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I Mondiali di calcio, l’Europa e la politica. Basterebbero l’inizio e la fine di questo articolo – da la Repubblica di ieri, 13 luglio 2018 – per giustificarne la pubblicazione su Ponzaracconta; ma c’è molto di più: nel mezzo, una quantità di notizie e analisi di una grande scrittrice e giornalista sportiva. “È il nostro Mediterraneo, dove tutto si mescola, dove si accorciano le differenze e dove con un partita sarebbe meglio tifare per l’idea di tappare i conflitti e ridisegnare il futuro”. Il racconto Croazia e Francia sono affacciate sullo stesso mare. Diverso l’uso politico dello sport, di colore opposto le simpatie che attirano. Ma con qualche sorpresa di Emanuela Audisio Mosca. È una finale contemporanea, con in mezzo quel mare Mediterraneo che cucina lingue, religioni, orgogli. Lo sapeva bene Predrag Matvejevic (leggi qui), sempre in bilico tra asilo e esilio, che aveva scritto “Pane Nostro” (sul sito, leggi qui) e “Breviario Mediterraneo” (sul sito, leggi qui), un diario di bordo per ricordare a tutti che il mare unisce, non divide, e che bisogna sempre opporsi alle totalizzazioni. Francia-Croazia è una finale mondiale meticcia, poco classica, piena di umori diversi, è una visione del mondo e del vecchio continente opposta. Diverso anche l’uso dello sport con cui la Francia ha ricucito ferite e razzismi, mescolando figli e nipoti di immigrati per poter urlare e tweetare che in quel blu della maglia ci sono anche i cieli dell’Africa del Piccolo Principe, gli oceani polinesiani di Gauguin, tutti quei mon Dieu che ha cantato la Piaf e il blu della libertà di chi in ogni colonia ha cercato l’indipendenza. È un orgoglio che dà fuoco ad altre tensioni, è legna che brucia altre ideologie poco liberali, anche se il difensore Vida continua a scusarsi (forse perché è stato molto fischiato) per il suo video in appoggio al nazionalismo ucraino. In fondo la maglia a scacchi biancoerossa, da contrada da Palio di Siena, nasce dalla leggenda di un re croato che avrebbe battuto a scacchi, sempre di sport si tratta, un doge di Venezia, ottenendo in cambio libertà e controllo su alcune città dalmate. E ieri a Zagabria l’intero gabinetto del primo ministro Andrej Plenkovic ha tenuto la riunione di governo indossando quella maglia. Matteo Salvini, ministro dell’Interno, sarà a Mosca a tifare gli undici (e non Diciotti) della Croazia accanto alla presidentessa Kolinda Grabar-Kitarovic con cui si è già fatto fotografare a Innsbruck (con maglia). È per la Croazia anche Viktor Orbán, primo ministro ungherese, attivo nel gioco contro l’immigrazione extracomunitaria. Ma in fondo anche questo ricorda un vizietto mediterraneo. Facile dire che la Francia è un cielo aperto e la Croazia una porta chiusa. Che una accoglie e l’altra respinge. Ma non è nemmeno vero: perché a Ventimiglia e sui valichi di montagna a Bardonecchia le scene di caccia ai migranti sono brutte e la Croazia ha voluto fortemente entrare nell’Ue, battendo in semifinale ai Mondiali l’Inghilterra che poi ne è uscita. [Di Emanuela Audisio, da la Repubblica del 12 luglio 2018] File .pdf dell’articolo: E. Audisio. La finale del calcio che oppone due mondi 1 commento per I Mondiali di calcio, l’Europa e la politicaDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Ponza Racconta © 2021 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: |
Nella ricorrenza dell’odierna festa nazionale francese, e alla vigilia della finale dei Mondiali di calcio tra Francia e Croazia, proprio oggi pensavo a cosa sarebbe successo a Ponza… solo una cinquantina di anni fa. Staremmo tutti a festeggiare insieme ai “cugini d’Oltralpe”, con un Carnevale in piena estate e cantando “Allons enfants…”, parteciperemmo all’ennesima “operation marsalà”.
Ne abbiamo parlato tante volte: perdonerete “l’operazione nostalgia”. Oggi il francese non lo parla più nessuno, i “cugini” li detestano quasi tutti e gli italiani (immagino anche a Ponza) tiferanno Croazia. Considerazioni certo semplici e semplicistiche rispetto allo scritto di Audisio: ma un altro segnale dell’Europa che cambia.