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Estate con le meduse. Pubblichiamo – in condivisione con LT Oggi edizione odierna – la stesura completa dell’articolo del “nostro” prof. Madonna Abbiamo chiesto al Professore Adriano Madonna, biologo marino del Laboratorio di Endocrinologia Comparata dell’Università “Federico II” di Napoli, di darci una spiegazione sulla abnorme proliferazione di meduse che da qualche anno stanno “affliggendo” l’estate degli italiani, a volte addirittura presentandosi nelle acque costiere con pericolosi “amici oceanici”, come la caravella portoghese, scientificamente nota come Physalia physalis e altrettanto nota per la sua capacità di provocare addirittura il decesso per shock anafilattico (una reazione allergica che nelle sue massime espressioni è addirittura letale), se si ha la disgrazia di incappare nei suoi lunghissimi e invisibili tentacoli.
Da quanto mi è stato dato di verificare, nel centro Italia la presenza di meduse davvero importante è relativa in particolare alla cassiopea (Cotyloriza tuberculata), con l’ombrella gialla e le braccia corte costellate di tubercoli coloratissimi. La cassiopea, peraltro innocua, da qualche anno si presenta forte di numerosi eserciti. Un bell’incremento ha avuto anche Pelagia noctiluca, alias medusina viola, di certo la più pericolosa delle meduse nostrane, perché davvero i suoi tentacoli trasparenti lasciano il segno sulla pelle, come frustate, ma l’invasione della Pelagia non è una novità, perché già in anni passati questa medusina è stata protagonista di sgradite invasioni delle acque costiere, a volte causando addirittura la chiusura di numerosi stabilimenti balneari. Personalmente, sono dell’avviso che sulla forte proliferazione delle meduse influisca maggiormente l’ampliamento del periodo riproduttivo piuttosto che la diminuzione del numero dei competitori e di questo fenomeno il responsabile in prima battuta è il riscaldamento delle acque, ma non si può escludere che vi sia anche qualche altro motivo attualmente sconosciuto e riconducibile alla rottura di equilibri biologici. Le “nuove” meduse Alla classe Cubozoa appartengono specie con lunghezze comprese tra i 2 e i 30 centimetri e alcune sono estremamente pericolose: in Australia, diverse decine di persone sono state uccise dal cubozoo Chironex fleckeri. Più serio è il discorso per quanto riguarda la caravella portoghese (Physalia physalis), un sifonoforo definito comunemente medusa, nonostante non appartenga alla classe degli scifozoi (Scyphozoa) bensì a quella degli idrozoi (Hydrozoa). I sifonofori sono costituiti da una sacca piena di gas, lo pneumatoforo, che galleggia e, nel caso della Physalia, sporge sulla superficie del mare agendo come una vela. Fortunatamente, nel nostro golfo la caravella portoghese ancora non è stata avvistata, ma nel 2010 invase le acque della Liguria. Che cosa sono le meduse Le cosiddette meduse sono costituite più o meno tutte nello stesso modo e cioè sono distinte in due parti: l’ombrella e le braccia. La bocca in genere si trova all’estremità di un tubo detto manubrio, è dotata di una corona di tentacoli atti a catturare il cibo e immette in una cavità gastrovascolare, così definita perché svolge sia funzioni digestive sia funzioni circolatorie. Tra tutte e quattro le classi degli cnidari, quella degli scifozoi viene considerata la classe delle “vere meduse”. Benché questa classe sia piccola, nel senso che non annovera numerose specie, gli scifozoi sono presenti in tutti i mari e in tutti gli oceani. Alcuni si trovano a grandi profondità, altri nelle zone costiere. Inoltre, mentre la maggior parte degli scifozoi si nutre di piccoli invertebrati e pesci, alcune specie sono filtratici, come quelle appartenenti al genere Aurelia (Aurelia sp.). Il ciclo vitale delle meduse è molto strano: maschio e femmina emettono i gameti, quindi lo spermatozoo feconda l’uovo, da cui nasce una larva detta planula. La planula attraversa un periodo pelagico, cioè è libera e natante in acqua, poi atterra sul fondo, si fissa al substrato e si trasforma in un polipo (il polipo larvale, che assomiglia ad un piccolo fiore), che si accresce e si sviluppa per gemmazione, formando una colonia di polipi. Da uno di questi fuoriescono le cosiddette “efire”, minuscoli dischi situati uno sopra l’altro come una pila di piatti. Le efire si liberano in acqua, effettuano una metamorfosi e si trasformano in meduse. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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