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E’ l’autunno, bellezza!

di Francesco De Luca
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Cosa è questo lento impigrirsi ad ascoltare alle otto del mattino il battere della pioggia sui muri?
Soltanto ieri la luce vivida del sole spronava ad affrontare le ore col piglio di chi dal sole sull’isola trae benessere, col mare che invita alle gite.

Questo giorno trova tutti impreparati e stupefatti.
Nella banchina Di Fazio dai locali non escono le solite figure a preparare i barconi per ospitare i bagnanti in visita a Palmarola o a Zannone. Soltanto qualche incerata rossa sgargiante si agita in coperta. Ma i gesti mirano a riparare gli oggetti dalla pioggia, a tirar dentro qualcosa che non deve bagnarsi. Mentre più numerose sono le macchine che vanno in direzione della Parata. Lì, in quelle stanzette nate per ospitare detenuti, sono tornati a far sentire le voci squillanti i bambini delle elementari. E’ un vocìo disordinato eppure lieto perché attesta che quest’isola ha un futuro da costruire. Fatto di conoscenza, di sensibilità, di isolanità.

Come quando ci andavamo noi e i maestri severi a dominarci e le maestre benevole a coccolarci, e Giannino (il maestro) dirimeva le scartoffie della segreteria e la bidella Luisa teneva serrato il portone d’entrata.

Oggi quest’acqua che dal cielo scende a pulire gli acciottolati segna l’incipiente autunno. L’isola appare meravigliata che l’estate affollata possa essere già definitivamente passata. Un’altra estate.

Sul Corso incontro quelli che vedrò da oggi quasi tutti i giorni. Lenti per il passo invecchiato, rassegnati perché la conta dei giorni si assottiglia.

Un trolley mi distrae: è una coppia che si trascina dietro il bagaglio. Sta venendo o sta partendo ? A me pare che stia venendo. Così anch’essa rimarrà colpita da quelle signore che ieri e ieri l’altro ho visto posizionarsi su spigoli strategici, e aprire un treppiedi e deporvi un foglio e tracciare le forme di un paesaggio a noi noto ma per loro inconsueto e affascinante.

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Proprio come lo vedemmo fare negli anni della nostra fanciullezza quando le linee architettoniche di quel pugno di case colorate e gli stretti scorci attiravano altri artisti, altri personaggi, altre singolarità.

Ponza oggi si è svegliata con l’acqua che scende dal cielo. Lava i grappoli d’uva, pronti per essere colti. Qualche vignaiuolo si rallegra perché ha già vendemmiato e dunque il vino sarà asciutto, mentre altri sono preoccupati perché domani è giorno di vendemmia e, se piove, bisognerà rinviare.

Ma l’acqua che viene dal cielo e che sta ombrando le ore di questa mattinata incide un segnale per tutti noi.
Le stagioni della vita non si fermano. Vanno valorizzate, non declamate e nemmeno bestemmiate.
Che questo autunno sia propizio ai nostri intendimenti.

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