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Ci ha lasciato Claudio Lollidi Sandro Vitiello . Non credo che tra i giovani o tra i meno giovani ci sia qualcuno che lo conosca, che abbia ascoltato qualche sua canzone, che abbia sentito parlare di questo cantautore emiliano che raccontava “l’angoscia metropolitana”. Claudio Lolli per quelli come me che hanno vissuto intensamente gli anni settanta era un punto di riferimento importante. Lui era capace di leggere la realtà nelle sue mille sfaccettature. La delicatezza con cui si affronta il tema dell’amicizia tra ragazzini e la paura di diventare grandi trovano le parole giuste in “Michel” , Ti ricordi, Michel di come era esclusiva la tenerezza che ci univa, La rabbia e l’impotenza davanti alle bare dei morti dell’Italicus: ennesima strage fascista portata a compimento con la connivenza di una parte delle istituzioni. Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza… Le contraddizioni della piccola borghesia alla quale apparteneva anche la sua famiglia Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia ..oppure semplicemente narrare l’incapacità di scegliere cosa fare della propria vita Nei prati verdi della mia infanzia, nei luoghi azzurri di cieli e aquiloni, Spesso qualcuno tra noi – tra quelli con cui ho condiviso certe passioni – diceva che Claudio Lolli era una palla e certe sue canzoni, onestamente parlando, non erano il massimo dell’allegria. Però lui aveva ed ha, per quanto mi riguarda, la capacità di andare a toccare le corde più intime dell’animo umano. La sua canzone più bella a mio parere rimane “Ho visto anche degli zingari felici”. E siamo noi a far bella la luna …E mi viene in mente una sera di luglio del ’77 dalle parti di Vimercate.
Su YouTube Claudio Lolli in: “Ho visto anche degli zingari felici” dall’album omonimo, del 1976 . .
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