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Poiché a me sembra chiaro che non esistano ‘condizioni chiare’ per un dibattito a causa del contrapporsi dei pareri e della confusione degli argomenti che impediscono (almeno a me) di seguire il filo logico della tesi, propongo un cammino differente. Dirò il mio senza oppormi o integrare alcun altro parere. In maniera fittizia, con artificio, perché l’argomento che tratto si innesta su altri già presentati nel Sito. Farò così: fingerò di parlare con gli altri senza guardarli in faccia, come rivolto da un’altra parte. Si eviteranno, spero, contrapposizioni.
Parto dalla tesi: lo spopolamento dell’isola deriva dalla ricerca del benessere personale al di fuori della società che l’ha generato e lo tutela, e ciò sortisce effetti negativi.
E dunque al diritto di perseguire il benessere individuale si affianca un diritto sociale, comunitario, che deve essere seguito.
Il soggetto giuridico del diritto individuale è l’individuo. Chi è il soggetto giuridico del diritto sociale? E’ la società.
Nel nostro sistema democratico può la società costringere l’individuo a seguire il suo benessere in forme associative forzate? No. La società detta le leggi che garantiscono ad ogni individuo di perseguire il suo benessere e ne detta altre che devono migliorare lo stato sociale. Non forza la volontà del singolo bensì gli consente possibilità che dovrebbero servire sia a lui medesimo sia alla società di migliorare,
Sottolineo: presenta al singolo possibilità migliorative.
E’ espressamente questo che manca alla società ponzese. Mancano le condizioni sociali affinché il singolo persegua, al suo interno, il suo benessere.
Ora, chi presiede, detta, sovrintende, tutela, suggerisce le regole della vita sociale? Principalmente e prioritariamente l’Ente Locale, o il Comune, che dir si voglia (ma si affiancano la Regione, lo Stato, la Comunità Europea in modo non sporadico né saltuario, ma non è il caso qui di parlarne).
L’allontanamento dall’isola non è perseguibile penalmente perché non si commette nessun reato. E nemmeno è economicamente fallimentare perché altrimenti non si rinnoverebbe ogni anno in termini sempre più ‘crudeli’ da oltre un ventennio.
L’esperienza di questo ultimo ventennio acclara che si va via da Ponza in inverno perché la vita sull’isola è insicura, insoddisfacente, non appagante, non degna. Chi può permetterselo va via, chi è costretto per motivi personali va via, chi per motivi di opportunità va via.
Tutto ciò appare ‘crudele’ per chi ha una sensibilità comunitaria fragile, ma i fatti non indulgono al pietismo. Accade e basta.
Non accadrebbe se le garanzie sociali, le opportunità sociali, le condizioni relazionali fossero diverse.
Diverse come? Più tese a tutelare i singoli. Nelle loro caratterizzazioni sociali. Più sicurezza ai vecchi, più opportunità di lavoro ai giovani, più possibilità di esprimersi alle donne, più stimoli alle scuole, più comunicazioni col continente. Più… più… più…
E’ l’immagine di un mondo tanto bello quanto irreale. E’ vero! Ma alcune realtà possono (debbono) essere affrontate e migliorate. Per altre si può iniziare a pensare il miglioramento, altre ancora possiamo (dobbiamo) dire che sono inarrivabili.
E’ alla regia sociale che spetta di prospettare speranza.
vincenzo
12 Gennaio 2019 at 14:44
Non ti dico che queste cose in modo diverso le ho dette prima di te per cui ti dico che sono d’accordo!. Ma ora ti chiedo. Hai detto, dopo due anni di collaborazione diretta che Vigorelli era da fermare: in questi due anni dell’attuale amministrazione vedi azioni politiche che possano indicare una rinascita isolana?