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Numerologia dell’8. La Francia ha vinto i mondiali di calcio battendo la Croazia in finale. Un piccolo salto indietro – 1948 – appena cinquant’anni prima. Il 9 gennaio 1948 nasce in Sicilia Franca Viola, donna simbolo dell’emancipazione femminile in Italia. Ci sembra naturale votare, ci sembra naturale scegliere un indirizzo di studio, ci sembra naturale lavorare. Decidere se diventare madre o no, scegliere di avere un marito o no, avere un compagno o una compagna accanto. Tutto ci sembra possibile; dimentichiamo troppo spesso che prima di noi altre donne hanno combattuto, hanno sofferto, hanno pagato con- e sulla propria pelle, in nome di una libertà che talvolta mi sembra sprecata. Mi pare – a tratti – di non intravedere più una virtù che danza nel nome di una femminilità sacra, ma di trovarmi a rimirare una sconfortante fila di mutande idrosolubili. Cammino. Rubo una pera (grazie albero!) lungo una strada sterrata, è un po’ acerba ma succosa. Come si è giunte a credere che l’essenziale abiti in unghie lunghe centimetri – ricostruite – e laccate come dorate palle di Natale, ciglia finte, capelli finti, tette finte, e bocche da gestire dopo lunghi esercizi di rieducazione alla parola e al deglutire. E’ perfetto se lo si fa per il proprio piacere, per la propria gioia, ma se si pensa di colmare i vuoti interiori con silicone e botox stiamo messe male, e se per essere amate pensiamo di dover corrispondere a precisi stereotipi (che variano secondo il livello socio – culturale) allora siamo fottute. E lo stupro è opera nostra. Così pur di soddisfare bisogni che salgono dal profondo, ma inciampano sul pizzo di una sottana, ci si può dimenticare della propria figlioletta che avrebbe bisogno di essere tenuta lontana da certa sporcizia, protetta e non lasciata in balia delle onde e della notte. Oh, Cosetta! e la tua oscurità. Non dovrebbe risultarci normale incontrare ragazzine alticce che urlano frasi del tipo: Grazie! Grazie, se non fossi arrivata tu a rompere, me lo sarei fatto! Venghino Signori Venghino, qui si lanciano e si lasciano membrane, intoppi, limiti, dignità; tutto in un’allegra melodia alcolica, amara al risveglio. – Ho avuto una visione. Una figura femminile – sfuggita al ritratto di una martire – mi si faceva incontro… bella; una ninfa abbigliata solo di una stoffa bianca a coprire le pudenda. – Guarda che la ragazzina ubriaca in mutande, con le braccia incrociate per coprirsi il seno acerbo, l’ho vista anch’io, seguita dall’amica che non si reggeva in piedi. Benvenuti nel girone dell’inferno, quello in cui si uccide la divinità del femminile. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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