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16 ottobre del ’43. Il rastrellamento del Ghetto di Roma

proposto dalla Redazione
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In questi tempi difficili e perigliosi per la libertà riteniamo di pubblicare questa lettera (e la relativa risposta) ripresi da la Repubblica. Segue un filmato di Ettore Scola, già presentato sul sito (leggi qui [2]): allo scopo di rinfrescare la memoria, per chi non l’avesse visto.

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COMMENTI
Le lettere di Corrado Augias. La razzia del Ghetto, una ferita insanabile
di Corrado Augias

Caro Augias,
malgrado sia passato tanto tempo è difficile dimenticare la data del 16 ottobre 1943, il giorno della tragica razzia nel Ghetto di Roma che costò la vita a migliaia di ebrei romani trascinati come animali nei campi di sterminio.
Fu una vergogna per Roma. Io ero viva allora. Era d’ottobre, come adesso, i tedeschi arrivarono all’alba, ai fascisti spettò la sorveglianza del perimetro esterno perché nessuno sfuggisse, i camion vennero parcheggiati accanto alla sinagoga.
Gli ebrei rimasti nel Ghetto erano per lo più povera gente, affamata dalla guerra.
Li ho ricordati in certi miei piccoli versi cercando con la poesia di sublimare lo strazio dei fatti e del loro ricordo:
« Muri parlanti — silenzi eloquenti — echi di urla e di disperazione, riassorbiti nel tempo ma presenti; brividi nella schiena per chi passa. Non si può — non si deve — non bisogna — dimenticare quegli avvenimenti. E quei protagonisti involontari di una pagina orrenda della storia. È storia nostra ci riguarda tutti. Cicatrice insanabile per Roma ».
Chissà se davvero la memoria di quegli anni lontani riuscirà a conservarsi.
— Francesca Boesch. Roma

La risposta
Nemmeno io lo so, è difficile. Il tempo non cancella certo i fatti, cancella però le vibrazioni che li hanno accompagnati, la forza delle emozioni che hanno suscitato; i fatti, rimasti nudi, dicono poco a chi ne legge solo su un libro. È una delle ragioni per cui, nonostante l’orrore suscitato al loro primo apparire, tornano a ripetersi gli stessi fatti, gli stessi crimini. La tragedia del 16 ottobre era stata preceduta dal tradimento dei responsabili tedeschi che dopo aver preteso mezzo quintale d’oro dalla comunità romana in cambio delle loro vite, vollero prendersi anche le vite.
Il grande critico Giacomo Debenedetti scrisse il racconto di quella giornata (“16 ottobre 1943” — Sellerio ed.) ne ricordo qualche riga:
« Un umanissimo scrittore ha bollato la mostruosità delle leggi razziali, osservando che esse colpiscono non le azioni responsabili delle creature umane ma “il delitto di essere nati”. Chi veramente con la morte espiò quel delitto, non è tornato a dirci se, nell’ora del supplizio, ne capì finalmente la colpa. Certo i persecutori hanno saputo immaginare le camere a gas e tutte le più efferate maniere di uccisione: quelle che fanno morire con la faccia stravolta, con labbro contratto nell’urlo e nella maledizione, che tolgono al trapasso i suoi sovrannaturali compensi e promesse, di pace almeno e di silenzio, le rasserenanti visioni di limbi e di elisi » .
Le leggi razziali del 1938, giusto ottant’anni fa, furono la premessa di quel delitto e dei tanti che il paese dovette subire.
Dopo l’8 settembre, con l’Italia diventata definitivamente succube della Germania nazista, le umiliazioni, l’esclusione dalla vita civile che gli ebrei avevano patito cinque anni prima, diventò la premessa per le deportazioni di massa e le stragi: erano diventati italiani senza più né patria né futuro.

[Da la Repubblica del 12 ottobre 2018]

Qui il file pdf dell’articolo da la RepubblicaLettere a Augias. Il 16 ottobre del ’43 [4]

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Un cortometraggio del 1997 di Ettore Scola (1931 – 2016), 1943-1997″ – opera sconosciuta ai più – attraverso poche immagini, costruisce un discorso dal grande impatto emotivo, mostrando tutta la capacità espressiva ed evocativa del cinema.
Scola ha girato questo “corto” più di vent’anni fa. La sensibilità di un artista di precorrere i tempi si mostra tutta nell’analogia tra gli ebrei di allora e i nuovi reietti di oggi. Non dimentichiamo.

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