Ambiente e Natura

A “Più Libri Più Liberi”: le piante e noi

di Pino Moroni

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A Roma si è tenuta – dal 5 al 9 dicembre – la Fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi”: cinque giornate dove scoprire le novità e i cataloghi di oltre 500 editori, incontrare autori, assistere a performance musicali, reading e dibattiti.
Pino Moroni vi ha partecipato e ne scrive su https://www.artapartofculture.net/. Dal suo articolo abbiamo estratto la parte di interesse più specificamente botanico.

Ho assistito alla presentazione del libro di Stefano Mancuso L’incredibile viaggio delle piante (Ed. Laterza), coadiuvato nell’incontro da Michele Serra e Gregorio Botta. Il giornalista Serra veniva dalla presentazione di successo del suo argomento Scritto sull’acqua ; considerazioni sulle condizioni ambientali del pianeta, a cura de La Repubblica.

Michele Serra, Gregorio Botta e Stefano Mancuso alla presentazione del libro

Alcune spiegazioni statistiche hanno introdotto il libro. Ad esempio la vita dovrebbe essere vista nel suo complesso e non solo la vita umana, che conta solo, come regno animale in termini di biomassa, per uno 0,3/3%. Le piante (97%), senza le quali non potremmo vivere non sono da noi assolutamente considerate.

Noi antropocentrici vediamo solo noi stessi. Non ci accorgiamo di quale forza e vitalità superiori alle nostre possiede il regno vegetale. Le piante sono la soluzione a tutti i nostri problemi, dalla respirazione alla sopravvivenza alimentare.
Con un seme che, oltre quello che c’è nell’embrione animale (che si salva solo a – 186 gradi) contiene anche il cloroplasto, sede della fotosintesi e non muore neanche dopo secoli (vedi i ritrovamenti di semi ancora fecondi negli scavi archeologici).

L’obiettivo della vita – è stato detto – è quello di propagare, replicare la vita.
Nelle leggi della natura è importante il più adatto non il migliore per la sopravvivenza. Noi che valutiamo sempre il migliore abbiamo solo 4000 anni di vita, sui 4 miliardi della terra. La vita dovrebbe essere considerata nel suo complesso, anche nelle singole particelle di terra, ma noi invece oggi riteniamo di regolare tutte le altre forme di vita e di sostanze attive e inattive (vedi gli ibridi e gli ogm o l’estrazione di minerali). Ma continuando così, senza curarci dell’ambiente corriamo il rischio di estinguerci.

Il libro partendo da una serie di competenze botaniche diventa un libro di narrazione di storie con accenni di divulgazioni necessarie a capire il nostro pianeta ed il nostro futuro. Il mondo vegetale – è stato anche detto – ha mostrato sempre caratteri di resistenza estrema a condizioni eccezionali (vedi Hiroshima o Cernobyl) e caratteri di resilienza nei momenti in cui occorre attendere i passaggi di situazioni (le ere geologiche).

Mancuso ha poi parlato delle monoculture degli uomini che sfruttano i terreni e non lasciano al futuro la possibilità di mangiare come ben spiegava la pergamena sumera di migliaia di anni fa sull’argomento.
Le piante – ha aggiunto ed è la cosa più importante – hanno una forma di intelligenza che non vogliamo comprendere. Sono su un altra lunghezza d’onda che noi non recepiamo, ma ci sono fratelli e sorelle come gli animali.
Vedono e soffrono  e comunicano in maniere diverse dalla nostra, che è l’unica che comprendiamo (fino a che punto?).
Invece l’incredibile viaggio, la resilienza, la resistenza delle piante nello spazio e nel tempo dovrebbe essere studiata meglio per poter anche noi sopravvivere più a lungo come specie.
Altrimenti con la nostra estinzione, che fantascienza o no, allarmismi o meno, non si vede così lontana, il mondo si dimenticherebbe di noi presto e per sempre.

By Pino Moroni; in condivisione con artapartofculture

Sul sito, su un tema analogo, leggi di Sandro Russo (nov. 2015): Le piante e il tempo (2). I giganti della terra

L’incredibile viaggio delle piante, di Stefano Mancuso (Ed. Laterza)
dalla presentazione del libro su Ibs – Internet bookshop

Se le piante potessero parlare forse la prima cosa che ci direbbero è: «Vegetale a chi? Noi non vegetiamo, siamo dotate di tutte le facoltà sensibili e, udite, udite, non siamo immobili, solo che voi non ve ne accorgete».
Attraverso il racconto di storie straordinarie, uno scienziato di fama internazionale ci accompagna nel viaggio impercettibile, intelligente che le piante compiono per conquistare il mondo. Sì, perché esse sono la maggior parte di tutto ciò che è vivo sulla Terra, gli animali sono una minoranza risicata e gli uomini delle tracce irrilevanti.
«Spostarsi in lungo e in largo per il mondo, raggiungendo i posti più impraticabili: è un’attività difficile da associare a esseri viventi incapaci di muoversi, eppure le piante hanno mostrato una propensione all’esplorazione e alla conquista superiore a quella di qualsiasi giramondo umano» – Il Venerdì
Nel 1896 il botanico tedesco Wilhelm Pfeffer realizzò un filmato in time lapse per studiare il comportamento e i movimenti delle piante. Pfeffer mostrò, davanti ai volti sbigottiti dei colleghi, la fioritura di un tulipano e i movimenti esplorativi delle radici nel suolo. Per la prima volta fu possibile vedere quello che sino a quel momento si poteva solo immaginare: a muoversi non sono solo gli animali ma anche le piante. Esse si spostano e si muovono per procurarsi nutrimento, per difendersi, per riprodursi. Non potendosi spostare dal luogo in cui nascono, le piante hanno bisogno di aiuto per ricevere e inviare all’esterno… messaggi, polline o semi. Per questo hanno messo in piedi una specie di sistema postale. Le piante aviatori si affidano all’aria, le naviganti all’acqua, ma più spesso usano come postini gli animali, soprattutto quando si tratta di incarichi molto delicati come la difesa o la riproduzione. La bardana, ad esempio, produce dei semi dotati di uncini che si attaccano in maniera tenace al pelo degli animali. Se avete un cane e lo portate a passeggio in campagna sapete di cosa parlo. I semi delle naviganti possono percorrere migliaia di chilometri e passare anni in acqua prima di approdare in luoghi sicuri dove germinare: sappiamo di noci di cocco entrate nella corrente del Golfo e approdate sulle coste dell’Irlanda, oppure del giacinto d’acqua scappato da un giardino botanico di Giava che ormai abita quasi ogni continente.

Stefano Mancuso insegna Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Firenze ed è direttore dell’International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV). È uno dei membri fondatori dell’International Society for Plant Signaling & Behavior, e accademico ordinario dell’Accademia dei Georgofili.

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