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Epicrisi 189. Il desiderio del volo

di Rosanna Conte

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Questa settimana vorrei partire dalla triste vicenda delle sule di Genova [2] che ha visto un piccolo della specie, un pullo, morire strangolato dai fili di plastica del suo nido.
Gli uccelli in genere suggeriscono libertà, assenza di confini, e quelli marini aggiungono a ciò il fascino del mare, la sua potenza, il suo profumo, la sua immensità.

Le aspirazioni umane sono il nostro volo, la nostra capacità di superare ostacoli insormontabili e di librarci nell’aria senza farci imbrigliare dai lacci del quotidiano terreno.

La morte del piccolo pullo strangolato dal filo di plastica, elemento anomalo dell’habitat degli uccelli in genere, ma frutto dell’adattamento della specie all’ambiente, ci suggerisce che bisogna volare alto ma, per non cadere, bisogna conoscere bene l’elemento terreno.

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Tea Ranno [4], con la sua magistrale scrittura, ci fa volare nel mondo dell’arte, dove puoi creare il tempo che vuoi secondo come ti serve, personaggi simbolici o metaforici che siano, azioni che creano o stigmatizzano una storia. Bellissimo il trailer [5] del suo ultimo libro in cui la vita nella sua bruttezza, nel suo dolore, nei suoi rimorsi e nelle sue angosce aspira ad essere cantata: la poesia vola, ma parte dal terreno, dalla materia. E’ questo il movimento che dovremmo imparare.

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L’isola [7] di Duilio Del Prete – una delle “canzoni della domenica” di Sandro Russo – è terribile nella sua sincerità: perché abbiamo trasformato l’essere umano felicemente inserito nel suo contesto naturale in un individuo civilizzato con divieti e valori estranei – il guadagno, il danaro, il potere, l’ipocrisia, la lotta quotidiana dell’uno contro l’altro – facendolo scendere precipitosamente dal cielo su una terra infida e poco accogliente?

Di quel mondo lontano, da età dell’oro, ci restano i ricordi e la poesia dei primi millenni della nostra storia, di quando venivano prodotti quei cocci di creta, affreschi e disegni, schegge di pietra e metalli, descritti da Ischia da Isabella Marino [8]. E’ stato molto lungo il percorso fatto dai nostri predecessori per arrivare alle conquiste di conoscenza che hanno prodotto la civilizzazione e man mano che procedevano ciò che era stato reale è diventato utopia. Potremmo arginarne le conseguenze recuperando valori oggi non certamente gettonati, ma che permangono nei meandri delle nostre coscienze e dei nostri desideri, dando forza alle ali dei nostri voli.

Considerate le riflessioni di Domenico Musco in Oltre il S. Lucia [9], bisogna dire che i voli possono essere pindarici anche se le distanze temporali sono brevi. E’ questo il regalo della modernità del terzo millennio. La virtualità si fa realtà e uno spazio-tempo generazionale diventa un abisso se non riesci a gettare da subito dei ponti.

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Certamente è stata questa la preoccupazione di Camilleri [11] nello scrivere la lettera alla nipotina per spiegarle le ragioni della sua vita, i valori che l’hanno guidata. Col racconto della storia di punti nodali del fascismo il grande scrittore siciliano ci dice che tramandare la conoscenza è la chiave di volta su cui creare il ponte che unisce le generazioni.

E bene ha fatto Emilio Iodice a scrivere le sue Lezioni dalla Storia [12] (nella magistrale traduzione di Silverio Lamonica in più puntate: questa [13] e questa [14] le più recenti) recuperando anche fatti di cui poco si sa o si parla, sebbene ciò che può attrarre i ragazzi di oggi non sia la semplice conoscenza di eventi lontani da loro, anche se parlano di giovani di altri tempi.

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Ciò che può interessarli è caso mai la gestione delle pulsioni e dei sentimenti propri della loro eta’, per cui i “racconti erotici” [16] di Silverio Guarino, che possono trasportarli in un mondo lontano anni luce da loro, sebbene risalga a soli cinquanta anni fa, potrebbero farli voltare indietro per un po’. Dovremmo essere noi bravi a cogliere le opportunità.

In un certo qual modo Ponza in tavola [17] potrebbe dare il suo contributo e aiutare a costruire ponti intergenerazionali attraverso la conoscenza della tradizionale cucina ponzese che i nostri antenati elaboravano con quanto riuscivano a trarre dalla terra o dal mare, con la loro fatica, la loro inventiva, la loro semplice tecnologia. Nelle pietanze tramandate nelle nostre famiglie i ragazzi possono ritrovare i sapori dei piatti dei nonni e le percezioni sono il miglior veicolo di apprendimento poiché il loro ricordo permane nel tempo.

E’ proprio la nostalgia dei sapori passati a dominare il racconto di Vittoria Tedeschi che descrive la resistenza attiva a Norcia dopo il terremoto [18]: le percezioni olfattive, visive e gustative sono il ponte con quanto è andato perduto.

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Se riusciamo a non far recidere il legame generazionale c’è speranza anche per quel cambiamento di impostazione economica dell’isola di cui parla sempre Vincenzo (e non è il solo) e che questa settimana ce lo ricorda riportando un articolo su Gallipoli [20].
E’ ovvio che solo con azioni sinergiche che vedono coraggiose scelte amministrative coniugarsi con scelte culturali locali si può pensare di arrivare anche a scelte economiche innovative, ma la catena affettiva che lega il passato e il presente, va tenuta sempre in efficienza, sottraendola alla ruggine.

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Le dipartite di questa settimana (Salvatore [22], Giovanna [23] Adele [24]) ci testimoniano come gli affetti siano il legame più solido e sicuro per trattenere ancora un po’ con noi un mondo che per i giovani è passato o addirittura inesistente perché mai conosciuto, ma che ci riporta echi e richiami che alimentano il nostro desiderio di volo per la loro semplicità e sincerità, per la loro forza e il senso dell’operosità. Il nostro desiderio di librarci nell’aria come le sule non è dissacrante come il volo di Icaro, ma è indice dell’aspirazione umana a far decantare la sua parte materiale per dare spazio e aria alla mente e al cuore, mantenuti con sottili e resistenti fili legati alla terra.

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Sono ancora molti gli articoli che questa settimana possono suggerire buone riflessioni, ma per non dilungarmi troppo ne riprendo solo qualcuno.

Che l’ignoranza sia amata da chi vuole mantenere stretto il suo potere non è una scoperta di Sang’ ‘i Retunne [26], ma lui l’ha contestualizzata molto bene ed è utile ricordarlo spesso. La riflessione critica, ma sempre saggia e garbata, di Enzo Di Fazio [27] sul funzionamento degli autobus a Ponza, va ripresa e rimarcata. Invece la mostra sulla  Colonizzazione di Ponza nel 1700  [28] offre sfaccettature di analisi diverse, che per ora si fermano alla valutazione positiva che viene fatta sia dei contenuti che dell’iniziativa.

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L’appello delle associazioni del Tavolo Asilo [30] è certamente quello che può chiudere questa epicrisi in sintonia con quanto esprime: evitiamo di uccidere per l’ennesima volta il desiderio di volo dei migranti. Ne hanno passate di brutte prima di arrivare ai barconi ed hanno imparato sulla propria pelle e sul proprio corpo quanto sia doloroso entrare nel mondo progredito di cui siamo fieri.
Il loro desiderio di volo era già diventato lotta per la sopravvivenza prima di partire da casa e noi dobbiamo restituirglielo perché un popolo senza desiderio di volo è destinato alla decadenza e a noi servono persone col desiderio del volo.

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