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Un punto di vista giovanile sullo spopolamento dell’isola

di Maria Sara Mazzella (*)
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Pubblichiamo con piacere il contributo di Sara. E’ stato messo tra gli articoli piuttosto che tra i commenti (cui era propriamente da destinare) per facilitarne la lettura, per la sua lunghezza e per essere uno dei (rari, ma sempre benvenuti) contributi dei giovani su un problema isolano complesso.
La Redazione

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Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato sul sito PonzaRacconta scritto da Alessandro Romano (leggi qui [2]– NdR) in merito allo spopolamento dell’isola e della sua analisi in merito alla situazione odierna e alle cause che stanno inesorabilmente ampliando il problema.

Si parla nell’articolo di “Spopolamento derivante dal benessere”, di un’ambizione ad una vita più confortevole in terra ferma, citando l’articolo “al di là di ogni oggettiva necessità di vita”.
Io credo che il problema sia più profondo e che le cause e le motivazioni di chi lascia Ponza siano molto più complesse di una semplice ricerca della vita comoda di città e piena di servizi
Ho provato a rispondere ai quesiti che vengono posti nella prima parte dell’articolo.

“Per arrivare a delle risposte esaustive ed individuare dei possibili rimedi occorre analizzare e valutare innanzitutto alcuni elementi:

a) Distinguere i trasferimenti definitivi da quelli periodici;
b) individuare il periodo dell’anno di maggiore spopolamento;
c) censire le zone dell’isola maggiormente soggette al fenomeno;
d) distinguere l’età della popolazione in partenza;
e) individuare i mestieri e le occupazioni dei partenti;
f) individuare i luoghi di destinazione;
g) registrare le ragioni espresse dai migranti stagionali.”

a)      Negli ultimi periodi i trasferimenti periodici a mio parere sono aumentati di gran lunga e hanno sorpassato anche quelli definitivi che invece prevalevano negli anni passati. Infatti anche chi abitualmente dopo il lavoro estivo rimaneva qui sull’isola, oggi se ne va, preferendo cercare un’altra occupazione a tempo determinato nelle grandi città: questo evidenzia che il lavoro stagionale anche se integrato da ammortizzatori sociali e misure a sostegno del reddito, non basta più per poter vivere in maniera dignitosa, anche su un’isola. Persino i lavoratori stranieri presenti in gran numero qui sull’isola preferiscono tornare nel loro paese d’origine che passare la stagione invernale qui a Ponza. I trasferimenti definitivi sono invece per la maggior parte determinati da motivi di studio e lavoro dopo la laurea.

b)      I periodi con un elevato spopolamento sono i mesi che vanno da novembre a marzo, in quanto anche coloro che hanno un’attività sull’isola, terminati i lavori e lo smontaggio dei propri locali lasciano Ponza. Quest’anno, inoltre, a differenza degli anni passati in cui durante il periodo natalizio qualche attività in più aperta vi era, ci siamo ridotti all’osso con un solo ristorante aperto e i pochi turisti arrivati per il capodanno hanno dovuto adattarsi alla spiacevole situazione e questo non è di sicuro un buon biglietto da visita.

c)       Le zone dove lo spopolamento si nota maggiormente sono quelle in cui vi è una maggiore presenza di case vacanze e B&B: la possibilità di affittare ai turisti in villeggiatura è una delle tante attività che fanno andare l’economia isolana e permettono a tutti di poter avere un’entrata maggiore. L’eccessivo sfruttamento in tal senso, d’altra parte, costituisce un’ulteriore causa dello spopolamento: l’assenza di abitazioni disponibili per chi vuole abitarci tutto l’anno.
Ho vissuto personalmente questo problema: un ragazzo che vuole conquistare la propria indipendenza, andando a vivere da solo o con il proprio partner ha serie difficoltà a trovare un’abitazione sia da affittare a prezzi umani e sia da acquistare.

d)      L’età media della popolazione che lascia Ponza è in questo periodo molto bassa: si parla dei ragazzi tra i 14 e i 30 anni. Le motivazioni sono sempre quelle indicate sopra, ossia la carriera scolastica e universitaria e la ricerca di un secondo lavoro al termine della stagione estiva. I lavori disponibili durante l’inverno sono davvero pochi e la maggior parte richiedono uno sforzo fisico non indifferente (penso a muratori e pescatori) che al giorno d’oggi non tutti i giovani sono disposti ad affrontare.
Inoltre da donna non posso non sottolineare l’assenza totale di possibilità per noi durante l’inverno. Siamo la categoria più colpita dall’attuale situazione.

