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Quanto tempo passerà prima che Ponza resti senza ponzesi?

di Vincenzo Ambrosino
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Prima dell’esodo autunnale qualcuno ha avuto la possibilità di assistere al Museo ad una interessante esposizione dal titolo “Opere di urbanizzazione e nascita della comunità a Ponza nel ‘700: un percorso attraverso carteggi, progetti e piante”.

Nel ‘700 il re Borbone ha pensato di colonizzare le nostre  isole con persone,  opere e azioni concrete di sostegno sociale e morale.
Abbiamo dovuto poi aspettare circa duecento anni – gli anni settanta/ottanta – prima che lo Stato Democratico, attraverso la Regione Lazio, si ricordasse delle isole Ponziane, producendo un progetto organico per finanziare opere e sostegno per abbozzare una vita sociale ed economica più adatta ai tempi moderni.

Purtroppo, dobbiamo tutti ammetterlo – a partire dai “Balzaniani, Porziani, Vigorelliani e Ferraiuoliani – oggi abbiamo ancora strutture che non funzionano (depuratore di Le Forna e le reti fognarie), alcune progettate e non si vede la via di realizzarle (porti e approvvigionamento idrico), altre che sono una vergogna per noi tutti (lo scempio della miniera e l’assenza di un museo), altre ancora che stanno arretrando (collegamenti marittimi e scuole) ma cosa più grave: stiamo vedendo che di anno in anno sempre più ponzesi partono in autunno: per questi ponzesi Ponza ormai è solo un’opportunità economica, non più una “scelta di vita”.

Ci vuole un nuovo monarca assoluto ma “illuminato” – come insegna il mio amico Sandro Romano – che possa attingere denaro dai suoi forzieri e idee dalla sua materia grigia per capire che non c’è più tempo da perdere: o salviamo la residenza invernale o è finita per l’isola che tutti diciamo di amare.

C’è chi tenta delle soluzioni  meritorie ma isolate.
Ho letto della riunione organizzata dalla Confcommercio di Ponza nella quale “Il presidente Acampora” ha posto l’attenzione sul valore di Ponza e sulla necessità di ottimizzare tante risorse turistiche lanciando la proposta di un Consorzio: “I Consorzi d’impresa sono un’opportunità per partecipare ai Bandi Regionali, in primis quello che uscirà entro l’anno e che prevede un finanziamento di 100.000,00 euro per azioni di arredo urbano, mobilità sostenibile, eventi, promozione ecc.”
Mi chiedo: con un Consorzio di Imprese salviamo la comunità isolana o alcune imprese locali?
Qualcuno della Confcommercio potrebbe dirmi giustamente: “Gli imprenditori pensano alle loro imprese; non possono sobbarcarsi l’onere di sostituirsi agli amministratori pubblici”.

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Ma cerchiamo di capire quali imprenditori si possono ancora permettere di fare queste affermazioni.
Assistendo a quello che è realmente successo questa estate una domanda da fare agli imprenditori della Confcommercio mi viene spontanea: vi siete accorti di stare in un mercato turistico basato sulla concorrenza spesso sleale? Vi siete accorti che noi facciamo turismo con “l’elmetto in testa”? Solo per fare alcuni esempi: c’è una guerra fratricida tra imprenditori per accaparrarsi consumatori in quei 30 giorni di ondata turistica. I turisti non chiedono ai barcaioli solo che tipo di proposta nautica danno ma che cosa si mangia a bordo. I locatori di barche fanno anche gli ormeggiatori. Agenzie turistiche  integrano la loro offerta di stanze e appartamenti inserendosi nel mondo della nautica. I bar e le strutture alberghiere propongono aperitivi musicali che durano fino oltre la mezzanotte per cui i ristoratori sono costretti a tenere le cucine aperte oltre le 2 di notte per intercettare avventori provenienti dagli aperitivi- musicali. Di tutto questo fanno le spese i gestori dei locali notturni – ai quali si intima di spegnere la loro musica all’ una di notte – quindi questi “non sapendo di che morte devono morire” si vanno improvvisando anche nella ristorazione. In questa pazzia del “si salvi chi può” riusciamo anche a trovare l’albergatore “tibetano” che chiede il massimo silenzio per la rigenerazione della vera anima turistica.

Tutti hanno le loro ragioni perché l’obiettivo di sopravvivenza individuale è quello di fare incasso in pochi giorni ma ci deve essere qualcuno che cominci a fare una sintesi imponendo le regole per il bene comune.
Si spera quindi che un eventuale consorzio, se non sostituirsi all’amministrazione comunale, possa almeno riparlare di regole chiare per permettere di migliorare i servizi offerti e garantire anche il rispetto degli investimenti di tutti gli operatori turistici migliorando progressivamente l’immagine turistica.

Intanto in questo contesto di autogestione del territorio economico da parte degli operatori turistici chiedo, sia ai commercianti che agli amministratori: quale turismo stiamo producendo? Possiamo ancora adeguare le nostre imprese e i nostri investimenti ad inseguire la domanda turistica?
Questa nostra azione imprenditoriale che insegue – aggressivamente – la domanda turistica sta portando, da una parte, ad un evidente arricchimento di pochi e dall’altra sta distruggendo possibilità di nuova occupazione, consumando ambiente naturale e producendo esodo invernale.
Questi pochi “vincenti” dominando l’offerta turistica, consapevolmente o inconsapevolmente stanno portando l’isola a diventare un villaggio turistico.
In questo modo i cittadini di Ponza che hanno fatto una scelta di vita ponzese stanno  – inermi e/o ignari – assistendo “al taglio del ramo che ci tiene legati all’albero?”

Ma come si dice: “Il gatto si morde la coda” infatti fra pochi giorni chiuderanno il 90% delle attività commerciali, il 60% dei ponzesi andrà a svernare in continente: con chi si potranno creare le premesse per un cambiamento di cultura sociale, economica, ambientale?
I ponzesi – tra cui pochi commercianti e imprenditori – che resteranno saranno impegnati a sobbarcarsi tutte le emergenze strutturali, economiche ed organizzative prodotte da una visione distorta del vivere l’isola, ma poi NON verranno riconosciuti, dalla amministrazione come il NUCLEO RESISTENTE da salvaguardare e da cui ripartire.

Questa analisi – per cercare di trovare contromisure – non so proprio da chi potrà essere sviluppata in autunno: dai commercianti della Confcommercio che resteranno sull’isola? Dalle associazioni politiche e culturali che a volte si fanno vive? Dalla maggioranza o dall’opposizione?

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Ma una cosa è certa e i progettisti del nostro Piano regolatore ce lo hanno indicato chiaramente quando hanno individuato i quattro serbatoi genetici nel loro piano regolatore generale: salvaguardare i serbatoi genetici è necessario per ricolonizzare l’isola di specie autoctone. Così io dico: proteggere la residenza invernale è necessario per conservare valori culturali e sociali e costruire dalle fondamenta una nuova organizzazione commerciale per una offerta turistica a misura di isola.  

 

Aggiornamento del 27 settembre c.m.

La vignetta di Vigorelli (dalla pagina FB “gruppo consiliare tutti per ponza”) proposta da Vincenzo Ambrosino (vedi commento)

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Appendice dell’8 ottobre

Immagine di cui al commento di Vincenzo:

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