proposto da Sandro Russo
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Non abbiamo mai scritto in modo specifico, sulle pagine del sito, di Michele Arcangelo Pezza, alias Fra Diavolo.
Il nome di Michele Pezza ricorre sul sito in diverse Rassegne Stampa in occasione di Convegni ed Eventi a lui dedicati in diversi paesi dell’entroterra pontino; inoltre viene citato nel Calendario Storico di Silverio Lamonica del sett. 2012, in questi termini:
- 1806, 5 – Fra Diavolo, dopo aver reclutato alcuni partigiani filo borbonici tra i galeotti di Ventotene e Ponza, sbarca a Sperlonga per guidare azioni di guerriglia contro le truppe francesi. Questa è l’ultima azione militare di Michele Pezza – Fra Diavolo (1771-1806) perché dopo alcune scorribande tra Itri, Fondi, e le province di Benevento e Salerno, viene infine catturato dai Francesi nel successivo mese di ottobre a Baronissi. Quindi condannato a morte e impiccato a Napoli l’11 novembre stesso anno. [Gen. U. Broccoli – Cronache Militari e Marittime del Golfo di Napoli e delle Isole Pontine durante il decennio Francese 1806-1815 – M.D. S.M.E. Ufficio Storico – Roma 1953; pag. 52]
Cogliamo l’occasione per una trattazione più completa del personaggio da una polemica sorta in seguito alla pubblicazione di un articolo su Latina Oggi (in data 14 gennaio) che delineava un parallelo tra la vicenda di Michele Pezza, nativo di Itri, con il recente ritorno in Italia di Cesare Battisti (nato a Cisterna e vissuto in gioventù a Sermoneta).
Ecco uno stralcio dell’articolo in questione:
L’articolo ha suscitato un vespaio di polemiche, essendo ormai acquisita, anche dalla storiografia ufficiale, la revisione del ruolo del personaggio in questione.
Lo scrittore e storico formiano Daniele Elpidio Iadicicco, presidente dell’“Associazione Terraurunca” nonché autore di un libro sulla sua figura: “Fra Diavolo, l’Intrepido” ha inoltrato una vibrata protesta al direttore di Latina Oggi Alessandro Panigutti, il giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo [il suo scritto è riportato per esteso poco più avanti].
Successivamente ai tanti articoli ricevuti – immaginiamo dello stesso tenore -, il Direttore di Latina Oggi si è tolto elegantemente d’impaccio pubblicando in data 25 gennaio (ancora su LT Oggi) una intera pagina dedicata alla questione, con una memoria firmata da quattro discendenti (e omonimi) di Michele Pezza, da Benevento.
Questo il giudizio su Michele Pezza dato da Victor Hugo (che lo conosceva bene in quanto fu il padre, il generale Joseph Léopold Sigisbert Hugo (1773 – 1828) a comandare le operazioni che portarono all’arresto finale di Michele Pezza: «Fra Diavolo personificava quel personaggio tipico, che si incontra in tutti i paesi invasi dallo straniero, il brigante-patriota, l’insorto legittimo in lotta contro l’invasore. Egli era in Italia ciò che sono stati, in seguito, l’Empecinado in Spagna, Canaris in Grecia e Abd-el-Kader in Africa!»
Una dettagliata ed equanime biografia di Michele Pezza è riportata in Wikipedia
Qui di seguito lo scritto di D. E. Iadicicco (15 gennaio u.s.) e la successiva pagina su LT Oggi (25 gennaio; riportato in fondo all’articolo anche in file .pdf).
Per il direttore Panigutti, del quotidiano provinciale Latina Oggi, il terrorista Cesare Battisti viene dopo Fra’Diavolo in quanto ad essere il “delinquente più famoso del territorio pontino”.
Esimio Direttore Panigutti,
le scrivo con sentimento di vera indignazione per il suo editoriale di stamattina che mi ha lasciato prima incredulo, poi sbigottito poi a dir poco infuriato. E’ evidente che gli sforzi compiuti da me come da tanti altri scrittori, storici locali come nazionali ed internazionali, non sono serviti a nulla se oggi, all’alba del 2019, il colonnello Michele Pezza viene paragonato anzi anteposto in fatto di delinquenza a Cesare Battisti.
