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Da Michele Serra un invito ad allargare lo sguardo

segnalato da Sandro Russo
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L’amaca
di Michele Serra

Prendendo per buone o almeno per semi-buone le cose che gli scienziati dicono a proposito del futuro del pianeta (futuro recente: pochi decenni), risulta che il novanta per cento di tutto quello che viene detto e contraddetto in politica, e in televisione, e sui giornali, e financo sul mitico web, è in buona sostanza un dettaglio a breve termine. Se per esempio è vero che il combinato disposto di desertificazione e scioglimento dei ghiacci (col conseguente innalzamento dei mari) porterà non nei prossimi secoli, ma nei prossimi anni a migrazioni dieci volte più imponenti di quelle attuali, tanto il cosiddetto sovranismo quanto il volonteroso umanitarismo che gli si oppone sono paurosamente sottodimensionati.

Vero è che la sotto-dimensione sovranista è eticamente miserabile e la sotto-dimensione umanitarista, perlomeno, decente. Ma cosa vale, l’attuale dibattito sui migranti così come sull’insieme dei problemi economici, sociali, politici, di fronte all’ipotesi che sì, effettivamente, l’umanità abbia sovvertito almeno un paio di leggi fondamentali della natura?

Ogni volta che sento parlare un evoluzionista o un climatologo o un demografo mi auguro che sia una persona di cattivo umore. Nel caso non lo fosse, e le sue mappe e i suoi numeri siano la fotografia plausibile del nostro immediato futuro, la sola deduzione possibile è che la scala locale e nazionale è solo un comico, patetico trabiccolo; e la scala globale, lo sguardo globale, uno strumento ancora tutto da inventare.

[Da la Repubblica del 2 ottobre 2018]