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Corso Pisacane

di Rita Bosso

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Se i viaggi nello spazio-tempo fossero possibili, io saprei dove andare.
Mi fionderei nella foto in bianco e nero che Giovanni Pacifico ha pubblicato oggi: è casa mia, ne riconosco suoni e odori, potrei camminare bendata.

Siamo nei primi anni Ottanta, alcune ere geologiche fa.
Silverio Spignesi è ancora Silverio il parrucchiere, la sua bottega è quella più lontana, ha l’insegna disposta trasversalmente alla strada.
Le porte della macelleria sono chiuse, Luigi è puntualissimo e alle dodici in punto chiude bottega.
Brezza di Mare non soffia ancora; il negozio di abbigliamento dal tendone enorme si chiama Paraponziponzipo o qualcosa di simile.
Genoveffa ha il negozio nella sede storica, dove oggi c’è il Brigantino; all’epoca Silverio e Pina erano già in commercio ma la loro bottega si trovava sulla scaletta che dal Mamozio conduce in piazza, di fronte al caffè Tripoli. [2]

Poi c’è Regine; il cancello fuori misura della vetrina mi dice che siamo tra il 1980 e l’85, finalmente ci siamo decise a rifare il cancello, oramai ridotto a un blocco di ruggine, ma il fabbro è stato un po’ abbondante e il cancello è alto il doppio di quanto doveva essere.
Giuseppe Mazzella e famiglia sono tornati da poco dall’America, servono polli e pizze al riparo della grande tenda a strisce bianche e rosse.
La sedia di Biagino è temporaneamente vuota, lui è all’interno, dietro al bancone, a vendere un giornale o un giocattolo. “Chiagnite, guagliù” è il suo slogan geniale, diretto ai bambini che sostano davanti alla vetrina dei giocattoli. Chiagnite,  il giocattolo ve lo dovete conquistare, ne avete già ottenuto uno ieri sera e mamma sembra voler tenere duro ma la vostra tenacia e le vostre lacrime avranno la meglio.

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Tra qualche anno arriverà Taba, le persiane si apriranno, la bellezza di Paolina e la simpatia di Carlos illumineranno questo tratto di strada ma adesso, attraverso le doghe delle imposte, sembra diffondersi l’odore del pane di Temistocle, che qui aveva bottega sino a pochi anni prima.
In primo piano il Ponpon con le sue vetrine, la calce appena data sui muri e sulla striscia di basoli, la maglieria di buon cotone appesa alle grucce ma niente griffe, niente concessioni alle mode. Il Cavaliere posa con suocera e moglie, poi riprenderà le sue vasche lungo il corso, aggiornerà le sue statistiche.

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