Battisti condivide con Fra Diavolo, come condivide con me e forse con Lei la sola appartenenza geografica. Il terrorista di Cisterna si è macchiato di delitti orribili ed è scappato vilmente dal suo Paese protetto da stati compiacenti e da una rete internazionale bieca ed oscura. Ed è questa l’unica ragione per cui oggi ed in futuro verrà ricordato.
Michele Pezza, almeno per quanto ci racconta la storia, si macchiò in età giovanile di delitti è vero, ma pagò il suo debito con la giustizia proprio commutando la reclusione con il servizio militare secondo quanto disposto dalla giustizia dell’epoca. Oggi però, lo ricordiamo, nonostante siano passati 213 anni dalla sua morte non per quegli episodi, ma per gli atti di resistenza partigiana che fece per la difesa del suo Stato natale: il Regno di Napoli.
Dopo la prima liberazione dagli invasori francesi, fu decorato del titolo di Duca di Cassano, promosso a Colonnello e gli fu riconosciuta una pensione.
Nonostante avesse una moglie e tre figli, fu l’unico a rispondere alla Patria per una nuova chiamata alle armi per contrastare la seconda invasione compiuta dai francesi ai danni del Nostro Paese, il Regno di Napoli, che il Pezza difese sino alla fine.
Lei scrive che “seminò il terrore in Terra di Lavoro”, non so su quali testi ha approfondito e studiato, ma devono essere stati studi di poco conto, se pensiamo che proprio i francesi hanno costruito la grandezza ed il mito del col. Pezza.
Mai i suoi avversari diretti lo dipinsero disprezzandolo, anzi il col. Hugo (padre di Victor) che gli dava la caccia, lo dipingeva come abilissimo stratega militare.
I francesi gli proposero invano di passare nelle loro fila, promettendogli una carriera militare e la conservazione dei suoi titoli. Lui preferì morire a 35 anni lasciando moglie e figli, piuttosto che tradire il suo Paese. Distante anni luce dal criminale Battisti.
Ed oggi Lei con tanta nonchalance lo derubrica come il delinquente più celebre della terra pontina.
Fra Diavolo fu eroe, celebrato dal Suo Stato e dal Suo Re. Di lui si scrisse e si scrive in tutto il mondo.
Sabato 19 venturo sono stato invitato a Napoli, a Palazzo Venezia, per presentare il mio ultimo libro “Fra’Diavolo l’Intrepido”. Alcune Associazioni partenopee hanno pensato che per la ricorrenza dei 220 anni dal 1799 fosse l’argomento giusto per riflettere su quel periodo.
Grande è la tristezza nel constatare che mentre Napoli celebra questo suo figlio, nella sua provincia viene vilipeso.
Esimio direttore, è mio impegno farLe pervenire una copia omaggio del mio libro, recensito la scorsa settimana su Il Mattino, con la speranza che possa ravvedersi e poter riflettere per la sua posizione che oggi non ha solo offeso me, ma un intero popolo colpito nella sua memoria e che si vede ancora una volta vilipeso uno dei suoi eroi.
Daniele Elpidio Iadicicco
DA LATINA OGGI
Lettere al Direttore
Il brigante più noto della nostra terra? Certamente Fra Diavolo. Il delinquente più famoso di questa provincia? Cesare Battisti di Sermoneta.
L’incipit di un articolo a corredo dell’arresto del latitante Cesare Battisti, «Dopo Michele Pezza, il brigante conosciuto come Fra Diavolo, il delinquente più famoso del territorio pontino è sicuramente Cesare Battisti», ha scatenato una baraonda di reazioni per l’accostamento tra i due personaggi. Tra tutte, l’unica a nostro avviso meritevole di attenzione, è quella garbata e preziosa di alcuni discendenti di Fra Diavolo, tutti Michele Pezza, oggi residenti a Benevento. Ve la proponiamo in versione integrale, regalandoVi un quadro riassuntivo della leggendaria figura di Fra Diavolo, di Itri.
Ecco chi era davvero Fra Diavolo, l’eroico colonnello Michele Pezza
La storia ritorna Alcuni discendenti del mitico personaggio di Itri riassumono il profilo dell’antenato in una lettera indirizzata a Latina Oggi
Gentile Direttore, Ci scusi, ma dopo aver letto, con stupore e rammarico, l’articolo apparso sul giornale da Lei diretto, in cui si metteva in relazione il latitante Cesare Battisti, recentemente incarcerato, con Michele Pezza, detto Fra Diavolo, nostro avo, ci siamo sentiti in obbligo di scriverLe la presente missiva. Usi come siamo a separare i fatti dalle opinioni, Le riportiamo di seguito una serie di episodi acclarati e documentati, come da bibliografia allegata in calce, lasciando ai primi, ai fatti, il compito di chiarificare le seconde, le opinioni.
