Attualità

Per chi ha a cuore il destino de “La Casa Internazionale delle Donne” di Roma

segnalato da Sandro Russo

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Non si fermano le proteste per la mozione della giunta Raggi, approvata il 17 maggio scorso, che vuole, stando a quanto si legge, “riallineare e a promuovere il ‘Progetto casa internazionale delle donne’ alle moderne esigenze dell’Amministrazione e della cittadinanza, attraverso la creazione di un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale e prevedendo con appositi bandi, il coinvolgimento delle associazioni”.
Una vicenda che – come hanno denunciato le stesse attiviste – mette a rischio l’esistenza della Casa delle donne.

21 maggio 2018
Casa Internazionale delle Donne, in migliaia al presidio in Campidoglio: “No allo sfratto”
Piazza del Campidoglio gremita nonostante la pioggia di cittadine e cittadini che protestavano contro il possibile fratto della Casa Internazionale delle donne. Attiviste della Casa, gente comune e volti più noti della politica e della cultura. Tra loro anche l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, le ex ministre Marianna Madia e Livia Turco, le consigliere comunali del Pd, la presentatrice Serena Dandini, l’attrice Sonia Bergamasco. La manifestazione è stata organizzata dopo l’approvazione in ‘Assemblea capitolina di una mozione che rischia di sfrattare la storica associazione dalla sede di via della Lungara, mentre in Campidoglio erano in corso nuovi incontri fra gli amministratori e le rappresentanti della Casa. (MariaCristina Massaro/Agf)

Guarda qui il video da YouTube:

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Qui di seguito un messaggio ricevuto via whatsapp: la voce delle tante amiche che hanno partecipato alla stagione eroica della Casa delle Donne e vogliono che il Centro rimanga attivo

Qualcuno si chiede perché le donne pretendano di non pagare l’affitto per la Casa Internazionale delle donne. Intanto, non è vero che non paghiamo l’affitto. Paghiamo tutto quello che riusciamo a pagare: più o meno la metà di un canone di più di 8000 euro al mese, insostenibile per chiunque svolga attività sociale.

Ma la Casa, a parte questo parziale mancato pagamento non costa un euro di denaro pubblico, non ha mai ricevuto un euro pubblico per le spese di gestione. Gratuitamente le donne tengono aperto tutto il giorno, sei giorni a settimana, a tutti e tutte il Buon Pastore, svolgono attività culturali e offrono servizi a donne che non se lo possono permettere. Pagano la manutenzione di un palazzo pubblico del 600, che spetterebbe al Comune di fare. Le donne della Casa, le associazioni femminili e femministe si stanno prendendo cura di un bene comune e, cosa, non certo da meno, stanno salvando e mantenendo aperto un luogo in cui si produce cultura e politica delle donne, si pratica la libertà e la solidarietà.

L’altra alternativa è che l’unica funzione del patrimonio pubblico sia servire per fare cassa, per essere venduto, come si dice nel nuovo “contratto di governo”, che l’unica misura che ne regola l’uso sia il mercato, che il patrimonio pubblico, che è di tutti noi, possa essere usato solo dai più ricchi.

Oppure che il suo destino sia essere abbandonato al degrado e poi svenduto, come è accaduto a Palazzo Nardini.

Partecipanti alla manifestazione di Roma contro la violenza sulle donne, 2017

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