Ambiente e Natura

Erotika ’60. Quasi…

di Francesco De Luca

 

Perdonate se questo pezzo può apparire d’occasione. E’ che Silverio Guarino, per il caldo eccessivo, da questo Sito ci ha invitato ad andare sulla Panoramica ad ossigenarci, Adriano Madonna gli ha fatto eco invitandoci sul Mariroc. Luisa Guarino si è dichiarata disposta a seguire… ma poi mi hanno fermato Tommasino, Antonio, Silverio, Gigino… e tutti loro si sono dichiarati smaniosi di prendere ossigeno, raccontandomi fatti ed episodi. “Scrivili tu – mi hanno detto – e mandali a Ponzaracconta. Tu sei di casa! ”

Io il racconto l’ho trascritto come da viva voce. Il narrante è Gigino. Tralascio il cognome, così tira di più. E l’erotiko? Quello… era a portata di mano… ma…

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La sera prima si disse che partire di mattino presto sarebbe stata una trovata fantastica. Le cale dell’isola dominio dei gabbiani e le acque soltanto per noi. Ma l’indomani non si vedeva nessuno. Avevo già predisposto il barchino col motore e il serbatoio colmo, avevo dato una sistemata ai sedili e al pagliuolo perché non sembrasse la barca usata da mio padre per la pesca. Gusci di granchietti, teste di pesci, acqua fetida Insomma si voleva fare bella figura con le due ragazze conosciute al Mariroc.
“Dove avete fatto il bagno? A Frontone ? Sì, ma ci sono posti migliori!”
“Certo – era intervenuto l’amico Silverio – ci sono posti dove l’acqua è magnifica…”.
“Va bene – disse una delle due – domani mattina al porto ”.

Una Daniela e l’altra Gina. L’accento era del nord. Il Mariroc, quella sera non era pieno e le canzoni non soltanto creavano il clima giusto ma si facevano anche apprezzare perché permettevano di ballare e di scambiare qualche parola.

Le accompagnammo all’Hotel Bellavista. L’appuntamento era per il mattino seguente. Ma quale mattino? Io ero agitato e in attesa. Silverio si fece vivo alle dieci. “Quelle stanno in vacanza, figurati se si alzano presto…!”.

Alzarsi presto è una cosa ma qui stavamo avvicinandoci a mezzogiorno. Alle undici attraccò la motonave ‘Isola di Ponza ’, da Anzio. Altri turisti e gli interessati erano al molo per accoglierli.. Vedo Erasmo, il proprietario del Bellavista: “ Era’… ci sono due ragazze da te, sai se si sono alzate?”

“Sì, le ho viste – rispose Erasmo – sono scese giù nella spiaggetta.”.

Io e Silverio diventammo furiosi. “Ma come… ci danno appuntamento …”

“Sono due segretarie d’azienda – proseguì Erasmo – stanno in vacanza premio… ieri sera erano un po’ alticce e… vi hanno accontentato…”

“Accontentato ? Quello ci devono ancora accontentare. Mannaggia…”.

Decidemmo in fretta di arrivarci con la barchetta. Là stavano, nella spiaggetta. Noi ci avvicinammo come se nulla fosse accaduto e loro, come se nulla fosse accaduto, presero le borse e salirono a bordo.

Mezzogiorno, il sole non perdona. Ci fermammo a Chiaiadiluna. Bagno bellissimo ma occorreva un riparo. Il tendalino, non esisteva ancora, ma la grotta di Capobianco sì. Puntammo lì. All’ingresso bisogna abbassare la testa. “ Oh Dio … – ansima Gina – io non respiro qua dentro, non posso venire …”
Marcia indietro. Daniela rassicurava l’amica, anzi la spronava: “Guarda… si vede l’uscita… è un attimo… e poi vuoi mettere… passare sotto una montagna !”

Macché… Gina si vedeva che era impaurita dal buio. Decisi: proprio prima della grotta ci sono delle calette. In una c’è una minuscola spiaggetta. Proposi: “Silverio fa compagnia a Gina qui e io porto Daniela a vedere il tunnel marino ”. I due scesero e noi imbucammo nella grotta. Lo aspettavo quel momento , anzi l’avevo sognato, per osare un approccio più ravvicinato, più carnale. La grotta è tale che può essere esplorata in due minuti oppure in venti. Si tratta di rallentare il motore, far finta che si urta lo scoglio, insomma agitare l’ animo per poi placarlo col rimedio che la natura ci ha dato. Io stavo facendo bene la mia parte, e pure lei.

