di Rosanna Conte
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E’ una settimana poco colorata questa, forse per l’autunno, ormai in fase avanzata.
I toni smorzati e i colori attutiti creano un’atmosfera che ha il suo fascino e che tocca il cuore nelle sue corde più segrete. La bellissima poesia di Yeats, proposta da Silveria Aroma in Taccuino 9. Nati sotto il cielo d’Irlanda, innesca reazioni emotive che, per quanto possano essere diverse a seconda dell’età di chi legge, lasciano quel tocco di malinconia che è legata alla consapevolezza della fugacità del tempo. Proprio come l’autunno che con la caduta delle foglie e la corsa del sole a calare sempre più presto ci dice che un’altra estate è finita.
E quando, come scrive Franco De Luca in A passeggio in autunno, il vento dell’età porta via le foglie che coprivano le bugie che ci siamo dette per una vita, lasciandoci nudi davanti alla verità, allora la malinconia sfocia nella tristezza.
E quali parole, note e voce, se non quelle di Aznavour (Una canzone per la domenica. Se n’è andato Aznavour) potevano accompagnarci in questo passaggio di stagione, specie se abitiamo quella parte della vita che va in discesa.
Una voce inconfondibile con la capacità di far avvertire tutte le sfumature dei sentimenti davanti alla verità della vita, come nella canzone proposta da Sandro. Grazie, Sandro!
Forse è proprio la voglia di recuperare ciò che è, distinguendolo da ciò che appare il motore di sottofondo di questa settimana.
In Un incarico molto speciale si può anche scherzare con Giggino, ma certamente anche lui ha una sua verità, non quella assoluta, non quella che riguarda il suo io, forse solo quella dei fatti che accadono sotto i suoi occhi. Probabilmente la sua lettura non è nemmeno corretta, ma nessuno può impedirgli di sbrovognare quelli che, a suo parere, si ritengono i sacri assertori del vero.
Sbro-vo-gna-re! Mentre pronunci questa parola, vedi srotolarsi le lettere dalla bocca in maniera consequenziale.
Te la racconto io come è andata!
Che bella lingua il napoletano!
Ma non c’è solo l’incolto Giggino. Isidoro Feola, proponendoci Psicologia e fenomeni sociali, ci dice che anche gli intellettuali , per quanto sappiano che la verità in assoluto non esiste, cercano di conoscere la realtà utilizzando gli strumenti adeguati.
E se la psicologia e la sociologia, ormai scienze mature, ci offrono quelli che servono a capire la diffusione dell’intolleranza fra gli italiani nonostante la loro disponibilità a relazionarsi con gli altri purché siano vicini, la conoscenza storica ci può aiutare a dare un giudizio di valore sulla tolleranza e sull’accoglienza che ne consegue.
L’arrivo dei teresini ci permette di riflettere, rigirando lo specchio, su noi ponzesi emigrati decenni fa in cerca di fortuna.
E’ stata l‘accoglienza offerta dai sardi ai nostri compaesani, così diversi da loro per lingua, costumi, abitudini, tradizioni, che ne ha favorito l’insediamento in questa terra lontana dove hanno trovato uno spazio per la sopravvivenza che a Ponza non avevano.
In La nostra Santa Teresa di Gallura, la loro Ponza, Sandro Vitiello sottolinea proprio questo aspetto dell’emigrazione ponzese verso la Sardegna, ma recupera anche il rapporto affettivo che lega i nostri recenti ospiti con la terra da cui sono partiti i loro nonni.
– Era il sogno della mia vita venire a Ponza – ha detto il sindaco di Santa Teresa.
La sensibilità di Mirella ha ricamato, poi, con le parole le immagini del distacco doloroso e del ricordo dell’isola di provenienza (La visita a Ponza degli amici sardi. Fotoracconto & versi)
Considerando tutta la vicenda, la disponibilità ad accogliere l’altro – simile o diverso che fosse da noi – è stata positiva per noi ponzesi e dovremmo considerarla un valore da praticare e diffondere, visto che anche Zeus puniva chi non era accogliente con chiunque chiedesse ospitalità.
Potremmo definirla un’esigenza delle comunità umane che possono rinvigorirsi proprio inglobando il nuovo.