e)      Come detto su in questi ultimi periodo partono non solo i lavoratori che cercano un’occupazione a seguito della laurea ma anche coloro che lavorano nel terziario, per avere una maggiore sicurezza economica.

f)       I luoghi di destinazione sono
–          Formia e dintorni per i ragazzi tra i 14 e i 20 anni;
–          Le grandi città italiane per gli studenti universitari e lavoratori del terziario;
–          Capitali estere preferite di gran lunga negli ultimi anni dai ragazzi in cerca di un’occasione migliore. Questo evidenzia come la mancanza di sicurezza economica e sociale non sia solo una caratteristica ponzese ma bensì riguarda l’intero paese!

g)      Le motivazioni che inducono i ponzesi a lasciare la propria casa sono molto soggettive e diverse, bisognerebbe avviare un’indagine tra coloro che non sono più sull’isola per poter avere da loro le diverse convinzioni che li hanno indotti a lasciare casa. Dal mio personale punto di vista credo che in ordine di importanza le cause siano: istruzione, lavoro, servizi e svago, oltre che la possibilità di fare nuove conoscenze.

Due sono le condizioni fondamentali per una vita dignitosa: un buon lavoro e una casa. A Ponza mancano entrambe queste due sicurezze, oltre a tutto ciò che vi si può costruire attorno (scuola, servizi, sociale, ecc…).

Ci si può impegnare al massimo per poter rallegrare il periodo invernale con eventi e occasioni d’incontro, ma se poi sull’isola mancano le condizioni minime per poter trascorrere una vita serena e onesta è tutto inutile!

In questi ultimi anni a mio parere è stato fatto pochissimo per migliorare la situazione, si è cercato solo di investire e migliorare per il turista ma non per chi vive l’isola tutto l’anno. In passato, quando il turismo era ancora sconosciuto l’economia ponzese si basava esclusivamente sul commercio isolano o addirittura esportando i prodotti ottenuti dal lavoro nelle terre e per mare. Con questo non voglio intendere che si debba eliminare o penalizzare il turismo e chi lavora per esso, essendo l’unica fonte di sostentamento, ormai. E’ necessario però guardare oltre, cercare altri sbocchi di sviluppo per quest’isola, esplorare nuovi ambiti mai affrontati dai ponzesi e dalle amministrazioni, serve iniziativa e voglia di cambiare punto di vista.

Servono incentivi veri per chi Ponza la vive 12 mesi l’anno, per chi ha un’attività aperta sempre e per chi vuole acquistare casa e investire sul proprio territorio.

Una delle varie proposte fatte all’Amministrazione dal nostro Circolo AttivaMente Ponza è stato il controllo delle residenze: è impossibile che all’anagrafe risultino più di 3000 persone quando poi ci rendiamo conto che girando d’inverno per l’isola se ne possono incontrare meno della metà. Quest’indagine potrebbe avere come risultato maggiori entrate per il Comune (pensiamo a quante prime case fittizie ci sono sull’isola e quanto potrebbero ammontare l’IMU e la Tasi per il Comune se queste venissero identificate come seconde case), che potrebbe utilizzare ed investire per migliorare la condizione attuale.

Voglio concludere la risposta all’articolo con la mia esperienza personale. Sono infatti “un’anomalia” di questo sistema, dopo 14 anni vissuti fuori Ponza ho deciso di tornare, inizialmente anche un po’ perplessa che la scelta fatta fosse quella giusta.
Solo vivendo qui, oggi dopo tre anni, ho la conferma di essere nel posto giusto, al contrario di tutti i ragionamenti fatti in precedenza ho preferito dare priorità al posto in cui vivo rispetto allo stile di vita che oggi comunemente chiamano “confortevole” che è possibile trovare in città.
Trovo che vivere a Ponza sia un onore e non un’agonia come lo è per molti. Non ho mai una giornata noiosa al contrario di tanti, cerco sempre di impegnarmi in qualcosa che sia costruttivo per me e per l’isola. Ovviamente non avrò la possibilità di ambire ad una carriera prestigiosa ma questo non è il mio obiettivo, adatterò anche la mia vita lavorativa a questo posto. Preferisco immergermi nella natura che nel traffico, preferisco avere intorno tanta gente che mi conosce e che mi vuole bene piuttosto che una serie di sconosciuti che non sorridono. Queste alcune delle motivazioni che mi hanno convinto a restare e a costruire il mio futuro qui.

A parte il mio personale punto di vista, ritengo ci sia da fare molto, bisogna tutelare chi custodisce l’isola e ne preserva le sue bellezze se vogliamo che Ponza non diventi un villaggio turistico.

(*) – Maria Sara Mazzella, presidente dell’Associazione AttivaMente Ponza