Dal mare, nuotando con irruenza, compare Silverio. “Cosa è successo? Come sta Gina… anzi dove sta?”
Silverio saltò a bordo e disse che si era accostato alla spiaggetta un motoscafo. Un certo dottor Gambirasi.
“Il dottor Gambirasi – intervenne Daniela – Quello è il nostro principale, il padrone della ditta. Dove sta ? Ci vado pure io”.

La situazione cambiò radicalmente. Stavo ad un passo dalla conclusione… ma Silverio era nero, Daniela scalpitava per uscire all’aperto. Cosa potevo fare ? Uscimmo dalla grotta e un bel motoscafo sembrava aspettarci, con Gina che gridava giuliva, e chiamava l’amica.

Accostai. Le due ci lasciarono. Gambirasi fece rombare l’entrobordo e diresse verso Palmarola. Noi rimanemmo lì.

“E ora – cominciò Silverio – ma almeno la grotta tu ce l’hai fatta vedere… io… ho raccolto i vetrini colorati. Quel tizio da lontano l’ha riconosciuta. Passava là fuori, e poi s’ è messo a chiamare Gina… Gina… L’ha riconosciuta da lontano.
“E tu?”
– rivolto a me
“Io stavo quasi per conoscerla – risposi – ma le presentazioni non si sono concluse. Stasera… al Mariroc… stasera mi butto ”.
“Sì, sì – riprese Silverio – Gambirasi e mo’ le lascia… le conosce bene e da più tempo. Ti vuoi buttare? Secondo me ti fai male!”

3 Comments

3 Comments

  1. Martina Carannante

    2 Agosto 2018 at 12:53

    Bellissima! De Liuc ancora rido, con tutto il rispetto eh! 😉 Scherzi a parte bellissimo racconto, di una Ponza completamente diversa, ma allo stesso tempo simile ad oggi. Certo il Mariroc non c’è più, il suo posto è stato preso dal MaMafè e tantissimi locali notturni. Anche le tecniche d’approccio sono leggermente cambiate… i giovani d’oggi sono più sfacciati ed intraprendenti; – ti dirò – i ragazzi ponzesi la tecnica della barca e delle cale nascoste la usano ancora! Qualche volta va a buon fine, ma tantissime altre vanno alla deriva eppure a distanza di anni la tecnica continua ad esser tramandata!

  2. silveria aroma

    2 Agosto 2018 at 15:42

    Era l’estate del 1983. Avevo tredici anni. Dopo aver insistito con mia madre fino a romperle i timpani, ottenni di poter andare al Covo (quello che per me sarà sempre il mitico Covo Nord Est), ovviamente scortata da mia zia; vigevano altre regole per le uscite notturne.
    Del Mariroc non ho mai varcato la soglia per ovvie ragioni, ma ricordo la musica che – superando senza ostacoli un tratto di mare – arrivava sulla spiaggia di Santa Maria. E fu lì, mentre aspettavo che mia nonna e mia madre finissero di lavorare per andare a letto, che mi arrivò il suono di una canzone che non ho più dimenticato, e che ancora oggi mi riporta a quelle estati. Si trattava di “Enola Gay”, Orchestral Manoeuvres in the Dark.

  3. Silverio Guarino

    2 Agosto 2018 at 22:38

    Non confondiamo ‘u càndere c’arciula.
    Il mio “Erotica ’60”, che continuerà per tutta l’estate, vuole essere solo il ricordo misurato e pudico dei nostri primi impacciati approcci con l’amore dei sedici anni. Non ha la pretesa di misurare la capacità di raccontare le facili conquiste delle “forestiere”, italiane e straniere, che venivano sull’isola per puro divertimento.

    Vuole solo ricordare come invece riuscivamo a manifestare il nostro amore con quelle “prede” che sarebbero poi divenute le nostre donne o le donne della nostra vita.

    Sul mio comodino si trova infatti l’“Ars Amandi” di un certo Ovidio, testo conosciuto da pochi e non certo l'”Ars Trombandi”, di autore ignoto, ma a tutti noto.

    Mi rendo conto che nelle mie parole scritte si potrebbe trovare una “caduta di stile”, ma: “tant’é”.

    Silverio Guarino

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