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Giochi di potere e il potere di giocare

di Francesco De Luca
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È cosa risaputa: chi ha il potere gioca. Sugli altri, s’intende. Con la sorte. Con i destini degli altri.
Anche a Ponza sono stati compiuti giochi di potere. Lo abbiamo visto. E noi, più o meno conniventi. Lo abbiamo visto e l’abbiamo invidiata, quella facoltà in più, quella che permetteva ciò che non era permesso a tutti. Tanto è vero che col cambio d’Amministrazione mutavano anche i giochi. Fatti, stavolta, da chi li aveva visti e condannati. Ma subito dopo messi in atto. Perché è il potere che induce al gioco. Io posso, io so, io decido. Io gioco.
Non i giochi per divertimento, no. Quelli si lasciano ai sottostanti, ai dissidenti. I giochi che compie chi ha potere sono giochi pesanti. Tanto che la Magistratura spesso è costretta a intervenire e a punire. Quello che l’opinione pubblica già conosce e disapprova e condanna.
Film già visto. Epperò… ?
Epperò l’attrazione è tanta. Per chi è al potere. Tanta, perché grassa, unta, ricca. E il gioco in cui ci si invischia è pericoloso, a dir poco immorale.
Il ludus, ovvero il gioco, è una delle condizioni della psiche umana che compare prorompente nell’infanzia. Il gioco, come comportamento che tende al rischio, pungola la conoscenza, solletica la volontà. Non si hanno traguardi, non ricompense, se non il soddisfacimento di sé. Si apprende, si prende, si comprende.
Quando il gioco viene sedotto dal potere allora è un gioco sporco.
Se ne lorda, di preferenza, il politico. Piccolo o grande che sia, locale o nazionale.
Attenzione ai giochi! Chi ha il potere non giochi. Se ne tenga lontano.
Perché?
Perché chi ha il potere non può essere alieno dall’interesse. Particolare o universale che sia. E chi mira ad un interesse non può giocare pulito.
E allora?
Allora non giochi. Faccia il suo con onestà e competenza.
O con una sola delle due, a scelta. Senza nessun gioco.

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