Una canzone per la domenica (15). Se n’è andato Aznavour
7 Ottobre, 2018
proposto da Sandro Russo
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Scelta quasi obbligata questa settimana per la morte (a 94 anni) di Charles Aznavour, chansonnier francese di origine armena, con la sua terra – vissuto come una lacerazione, uno sradicamento – sempre nel cuore.
Nato nel 1924 a Parigi da genitori armeni immigrati dalla Turchia e dalla Georgia, sfuggiti al genocidio perpetrato all’Impero ottomano (1915), Aznavour si è sempre battuto per la causa armena, con un’intensa attività diplomatica che nel 2009 lo portò anche a diventare l’ambasciatore armeno in Svizzera, dove negli anni ’70 si era trasferito per problemi con il fisco francese.
Nel 1988), per un grosso terremoto nel suo paese d’origine creò una Fondazione Aznavour per l’Armenia tuttora attiva.
Compositore (musica e versi) forse il più prolifico di sempre – si parla di 1200 canzoni di cui solo una cinquantina tradotte in italiano: ricordiamo La Boheme, Com’è triste Venezia, L’istrione, La mamma, Io tra di voi) ha inciso più di 80 album in otto lingue, sei dei quali in italiano. Ha venduto oltre 180 milioni di dischi.
Mostro sacro della canzone, scoperto da Edit Piaf: presentava le sue esibizioni dopo un breve numero in coppia con il pianista Pierre Roche negli anni del dopoguerra (1947 e segg.); si è esibito in coppia con un gran numero di “grandi” della canzone francese, ma anche sulla scena italiana e mondiale (cantava in sette lingue).
E’ stato anche apprezzato attore: il primo film nel ’39, a 15 anni, poi una sessantina di ruoli tra cinema — Cocteau, Truffaut che nel ’60 gli darà il primo grande ruolo in Non sparate sul pianista, Chabrol, Lelouch, Schlöndorff fino a Ararat di Egoyan sull’Olocausto armeno — televisione e teatro.
Bravo Aznavour, ma rispetto alla mia generazione, irrimediabilmente vecchio.. Cantavamo pure le sue canzoni, ma non è stato un “faro” per noi, nati alla musica con il rock e il pop inglese e americano.
Ma riconosco che è stato un precursore su molti temi… non solo come musicista, ma anche come paroliere, nella tradizione dei Brassens, Trenet, Brel…
Già nel 1972, con “Comme ils disent” cantava con parole delicate la vita non troppo felice di un omosessuale en travesti (per questo ebbe problemi con la censura: era un tema troppo osé anche per la Francia dell’epoca; in Italia non è arrivata neanche).
Ecco le parole:
Comme ils disent
J’habite seul avec maman Dans un très vieil appartement Rue Sarasate J’ai pour me tenir compagnie Une tortue deux canaris Et une chatte Pour laisser maman reposer Très souvent je fais le marché Et la cuisine Je range, je lave, j’essuie, À l’occasion je pique aussi À la machine Le travail ne me fait pas peur Je suis un peu décorateur Un peu styliste Mais mon vrai métier c’est la nuit. Que je l’exerce en travesti : Je suis artiste J’ai un numéro très spécial Qui finit en nu intégral Après strip-tease Et dans la salle je vois que Les mâles n’en croient pas leurs yeux. Je suis un homme, oh! Comme ils disent
Vers les trois heures du matin On va manger entre copains De tous les sexes Dans un quelconque bar-tabac Et là on s’en donne à cœur joie Et sans complexe On déballe des vérités Sur des gens qu’on a dans le nez On les lapide Mais on fait ça avec humour Enrobé dans des calembours Mouillés d’acide On rencontre des attardés Qui pour épater leurs tablées Marchent et ondulent Singeant ce qu’ils croient être nous Et se couvrent, les pauvres fous De ridicule Ça gesticule et parle fort Ça joue les divas, les ténors De la bêtise Moi les lazzi, les quolibets Me laissent froid puisque c’est vrai. Je suis un homme, oh! Comme ils disent
À l’heure où naît un jour nouveau Je rentre retrouver mon lot De solitude J’ôte mes cils et mes cheveux Comme un pauvre clown malheureux De lassitude Je me couche mais ne dors pas Je pense à mes amours sans joie Si dérisoires À ce garçon beau comme un Dieu Qui sans rien faire a mis le feu A ma mémoire Ma bouche n’osera jamais Lui avouer mon doux secret Mon tendre drame Car l’objet de tous mes tourments Passe le plus clair de son temps Au lit des femmes Nul n’a le droit en vérité De me blâmer de me juger Et je précise Que c’est bien la nature qui Est seule responsable si Je suis un homme, oh! Comme ils disent
Ascoltiamo insieme una sua canzone dal vivo, del 2004, poco (o niente) conosciuta in Italia (sotto il video il testo francese e la traduzione).