EPISODIO N. 1
Il 20.1.1798 viene accolta la domanda di Michele Pezza per commutare la pena inflittagli per «i due omicidi imputatigli e accaduti in rissa» del 1796. Fra Diavolo fu assegnato all’antico reggimento Messapia (non fuggendo alla sua pena contrariamente al Battisti) e vi prestava ancora servizio, pochi mesi dopo, quando l’armata napoleonica sbaragliava troppo facilmente l’inetto generale Mack, comandante dell’esercito borbonico; ed il re ignominiosamente fuggito lasciava il regno in balia d’un nemico tracotante. In tale situazione Fra Diavolo ormai libero da ogni vincolo avrebbe potuto tornarsene in famiglia. Egli però non lo fece. Sentì il richiamo della patria in pericolo ed organizzò un’eroica resistenza.
EPISODIO n. 2
Re Ferdinando, fuggito da Roma il 7 dicembre 1798, ossessionato dal sospetto del tradimento, lasciò Napoli il 21 dicembre e scortato dalla flotta di Nelson riparò con tutta la famiglia a Palermo. Napoli fu abbandonata a sé stessa. Il vicario del re, principe Pignatelli, trattò la resa. Accusato dall’ira popolare fuggì anch’egli a Palermo. Il Mack generale comandante dell’armata napoletana si consegnò ai francesi. In tanta viltà generale, soltanto il popolo insorse a difesa della propria fede e del proprio paese. Nell’eroica disperata insurrezione popolare Fra Diavolo fu «il piu’ formidabile capo degli insorti napoletani del novantanove» (De Koch)
EPISODIO n. 3
Al governo, che nel 1799 si mostrava sordo a pagare le contribuzioni di guerra e le requisizioni di animali e generi alimentari ricevute nel nome del re, rilasciando regolare ricevuta, il colonnello Pezza chiese nella persona del tenente colonnello Federico Salomone, di vendere parzialmente la sua pensione per pagare con il ricavato, di tasca propria, i creditori «preferendo meglio patir lui e la sua famiglia che comparir impuntuale e sentirsi rimproverare di essere divenuto colonnello con gli aiuti e co’ soccorsi esatti da essi creditori». A questa richiesta con ordinanza del 4 luglio 1802 si rispondeva «il re cui ho fatto domanda del Pezza comanda che delle spese… non debba tenersene conto». Da questi documenti si denota la nobiltà e l’abnegazione del Pezza.
EPISODIO n. 4
Il 26 dicembre 1805, Napoleone, ormai padrone dell’Europa emana un proclama che diceva fra l’altro che «la dinastia di Napoli ha cessato di esistere». Gli alleati, inglesi e russi si riunirono a Teano e decisero di ritirarsi, pertanto il 15 febbraio 1806 Napoleone entrò in Napoli senza colpo ferire. In tanta viltà solo Gaeta non volle arrendersi e l’invasore trovò il principe d’Assia Philippstatd e Fra Diavolo ben decisi a difenderla. Ci furono violenti scontri a Roccaguglielma e a S. Oliva. Fu in questo periodo che si verificò un simpatico episodio narrato da Jallonghi. Verso la metà di aprile un gruppo di dame francesi in viaggio da Roma a Napoli per raggiungere i mariti, ufficiali in servizio, fu catturato dagli insorti e condotto alla presenza di Fra Diavolo ed il giorno appresso, dopo aver concesso loro la più rispettosa ospitalità, egli le fece accompagnare a Capua. Il comandante di quella piazza spedì a Fra Diavolo una lettera di ringraziamento per il cavalleresco comportamento, lettera che fu ritrovata tra le carte del guerrigliero quando fu catturato.
