Ambiente e Natura

Una canzone per la domenica (20). L’11 novembre: cento anni. Contro la guerra, contro tutte le guerre

di Sandro Russo

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Oggi è l’anniversario di un giorno particolare.
Alle ore 11 del giorno 11, nell’undicesimo mese dell’anno, sarà un secolo esatto dalla fine definitiva della Grande Guerra. Allo scoccare di quel momento fatidico, quasi cabalistico, forse scaramantico, fatto di tre identiche cifre, tacevano le armi anche sull’ultimo dei fronti, quello occidentale, a suggello di uno sterminio costato 36 milioni di vite, fra militari e civili” – scrive Paolo Rumiz in un articolo dedicato alla ricorrenza e anche ad un concerto che vuole legare il ricordo della guerra a quello dei milioni di alberi abbattuti dalla recente tempesta… (a fondo pagina il .pdf  dell’articolo da la Repubblica di ieri 10 nov. 2018).

I papaveri e la Guerra
L’11 novembre 1918 finì la Grande Guerra. Dall’anno successivo, nei paesi del Commonwealth e in alcuni stati europei, l’11 novembre si celebra il Remembrance Day. Una giornata per ricordare i caduti di tutte le guerre. Simbolo della ricorrenza è il papavero rosso. 
Nel mondo anglosassone il papavero rosso dei campi (Papaver rhoeas) è tradizionalmente dedicato alla memoria delle vittime sui campi di battaglia; in particolare della prima, per estensione della seconda guerra mondiale. Per il ‘Remembrance Day’, tutti portano un papavero rosso all’occhiello.

I papaveri sono stati legati alla guerra per motivi diversi.
Un primo aspetto è simbolico. È storia antica, che risale ai tempi di Gengis Khan (1162-1227); pare che il condottiero mongolo portasse sempre con sé dei semi di papavero da spargere sui campi di battaglia dopo le sue vittorie, a onore e in ricordo di coloro che vi erano caduti.


Anche i samurai giapponesi tenevano in gran conto i papaveri rossi, che per associazione diretta ricordano il sangue versato.
La sensibilità zen va oltre la simbologia immediata, come in questo componimento (haiku) di Matsuo Bashō (1689):

Tracce d’un sogno
di guerrieri
nell’erba d’estate

Con le stragi moderne, il riferimento si è ulteriormente precisato.
Dai campi delle Fiandre nei pressi di Ypres – da cui yprite o iprite, il terribile aggressivo chimico e dove in quattro anni di combattimenti (1914-18) si ebbero circa 700.000 morti – e dalla penna del colonnello medico John McCrae del contingente canadese, nacque questa poesia spesso citata: ‘In flanders field’. Una poesia non proprio pacifista, nel senso dei ‘mille papaveri rossi’ di Fabrizio De André -; infatti l’ultima strofa invoca la vendetta ed ulteriori combattimenti:

Sui campi delle Fiandre spuntano i papaveri
tra le croci, fila dopo fila,
che ci segnano il posto; e nel cielo
le allodole, cantando ancora con coraggio,
volano appena udite tra i cannoni, sotto.

Noi siamo i Morti. Pochi giorni fa
eravamo vivi, sentivamo l’alba, vedevamo
risplendere il tramonto, amavamo ed eravamo amati.
Ma adesso giacciamo sui campi delle Fiandre.

Riprendete voi la lotta col nemico:
a voi passiamo la torcia, con le nostre
mani cadenti, e siano le vostre a tenerla alta.
e se non ci ricorderete, noi che moriamo,
non dormiremo, anche se i papaveri
cresceranno sui campi delle Fiandre.

La strage di soldati nei campi delle Fiandre nella Prima Guerra Mondiale è rimasta impressa nella memoria dell’uomo moderno

“Affinché non dimentichiamo”. La ricorrenza del ‘Remembrance Day’ che coincide con la data della fine della Prima Guerra Mondiale

“La Guerra di Piero” di Fabrizio De André è stato un mito per la nostra generazione.
A quei tempi non c’era chi con una chitarra in mano non sapesse strimpellare gli accordi e cantarne le parole (insieme, sul versante sentimentale, a “La canzone di Marinella”)

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La guerra di Piero è una canzone scritta da Fabrizio De André con l’arrangiamento musicale di Vittorio Centanaro.
Nell’edizione a 45 giri, alla canzone fu abbinata, come retro, a La Ballata dell’eroe, già edita nel 1961, che per il tema trattato si accompagnava bene alla nuova incisione. Il primo album in cui la canzone venne inserita fu Tutto Fabrizio De André del 1966, la prima raccolta (nonché primo album) pubblicata dall’autore.

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Altre canzoni contro la guerra pubblicate sul sito:

Brothers in arms (dei Dire Straits)

On the side of a hill di Simon & Garfunkel

 

Immagine dal sito “I suoni delle Dolomiti

 

Il .pdf dell’articolo di Paolo Rumiz pubblicato ieri 10.11.2018 su la RepubblicaMusica per gli alberi caduti dove si fece la Grande Guerra

1 Comment

1 Comment

  1. Pino Moroni

    13 Novembre 2018 at 16:31

    Finalmente si parla di una parentela intima tra la strage degli alberi e quella degli uomini! Quando sarà che riusciremo a parlare degli alberi come fratelli che ancora non comprendiamo, se non riusciamo a capirci nemmeno tra noi uomini…

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