In questa settimana abbiamo anche brevi racconti. Oltre a quello di Silveria Aroma, Raccontami una storia che ci narra una vicenda accaduta all’epoca di sua nonna, c’è anche quello proposto da Franco De Luca, Ottobre. Un mese, un racconto, ma scritto da Salvatore Perrotta, che invece ricorre alla mitologia.
Gustosi ambedue, si sbaglierebbe a giudicare come vero il primo e come falso il secondo perché del primo conosciamo la tendenza all’ebbrezza del greco, ma non ne conosciamo le cause, del secondo, pur essendo le divinità inesistenti, le vicende che vi sono narrate sono molto umane.
La settimana di Ponzaracconta annovera anche momenti di insofferenza.
Il nostro capo redattore, Sandro Russo, in Cara Tim, ti lascio…, ci dice che ha deciso di troncare i rapporti con Tim perché lo costringeva a relazionarsi solo con voci registrate e non con operatori in carne ed ossa, ed ogni pazienza ha un limite, specie se non c’è il diritto di mugugno.
Anche Adriano Madonna, in Un’isola difficile ha avuto la necessità di sbottare, che nel nostro dialetto indica il per dirla tutta ed ha accusato i redattori di Ponza racconta di non aver partecipato alla manifestazione Alla scoperta di Eea.
Assodato che i pochissimi presenti sull’isola non hanno fatto ostruzionismo, ma solo per una concomitanza di situazioni ed eventi non hanno potuto prender parte ai vari incontri, credo che la loro assenza non abbia influito sull’andamento del progetto che era rivolto ai ponzesi tutti e questi hanno partecipato, dagli alunni alle persone anziane.
Caro Adriano, è vero, però, che la nostra è un’isola difficile e può capitare addirittura che i programmi non vengano rispettati. Per esempio la visita da parte dei teresini alla mostra sulla colonizzazione di Ponza nel ‘700, per quanto messa in calendario dalla Pro loco e nonostante la necessità di riempire la giornata di cattivo tempo che ha fatto saltare la gita a Palmarola, non è stata effettuata. Ma forse questa è un’altra storia.
Se poi riflettiamo sulla notizia La donazione di Silverio Corvisieri che affida il suo archivio personale e la sua biblioteca all’ Archivio di Stato di Latina, scelta sacrosanta, viste le misere condizioni in cui giace Ponza, viene da pensare che sono tante le occasioni perse per poter ampliare la rete dei beni culturali sulla nostra isola e concordiamo sempre più con l’idea che la nostra sia un’isola difficile.
Infine, basti pensare che di un convegno sul museo Giornata culturale Scic a Ponza: il museo che verrà, così importante, non sia stata data notizia al delegato alla Cultura né al Centro Studi in tempo utile per partecipare, visto che l’hanno appreso dalla comunicazione pubblica su Ponza racconta solo ieri, sabato 13. Fino a quel momento si sapeva che martedì sarebbe venuto il prof Padiglione, di sua iniziativa, a parlare col sindaco. Conoscendo le pregresse richieste del professore al comune di Ponza di saldare quanto pattuito con la precedente amministrazione, si poteva pensare ad un incontro in cui l’interesse culturale avesse ben poca voce in capitolo.
C’è da dire ancora che né il Centro Studi né Ponzaracconta, che pur hanno mostrato uno spessore culturale in grado di offrire contributi alla discussione o alla raccolta di idee previste per quella giornata, hanno ricevuto un invito. Solo sabato sera alle ore 21,30 hanno appreso, sempre da un commento alla precedente comunicazione (sic!), che la loro presenza era contemplabile. La toppa è peggiore del buco.
Un incontro di questo tipo andava comunicato in maniera ufficiale e con largo anticipo per permettere a tutti di organizzarsi per la partecipazione. Se si vuole un museo come cuore pulsante della comunità bisogna avere pazienza, costanza e rispetto per gli altri, e se questo incontro ha veramente lo scopo di coinvolgere i ponzesi nella nascita del loro museo, sta partendo, purtroppo, col piede sbagliato. Al Centro Studi non è stato neanche chiesto di mantenere i pannelli della mostra sulla colonizzazione di Ponza nel ‘700 che avrebbero potuto costituire una voce locale non disprezzabile per chi viene da fuori, visto che immagina una sala intitolata La nuova Ponza: Borbonici illuminati tra soldati, disterrati e schiavi arabi come forzati. “Razionalismo ed effetti scenici nel rinnovato assetto urbanistico del porto, riprogettato dal maggior Antonio Winspeare e dall’arch. Francesco Carpi”.