Da YouTube: Emmenez-moi – (Portatemi) – esibizione di Aznavour dal vivo del 2004
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Emmenez‐moi
Vers les docks où le poids et l’ennui Me courbent le dos Ils arrivent le ventre alourdi de fruits Les bateaux
Ils viennent du bout du monde Apportant avec eux des idées vagabondes
aux reflets de ciels bleus De mirages Traînant un parfum poivré de pays inconnus Et d’éternels étés où l’on vit presque nus Sur les plages
Moi qui n’ai connu toute ma vie Que le ciel du nord J’aimerais débarbouiller ce gris En virant de bord
Emmenez-moi au bout de la terre Emmenez-moi au pays des merveilles Il me semble que la misère Serait moins pénible au soleil
Dans les bars à la tombée du jour Avec les marins Quand on parle de filles et d’amour, un verre à la main
Je perds la notion des choses et soudain ma pensée M’enlève et me dépose, un merveilleux été Sur la grève Où je vois tendant les bras l’amour qui comme un fou Court au devant de moi et je me pends au cou De mon rêve
Quand les bars ferment, que les marins Rejoignent leur bord Moi je rêve encore jusqu’au matin Debout sur le port
Emmenez-moi au bout de la terre Emmenez-moi au pays des merveilles Il me semble que la misère Serait moins pénible au soleil
Un beau jour sur un rafiot craquant De la coque au pont Pour partir je travaillerais dans la soute à charbon
Prenant la route qui mène à mes rêves d’enfant Sur des îles lointaines où rien n’est important Que de vivre Où les filles alanguies vous ravissent le cœur En tressant m’a-t’on dit de ces colliers de fleurs Qui enivrent
Je fuirais, laissant là mon passé Sans aucun remords Sans bagage et le cœur libéré En chantant très fort
Emmenez-moi au bout de la terre Emmenez-moi au pays des merveilles Il me semble que la misère Serait moins pénible au soleil
Emmenez-moi au bout de la terre Emmenez-moi au pays des merveilles Il me semble que la misère Serait moins pénible au soleil
La, la, la, la, la, la, la, la, la…
Portatemi…
Verso i bacini dove il peso e la noia
mi curvano la schiena
arrivano con il ventre appesantito dai frutti
i battelli
Vengono dalle estremità del mondo
portando con sé delle idee vagabonde
che hanno i riflessi del cielo blu
Sono miraggi
che trascinano un profumo speziato di paesi sconosciuti
e di estati eterne dove si vive quasi nudi
sulle spiagge
Io che in tutta la mia vita ho conosciuto
solo il cielo del nord
vorrei schiarire questo grigio
cambiando direzione
Portatemi ai confini della terra,
portatemi al paese delle meraviglie,
mi sembra che la miseria
sia meno penosa al sole
Nei bar alla fine del giorno
con i marinai
quando si parla di ragazze e di amore con un bicchiere in mano
io perdo il filo delle cose e di colpo la mia mente
mi rapisce e mi posa in una meravigliosa estate
sulla riva
dove vedo l’amore che tendendo le braccia come un pazzo
corre davanti a me e mi attacco al collo
del mio sogno
Quando i bar chiudono i marinai
tornano a bordo
e io sogno ancora fino al mattino
in piedi al porto
Portatemi ai confini della terra,
portatemi al paese delle meraviglie,
mi sembra che la miseria
sia meno penosa al sole
Un bel giorno su una barcaccia che scricchiola
dalla chiglia al ponte
Per partire lavorerei nel deposito carbone
e prenderei la rotta che porta ai miei sogni di bambino:
su delle isole lontane dove niente è importante
se non vivere,
dove le ragazze illanguidite vi rapiscono il cuore
intrecciando, mi hanno detto, collane di fiori
che inebriano
Fuggirei lasciando lì il mio passato
senza alcun rimorso,
senza bagagli e con il cuore libero
cantando fa squarciagola.
Portatemi ai confini della terra,
portatemi al paese delle meraviglie,
mi sembra che la miseria
sia meno penosa al sole
Portatemi ai confini della terra,
portatemi al paese delle meraviglie,
mi sembra che la miseria
sia meno penosa al sole
La, la, la, la, la, la, la, la, la…
Il mio interesse personale per Aznavour è legato stranamente da un altro aspetto della sua poliedrica attività: quella di ambasciatore della causa armena. È stato proprio grazie a lui e a altre fortunose circostanze che sono stato spinto ad approfondire la storia da quel travagliato popolo, le prove di sterminio a inizio secolo che atrocemente anticiparono la Shoah.
Ricordo il libro di Antonia Arslan (2004) e il film che ne hanno tratto i fratelli Taviani (2007) “La masseria delle Allodole” con Paz Vega, di cui so abbastanza; solo che non l’ho visto (i film di violenze e stermini e a volte non riesco proprio a vederli).
Charles Aznavour non ha mai fatto spettacoli in Turchia e ricordo le sue parole di pochi anni fa, quando nacque la questione del riconoscimento del genocidio armeno: “Mi duole molto che Israele non abbia riconosciuto il genocidio degli Armeni: fu quello il modello a cui i nazisti si rifecero per la Soluzione Finale degli Ebrei”. Due popoli, un unico dolore. Ma la storia macina tutto e dimentica gran parte del passato. Grazie ad Aznavour anche per averne mantenuta viva la memoria.
Inviato da Isidoro Feola il 10.10
Una bella animazione del volto di Aznavour attraverso gli anni, sulle note de La Bohème:
Aznavour. Visages
1 commento per Una canzone per la domenica (15). Se n’è andato Aznavour
Uno dei miei preferiti.
Una animazione del volto di Aznavour attraverso gli anni, sulle note de La Bohème.
(annesso in fondo all’articolo di base a cura della Redazione)
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