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Ischia, polemica assurda sulla ricostruzione: l’isola senza piano regolatore urbanistico

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Neanche un terremoto – quello del 21 agosto 2017, il tredicesimo nella storia sismica dell’ isola d’ Ischia, il primo del XXI secolo dopo una quiete durata 134 anni  dal terribile terremoto del 28 luglio 1883, il sesto del XIX secolo – ha determinato l’ avvio della Pianificazione Territoriale nell’ isola d’ Ischia. [1]

Anzi il terremoto ha determinato la più assurda polemica politica mai vista in Italia nella storia repubblicana con un massacro mediatico mai visto sull’ “abusivismo nell’ isola d’ Ischia” di una estrema superficialità senza che si conoscesse la storia sismica dell’ isola d’ Ischia, una delle tre aree vulcaniche della Provincia di Napoli con il Vesuvio-Monte Somma ed i Campi Flegrei, e  ancor di più la  storia economica di una espansione eccezionale favorita a partire dagli anni ’50 del 900 dai grandi investimenti del Cavaliere del Lavoro Angelo Rizzoli ( 1889-1970) con i ” Grandi Alberghi Termali” a Lacco Ameno dove, su progetto dell’ arch.Gardella.

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Rizzoli  trasforma  un villaggio di pescatori (effettuando quella che oggi si chiamerebbe una poderosa trasformazione urbana) in località turistica internazionale.

Ma l’ espansione economica viene favorita dallo Stato con gli interventi della Cassa per il Mezzogiorno – infrastrutturali e strutturali – costruendo vie, piazze e parchi ma soprattutto con l’ Acquedotto Sottomrino (1958), una delle più importanti opere idrauliche d’ Europa e concedendo incentivi fino al 70% degli investimenti per alberghi, attività commerciali ed artigianali ed agricole.

Lo Stato fa di più per  “valorizzare” Ischia: la dota di un Ente Autonomo  di Diritto Pubblico per la Valorizzazione (EVI) che dura dal 1952 al 1972 con compiti di promozione unitaria dei sei Comuni e di approntare i piani regolatori urbanistici  che tuttavia debbono essere adottati  dai sei Comuni e approvati dal Ministro dei Lavori Pubblici. Ma l’ intervento straordinario nel Mezzogiorno è durato quarantadue anni!!!!!
Ma nessuno  ha rilevato che in questa storia economica  – dove l’ “edilizia” è strumento indispensabile per la crescita economica tutta impostata sulla ricettività  lo Stato non cancella o abroga le due leggi vincolistiche del 1939 approvate dal fascismo: n. 1089 e n.1497 e  che per circa trenta anni ( 1943-1973) la Soprintendenza ai Beni Ambientali ha “rimosso” un Piano Paesistico redatto dall’ ing. Calza-Bini in piena guerra (1942) come afferma il dirigente della Soprintendenza Mario De Cunzo in una prefazione ad un libro nel 1991.
Ci sono stati quindi gli anni del boom o della golden age (1952-1972); quelli del “grande sacco di Ischia” con una massiccia cementificazione necessariamente “abusiva” (1980-1990); ed ancora quelli della “pianificazione inutile” da parte della Regione perchè non messa in vigore ma soprattutto  dal 1995 con il Piano Paesistico del Ministro Antonio Paolucci c’è stato il blocco totale alla modifica del territorio.
Ho fatto la storia di una pianificazione mancata in un libretto di 40 pagine pubblicato ad Ischia nel 2012 ( Ischia, la pianificazione mancata – la storia di uno sviluppo edilizio ed economico senza programmazione dal 1949 al 2012 – OSIS-2012) quasi come “memorie di un cronista locale” – con formazione in economia politica e in diritto e gestione degli enti locali ,  che ha seguito queste “ cronache” per circa mezzo secolo.

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Il capitolo settimo è dedicato alla “mummificazione dello sviluppo” dal 1995 ad oggi : circa 30mila pratiche per condono edilizio di cui solo 8529 a Forio; la Procura della Repubblica che avvia gli abbattimenti; nessuna proposta per unificare i sei uffici tecnici in uno solo per mettere insieme pianificazione territoriale e programmazione economica; un convegno dell’ Unione Nazionale dei Tecnici degli Enti Locali (UNITEL) tenutosi a Lacco Ameno nel 2011 e la fondamentale relazione del prof. Lucio Iannotta, con il racconto delle tre leggi di condono, 1985,1994,2003, con l’ affermazione: i condoni edilizi in Italia arrivano ogni 9 anni e da strumento eccezionale di politica urbanistica si è trasformato in ordinario.

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Un dibattito di questa portata avrebbe dovuto impegnare una matura classe politica a tutti i livelli perchè così non si può andare avanti: urge saper coniugare tutela ambientale e sviluppo economico e la tutela ambientale è prima di tutto dal rischio sismico e dal rischio idrogeologico. Mi pare che sia stato sopravvalutato l’ aspetto “paesaggistico” rispetto a quello primario dalla difesa dai terremoti  sei nel secolo XIX, uno del secolo XXI) e dalle alluvioni (1910 e 2009). Così mi pare assolutamente   povero – politicamente e culturalmente – ridurre il problema “gigantesco” – l’ aggettivo è voluto e pesato  ed è a prova di concrete smentite da parte di chi viene dal Continente e non vive qui – all’ art.25 di un decreto lungo, farraginoso che richiede almeno 47 “decretini” di attuazione  che contempla una ” ricostruzione”.

Ci sono 2500 sfollati; 4 quartieri di scarsa valenza  paesaggistica  che sono equiparate a  periferie  – Majo-La Rita.Purgatorio-Fango – con centinaia di case colpite e affondate, Casamicciola non ha più un edificio scolastico agibile per la scuola dell’ obbligo e non si conosce nemmeno dove costruirlo in “mitigazione sismica” e non ha più nemmeno il Municipio; strade e piazze puntellate con discutibile efficacia, macerie ancora per le strade a mezza costa, una litoranea che entra nel Guinness dei primati perchè da  92 anni è incompiuta con continui crolli dalle scarpate senza muri di contenimento e Giovannino Russo l’ avrebbe chiamata un’ “opera perpetua” dal suo indimenticabile giro nel Mezzogiorno per il Corriere della Sera.

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Gli  appelli di scienziati della Terra come il prof. Giuseppe Luongo – “volate alto voi ischitani chiedete un Centro Europeo di ricerca scientifica sulla sismicità e il vulcanesimo di Ischia” e come il prof. Giuseppe De Natale – “la messa in sicurezza di un’area a forte rischio sismico di circa 20 Km2 dallo VIII allo XI grado della Scala MCS deve essere fatta in tempi brevissimi” – non vengono raccolti e nel decreto delle emergenze non c’è il minimo accenno alla Ricerca Scientifica ed al ripristino dell’ Osservatorio Geofisico di Casamicciola aperto nel 1885 e chiuso nel 1923 e da 95 anni “opera abbandonata” dallo Stato e dagli Enti Locali.

Neanche un terremoto ha posto fine alla “Pianificazione mancata” ed aperto la strada alla “Programmazione Possibile”.

Casamicciola, 16 novembre 2018
Giuseppe Mazzella
giornalista.direttore dell’ agenzia stampa IL CONTINENTE