E sì, Ponza è un’isola difficile! Credo che se “siamo alla frutta”, a Ponza, lo dobbiamo a comportamenti del genere che tendono ad escludere invece che ad includere.
Menomale che a risollevare un po’ il tono della settimana c’è il vino, ovviamente di biancolella.
In Biancolella…Biancolella! Giampiero Rorato ci ricorda che questo vitigno è arrivato a Ponza nel ‘700 portato dagli ischitani, i quali lo coltivavano da millenni, visto che sull’isola campana lo avevano portato gli eubei, i greci che la colonizzarono nell’VIII secolo a. C.
Il commento di Silverio Lamonica in calce all’articolo di Adriano Madonna, chiude in maniera frizzantina i riferimenti al nettare di Bacco. Deve essere proprio vero il detto in vino veritas visto l’impegno dell’esperto di vini a spiegare come con gesti e parole si possa non solo gustare, ma anche capire il livello del vino che beviamo.
Ma la verità è nelle cose che vediamo o nell’interpretazione che ne diamo? E’ difficile capire dov’è o dove si nasconde.
Chissà se Il bel gesto del sindaco riesce ad essere percepito per quello che è, col suo alto valore civico oltre che umano, senza retropensieri ed interpretazioni gratuite.
Adriano Madonna
14 Ottobre 2018 at 08:05
Gentile Rosanna, “sbottare” non è una necessità, come Lei ha scritto, bensì la normale reazione che si ha quando ci si trova in una situazione sgradevole, magari condita da sottili tentativi di scadente ironia.
vincenzo
14 Ottobre 2018 at 09:38
Finalmente si comincia a lasciare – anche se annacquato da lieve ironia – il monotono, inutile (per l’isola), “quattrocantonaro” linguaggio politicamente corretto…..
Le cose non vanno bene e spero lo si cominci a dire chiaramente – tutti i singoli atteggiamenti disfunzionali sono il risultato di una malattia sociale quindi organizzativa – per cui le cose non vanno bene e quelle che vanno benino vengono distrutte, isolate.
Visto che qualcuno ha parlato di psicologia io dico: “cercasi direttore di orchestra perché ognuno stona a modo suo e quello che esce fuori è solo rumore”.
sciarra monia
14 Ottobre 2018 at 10:38
Ieri pomeriggio, dopo la pubblicazione della locandina dell’incontro del 16 ottobre al Museo, ho manifestato energicamente il mio dissenso a Silverio Lamonica e al Sindaco, dovuto non solo all’esclusione dell’associazione Calafelci di cui faccio parte ma all’esclusione di altre voci significative; ho citato il Centro Studi e Documentazione, Ponzaracconta, Attivamente, Biancolella, Custodi e tutto quello che mi è venuto in mente nel corso delle telefonate.
Ho ricordato il curriculum di Calafelci.
In serata è arrivata l’estensione dell’invito.
Spero che altre associazioni e altri cittadini siano intervenuti, non solo per lagnarsi della propria esclusione ma per stigmatizzare un metodo.
Spero che qualche invitato abbia riflettuto sul motivo della propria inclusione nella lista degli eletti e dell’esclusione di altri, si sia chiesto se è stato seguito un criterio. A volte le inclusioni sono più imbarazzanti delle esclusioni.
Spero che, se un giorno dovessi essere la prima degli invitati, continuerei a preoccuparmi di chi è rimasto fuori e non penserei, narcisisticamente, di essere la più bella e la più brava.
Al Sindaco e a Lamonica ho manifestato il mio dispiacere perché si pensa di fare cultura escludendo, comunicando in maniera selettiva, discriminando col sistema vigorelliano che noto, purtroppo, continua ad imperare in alcune persone.