Attualità

Diario del ‘tempo dell’Immacolata’ (3)

di Francesco De Luca

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Chiedo perdono se utilizzerò questa pagina del ‘Diario’ per esternare riflessioni che riguarderanno soltanto le mie esperienze (passate e presenti).

Il fatto ha avuto origine giacché dopo poco che sono entrato in chiesa (5 dicembre ) hanno preso possesso dello spazio liturgico quattro bambine. Vestite da chierichette, con tunica bianca, si sono posizionate ai lati di don Ramon (parroco a Ponza-Porto ). Giovannino ha intonato il Tantum ergo e il sacerdote ha alzato l’ostensorio per la benedizione con l’Ostia Santa.
Il silenzio è caduto sui fedeli, e il tinnìo di un campanellino dava risalto alla funzione.

Una delle chierichetta, vivacissima, guardava con occhi sbalorditi quell’oggetto dorato a forma di raggiera. La guardava rapita. E mi sono rivisto. Anch’io mi lasciavo far rapire da quella solennità, così totalizzante.

La devo aver mostrato evidente questa estraneazione perché don Ramon mi ha invitato a leggere al pubblico una preghiera della novena. Spero di aver più pregato che letto! E poi il canto ‘Dio ti salve’ mi ha precipitato di nuovo nel ricordo.
Il parroco Dies aspettava la mia entrata col turibolo, ma io in sacrestia lottavo con quel carbone che non si accendeva. Mi venne infine in aiuto il coetaneo Silverio Di Fazio. Entrammo, e tutti ci attendevano perché la cerimonia si era interrotta. Noi, in agitazione e a disagio.
Finisce la novena ma don Ramon ci sorprende. Questa sera la gioventù porta il suo fiore alla Madonna. Entrano tanti bambini e ragazzi. Ognuno col suo fiore.
La più piccola, Sofia, non ha niente in mano e guarda con attrazione la rosa in mano della sua vicina. Vorrebbe… ma non può compiere nessun atto predatorio. Anche perché tutti cantano Ave, ave, ave Maria…

Sono lì lì per andarmene. L’emozione gioca tiri mancini negli animi in cui gli anni hanno scavato solchi. Mi sovviene un concetto su cui don Ramon si è intrattenuto nell’omelia: la condivisione. Che è un addentellato della fratellanza, dell’accoglienza.
Noi abbiamo condiviso sogno e passione. Dobbiamo continuare a farlo.

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