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8 gennaio 1810: cosa accadde a Ponza? (7)

proposto da Francesco De Luca
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Per la puntata precedente (6), leggi qui [2]

Continua la lettera del comandante Montaruli

Capitolo III – Pesca, coltura dei terreni, piante che vi si trovano. Animali di travaglio o da pascolo che esistono. Quali piante potrebbero allignarvisi con profitto.

La pesca è abbondante. Gli abitanti del Porto ne fanno la loro principale risorsa. Il pesce però è privo affatto di sapore. Con degli incoraggiamenti a quegli abitanti e con la somministrazione di reti ed altri strumenti da pesca si accrescerebbero di molto le risorse di quei pescatori.

Le terre sono quasi tutte coltivate; la parte che rimane incolta serve o da pascolo agli animali, o forma delle piccole selve per uso di quegli abitanti. La vite vi riesce benissimo ed è così propagata che il vino che se ne ricava basta per l’uso dell’intera popolazione, e per l’intero anno. E’ però così debole che dopo sei mesi passa all’acido. Il grano, il granone e il lino si coltivano, ma il loro raccolto non corrisponde ai sudori dell’agricoltore. Vi sono parecchi alberi da frutta ma quasi tutti disseccati nell’estremità da vapori marini.

Sono stato assicurato che in altri tempi l’isola produceva molto olio. Dovrebbe dunque incoraggiarsi la coltura degli ulivi, che in taluni siti dell’isola dovrebbero sicuramente riuscire, a mio credere.

Esistono nell’isola parecchi asini, e delle piccole greggi di capre e di pecore. Uno degli abitanti, spinto da me, ha fatto l’acquisto di due buoi aratori, che ha già trasportati in quell’isola. Saranno i primi di questa specie a giungere colà.

Infine, fra le produzioni dell’isola ve n’è una minerale, che forse con l’aiuto della chimica potrebbe essere di grande risorsa. Questa è una specie di gesso che, lavorata e preparata in un certo modo, produce il così detto “bianchetto”, che serve per rendere lucide e bianche le giberne dei soldati.

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Capitolo IV – Imposizioni che si pagavano da quegli abitanti al passato governo, e gabelle.

Nessuna imposizione e gabella si è finora pagata al Governo dagli abitanti dell’isola di Ponza. Siccome però tutte le terre dell’isola erano di dominio del Fisco così da tempo in tempo sono state censite ad enfiteusi a quei coloni per varie ragioni secondo la diversa qualità.

Le terre censite ammontano, per quanto mi è stato riferito, a moggia 1180, restando altre poche moggia in demanio per comodo di quella popolazione. Non ho potuto conoscere il preciso della rendita che ne ritraeva il Fisco dacché i libri e registri, tutti si conservavano dal Governatore Politico Sig. Bianchi, emigrato con Canosa dall’isola. Sono stato però assicurato che il Fisco ne ricavava circa Ducati quattrocento annui.

Riguardo alle gabelle ve ne esisteva una sola detta “la quinterìa del pesce”. Questa consisteva nell’obbligare tutti coloro che estraevano pesce dall’isola per il Continente a pagare un dazio al Fisco, e il dazio era detto quinterìa.

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Capitolo V – Impiegati politici, ecclesiastici ed altri che si pensionavano in Ponza da Ferdinando IV.

Oltre il Governatore Militare, o Comandante dell’Isola esisteva anche un Governatore Politico. Questi amministrava la giustizia e le rendite del Fisco; era incaricato della polizia e distribuiva i soccorsi che dal Governo si accordavano alle famiglie povere. Il Governatore aveva un Cancelliere, o Segretario anche pensionato dal Governo. Il soldo del primo era di ducati 47 al mese, oltre talune gratificazioni e dell’abitazione, che aveva gratis dal Re. Quello del secondo di ducati venti.

Oltre il Governatore vi erano quattro Deputati della Sanità, dei quali due Pagani (civili), e due Militari. I due primi avevano ducati otto al mese di soldo per ognuno. Infine vi era un Medico condottato dal Re per vantaggio della popolazione con ducati diciotto al mese. Un Chirurgo condottato anche dal Fisco con ducati diciotto al mese ed uno speziale di farmacia con ducati sei. Questi distribuiva gratis i medicamenti agli abitanti e mensilmente conteggiava col Governo.

Oltre questi pensionati dal Fisco, vi erano cinque Preti cioè il Parroco e quattro Cappellani. Il Parroco, oltre i diritti della stola riceveva la pensione mensile di ducati dodici. I Cappellani ducati otto al mese. Uno di questi faceva anche il Maestro di scuola e riceveva perciò altri ducati dieci al mese. Un altro, che assisteva particolarmente alla Supparrocchia delle Forne riceveva carlini venti dippiù al mese. Vi era dippiù un Sagrestano con ducati tre di pensione al mese, ed infine il Governo dava al Parroco ducati tredici al mese per le spese di cera, olio ecc.

Nota ( a cura della Redazione)
Le immagini del presente articolo ed altre delle puntate precedenti sono tratte dai disegni e dagli appunti di Pasquale Mattei, presi in un viaggio a Ponza del 1847 e raccolti nella monografia “L’arcipelago Ponziano. Memorie Storiche-Artistiche” pubblicato nel 1857.

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