una parola tutti i sacrifici debbono essere per parte del Governo, ed i vantaggi tutti per quella popolazione. Così solo potrà ottenersi il doppio oggetto che S.M. si propone, quello cioè di moltiplicare la popolazione dell’isola, e meritare le benedizioni di quegli abitanti.

Non mi resta che farle gradire il mio profondo rispetto

Di V.S. Ill.ma Montaruli

Gaeta 4 febbraio 1810

 Nota del Curatore
Segue quanto scrive per Ventotene e S. Stefano. Se si è interessati a conoscere il prosieguo fatemelo sapere, sarò contento di soddisfare le richieste. Così da completare il documento di Montaruli.
C’è infine la chiusura del libro con talune considerazioni finali.

[8 gennaio 1810: cosa accadde a Ponza? (8) – Continua]

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