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Questa Europa…

di Vincenzo Ambrosino
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Questa Europa non ha niente a che vedere con quella sognata da Spinelli nelle nostre isole.

“Nel 1936 il ministro dell’economia del terzo Reich aveva proposto il ‘piano Funk’ che in sintesi dichiarava: la Germania fosse paese d’ordine;  che tutte le monete dovevano comportarsi come il marco tedesco; che l’industria la sapevano fare solo i tedeschi quindi era giusto che si specializzassero e il resto dei paesi, Italia compresa, dovevano dedicarsi all’agricoltura, al turismo e al benessere (anche dei tedeschi). La differenza profonda che c’è dal 1936 ad oggi e che la Germania questa supremazia, prima la volevano imporre via militare, con la forza, mentre oggi hanno inventato un meccanismo chiamata Europa Unita che porta gli stessi effetti e nella quale i tedeschi hanno questa posizione chiamiamola ideologica dominante.” (Paolo Savona)

Voi direte che ha ragione il Presidente Mattarella ad avere delle preoccupazioni sentendo proporre dalla Lega di Salvini a ministro dell’economia proprio Paolo Savona; ma io dico che la storia passata e quella recente vanno rilette per capire se questa Unione Europea ha onorato il sogno di Spinelli per cui se ha senso continuare a stare in un’organizzazione che serve i capitali e non i popoli.

La terza parte del manifesto di Ventotene viene assolutamente ignorato da questa Europa.

Spinelli scriveva: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista… cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita”.

Al contrario il capitalismo mondiale e quello europeo stanno riproponendo lo schiavismo!

Spinelli non  voleva una economia uniformata agli interessi più forti, affermava infatti che le “spinte degli interessi individuali devono essere lasciate libere di agire in quanto portatrici di progresso”, e da vero socialista democratico dice che “la proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio”; che “non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un’attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori”;  “le imprese che si vogliono mantenere in vita per ragioni di interesse collettivo ma che, per reggersi, hanno bisogno di dazi protettivi, sussidi, ordinazioni di favore ecc.”; né “le imprese che per la grandezza dei capitali investiti e il numero degli operai occupati, o per l’importanza del settore che dominano, possono ricattare gli organi dello Stato, imponendo la politica per loro più vantaggiosa”; e in tutti questi casi si dovrà procedere senz’altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti”.

Tutto quello che vediamo sotto i nostri occhi in campo economico e di politica delle imprese vanno in direzione opposta rispetto al sogno di Spinelli.

Scrive ancora Spinelli nel suo Manifesto che “le caratteristiche che hanno avuto in passato il diritto di proprietà e il diritto di successione hanno permesso di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze, che converrà distribuire durante una crisi rivoluzionaria in senso egualitario, per eliminare i ceti parassitari e per dare ai lavoratori gli strumenti di produzione di cui abbisognano, onde migliorare le condizioni economiche e far loro raggiungere una maggiore indipendenza di vita. Pensiamo cioè a una riforma agraria che, passando la terra a chi la coltiva, aumenti enormemente il numero dei proprietari, e a una riforma industriale che estenda la proprietà dei lavoratori nei settori non statizzati, con le gestioni cooperative, l’azionariato operaio ecc.”

Oddio… cosa è avvenuto nella nostra Europa, altro che emancipazione dei lavoratori, per questi si abolisce l’art. 18 ma anche alle piccole e medie imprese si impongono regole coercitive che ne impediscono l’emancipazione. Si è così distrutto l’imprenditoria italiana: l’industria, l’agricoltura, la pesca a beneficio delle multinazionali.

Spinelli afferma infine che “la potenzialità quasi senza limiti della produzione in massa dei generi di prima necessità, con la tecnica moderna, permette ormai di assicurare a tutti, con un costo sociale relativamente piccolo, il vitto, l’alloggia e il vestiario, col minimo di conforto necessario per conservare il senso della dignità umana. La solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica non dovrà, perciò, manifestarsi con le forme caritative sempre avvilenti e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori”.

Che cosa sono questi pronunciamenti ideali se non il reddito di cittadinanza proposta dai cinque stelle oggi?
Si può dire che l’Europa sognata da Spinelli fosse socialdemocratica, ma l’Unione Europea non lo è mai stata fin dalla nascita.

Con la Ceca, noi scambiavamo materiale umano in cambio di acciaio; la Cee venne fondata su un’impostazione liberista, di cui il Trattato di Maastricht del 1992 e quel che ne è seguito sono stati la logica prosecuzione a sfondo internazionale.

Fino agli anni Ottanta almeno, in Europa c’era due ideologie a confrontarsi. la socialdemocratica e liberista, dopo la caduta del muro di Berlino e il conseguente crollo dell’Urss, il liberismo è divenuto il pensiero dominante e oggi c’è omologazione assoluta tra le politiche dettate dalla commissione europea e quella degli Stati che solo apparentemente rimangono sovrani.

Ora tutti mass media devono scandalizzarsi se sentono alcuni economisti – non neo-classici né neo-liberisti –  parlare il linguaggio del popolo e non quello del capitalismo finanziario.
La stampa unita con il capitale è preoccupata della deriva “populista” che sta prendendo l’Italia. Io al contrario sono felice se  c’è qualcuno che scopre documenti come quello del 1936 del nazista Funk, e ce li porta a conoscenza.

L’anno scorso alla Merkel, Renzi e Hollande che onoravano la tomba di Spinelli nessuno ha ricordato che stavano infangato il Suo sogno.
Spinelli non voleva una Europa Neoliberista a guida tedesca: lui sognava una Europa socialista che vedeva il suo popolo felice ed emancipato e una Europa che insegnava al mondo la sua ritrovata pace e prosperità per tutti gli uomini della terra. Purtroppo non si è realizzata l’ Europa sognata da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni e bisogna che qualcuno quel sogno lo porti avanti con una vera rivoluzione socialdemocratica.

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