EPISODIO n. 5
Il 10 novembre 1806 alle ore 10 di mattina, fu celebrato a Castel Capuano il processo dinanzi al Tribunale straordinario di Napoli. Michele Pezza ebbe come difensore di sua fiducia uno dei principi del foro partenopeo, Francesco Lauria, filo-francese. Prima dell’esecuzione, il ministro di polizia, Cristophe Saliceti, usando blandizie, promesse e minacce, cercò di indurre Fra Diavolo a confessioni compromettenti per i Borboni. Gli si propose di collaborare con i francesi, ma egli rifiutò sdegnosamente di chiedere la grazia sovrana. Il Saliceti infatti gli propose di «servire nell’armata francese, conservando il grado di colonnello di gendarmeria, titoli, pensioni ed ogni altra cosa già concessa da re Ferdinando, obbligandosi solo a mantenere l’interna tranquillità, del Regno». Fra Diavolo rispose che «prima mille morti, avrebbe desiderato, che mancare alla fede data al proprio sovrano, il quale per niuna causa avrebbe tradito». Ricordiamo che Fra Diavolo, all’epoca della morte, era un giovane padre di famiglia con due figli piccoli.
A questo punto siamo sicuri che anche a Lei, Direttore, i fatti citati avranno permesso di meglio comprendere quali enormi differenze, in termini di spessore etico-morale, senso di responsabilità, coraggio, lealtà e coscienza civica, come si direbbe oggi, sussistano fra un criminale latitante, quale è il Battisti, e la figura di Michele Pezza, Fra Diavolo.
Unica “colpa” di Fra Diavolo fu l’esser schierato con i vinti, con la parte soccombente. E la Storia, si sa, la scrivono i vincitori. Ma Michele Pezza, in realtà, si schierò contro gli invasori della sua Patria, si oppose ad essi, con vigore e lealtà, fino al tragico epilogo della sua vita.
E questo per noi, Direttore, non è colpa ma merito.
E’ per questo che non possiamo non dirci fieri di essere suoi discendenti.
Certi dell’accoglienza di queste righe, tutte o in parte, sul suo giornale, La ringraziamo dell’attenzione prestataci e le auguriamo buon lavoro.
Benevento 18 gennaio 2019
Dr. Michele Pezza (di Gianni)
Dr. Michele Pezza (di Enrico)
Dr. Michele Pezza (di Brunello)
Avv. Michele Pezza (di Sergio)
Venerdì 25 gennaio 2019
File .pdf: Fra Diavolo. LT Oggi 25 genn. 2019
Alessandro Romano
27 Gennaio 2019 at 10:13
FRA DIAVOLO A PONZA
Via Pezza a Santa Maria.
Oltre alle cronache del tempo che indirettamente fanno riferimento ad una formazione di “milizie volontarie” nelle isole Ponziane, troviamo una prima chiara indicazione nel testo edito dallo Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico dal titolo “L’Esercito Borbonico dal 1789 al 1815” che conferma quanto espresso in altri testi e documenti sulla presenza di Michele Pezza e delle sue formazioni volontarie a Ponza. Infatti, a pag. 71 cita: “Durante l’occupazione dell’isola di Ponza da parte delle truppe anglo-borboniche nel marzo 1807 venne creato il Corpo dei cacciatori di mare, della forza iniziale di 150 uomini (isolani) e il cui comando fu affidato al tenente colonnello Giuseppe Antonio Pezza, fratello di Michele detto Fra Diavolo. Tale Corpo venne in seguito accresciuto di uomini e passò a far parte dell’esercito regolare”.
E’ proprio in questo periodo che viene definita la nota località di “Campo Inglese” ed in questo periodo, proprio dove si installò il campo dei volontari a Santa Maria, venne indicato il “Campo Pezza”, poi Via Pezza.
Un altro documento, riportato da Antonella Grippo nel suo “Le immagini della Memoria – L’utopia della Libertà e la realtà dell’oppressione”, edito da “Controcorrente”, recita: “(…) Fra Diavolo fece la sua base del reclutamento di mare a Ponza nella contrada detta della Santa Maria dove ne occupò l’intera piana con un campo di addestramento di volontari (…)”.
Tuttavia, come non esiste un documento che certifica direttamente la definizione di Campo Inglese, nemmeno esiste un documento diretto che accredita l’attuale Via Pezza al campo di reclutamento e formazione militare organizzato da Michele Pezza a Ponza. Comunque gli indizi storici ci sono tutti, e sono molteplici, e se si tiene in considerazione che nel nostro dialetto il termine pezza (di terra) viene utilizzato raramente perché preferiti quelli di catena o di giardino, nulla di più facile che l’attuale Via Pezza non sia altro che una “emergenza toponomastica” di “Campo Pezza” (come Campo Inglese) dimenticata con il tempo.