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Un ciclo si chiude. O forse no. Se ne apre un altro. Adele Vittorio. La ricordo da fanciullo, bellissima. Faceva gruppo con tanti ragazzi che nello slargo di Santantuono giocavano e si organizzavano per andare al mare. Una generazione di giovanotti, splendidi per vivacità e bellezza. In armonia col borgo del Porto che in estate si dispiegava pigro al sole. Dopo il rito in chiesa, sulla piazzetta, ci sono Aniello De Luca, Michele Martinelli, Giovanni Ronca, Angelone. Oggi anziani nel corpo ma gli occhi brillano di gioventù. Perché? Perché quell’incontro ha suscitato in loro ricordi. Ricordi di una compagnia spensierata, in un’isola intoccata dal demone dell’affarismo. Più povera, più rassegnata, e più felice. Michele Martinelli racconta che lui e la sorella furono inviati a studiare a Napoli. Ma per accedere alla scuola Media occorreva superare l’esame di Ammissione. Questo doveva essere espletato a Ischia. Ma… come andare a Ischia? Angelone si avvicina. Giovanni mi sussurra: “Facevamo parte dello stesso gruppo musicale. Io suonavo la chitarra e Angelone la batteria. Suonavamo nei festini, per rallegrare la compagnia. Pensa – mi confida Giovanni – che allora le voci di sopra Giancos si sentivano giù a Santantuono”. Questa era Ponza, allora, e la vita sociale sapeva di solidarietà. Si era tutti legati alla stessa terra che si amava perché sosteneva la sua gente e doverla lasciare era doloroso. Michele Martinelli, oggi porta la sua età con spirito giovanile. Quest’isola ha del magico. Più ci si immerge nelle storie dei suoi figli e più ci si si sente ammagliati in una rete di riferimenti, di sentimenti, di nostalgie, di amori. Che sono reali, non immaginari. Che pulsano autenticità, non smorte finzioni. Angelone ci saluta e se ne va, Aniello segue un suo pensiero fisso: Dio tesse per noi la rete della nostra identità. Giovanni, oggi in compagnia di un bastone, rimane abbacinato da come tutto nella vita si componga in un’armonia. Michele si allontana. “Ciao Giulia” – grido alla piccola. E lei, sorridente e schietta risponde: “Ciao”. Il ciclo si chiude, o forse così appare. Il passato si fonde nel presente e dispiega il futuro.
Immagini: Foto di Ponza com’era, selezionate dalla Redazione 1 commento per Un ciclo si chiude. O forse no. Se ne apre un altroDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Questa è la memoria che deve rimanere scritta indelebilmente nei nostri cuori e nella nostra mente.
E Ponzaracconta rappresenta lo scrigno ideale dove conservare gelosamente e per sempre tutto ciò che la tradizione orale non potrà mai mantenere viva.
Grazie, Franco.