di Rita Bosso
.
Pubblichiamo la seconda parte della lettera scritta – o quantomeno firmata – da Margherita Durand, compagna e poi moglie di Cesare Rossi.
L’Eccellenza presso cui Giannini dovrebbe intercedere è Carmine Senise, capo della Polizia.
Margherita propone un trasferimento a Ischia e ricorda che vi è stato confinato Curzio Malaparte. Lo stesso Rossi, qualche mese prima, al momento di lasciare Procida, avrebbe preferito stabilirsi a Ischia.
Malaparte, nell’anno trascorso a Ischia (1936-37), ha frequentato liberamente la buona società ischitana, è intervenuto a qualche evento come ospite d’onore, insomma non è stato soggetto a condizioni particolarmente afflittive tant’è che ha preso in considerazione l’idea di acquistare una casa e trascorrervi le vacanze; poi opta per Capri, dove si fa costruire una villa grandiosa.
Le foto che corredano questo scritto mostrano che, lentamente, la Via del Confino prende forma; quelle scattate su via Nuova, di pochi giorni fa, sono di Rossano Di Loreto. La targa in via Chiaia di Luna, fuori alla casa abitata da Luigi Silvestro Camerini, fu apposta dal Comune nel 2004 (amministrazione Porzio).
Egregio Signor Giannini
Il 27 agosto dell’anno prossimo si maturano i tempi del suo diritto ad avere la liberazione condizionale degli ultimi 5 anni che dovrebbe ancora scontare. Ma è chiaro che se la guerra finisce presto ci sarà, con la vittoria, un’amnistia.
Ma, intanto, noi non possiamo vivere qua. Ho pensato, perciò, di rivolgermi a Voi, che ora so vecchia conoscenza dell’Eccellenza Senise, per vedere se è possibile ottenere un’altra residenza, per noi e per Cesare.
La targa a Luigi Silvestro Camerini
da sin: Maria Civita Pagano, Maria Civita Coppa, Fulceri Camerini
Egli teme, però, che fissando a noi e a lui un’altra dimora, per il fatto che si tratterebbe di un paese più importante ed in continente, l’Autorità, che qua lo lascia completamente libero, appunto perché è convinta che non ha più niente da temere da lui, dovrebbe (se non altro per gli occhi del pubblico) imporgli limitazioni a base di sorveglianza, piantonamenti, visite notturne eccetera. Tutte cose che lui non si sente più di subire; e che d’altronde costituirebbero una seccatura anche per noi. Teme assai anche lo spostamento da Ponza alla residenza scelta, cioè gli seccherebbe essere accompagnato da carabinieri ed agenti. Noi comprendiamo perfettamente il suo stato d’animo in materia e dobbiamo tenerne conto. Non sarebbe possibile ottenere un cambiamento di residenza scegliendo un paese più cristiano per noi, ma senza infliggere nel contempo restrizioni a Cesare? In fondo ora questa latitudine di trattamento si basa tutta sulla fiducia nella sua lealtà. Perché non dovrebbe sussistere anche se egli stesse altrove? Se proprio fosse indispensabile dimorare ancora per un anno in un’isola si potrebbe scegliere Ischia, che offre certo maggiore confort. Non ci fu per un certo tempo confinato Curzio Malaparte? Non potreste, Egregio Signor Giannini, perorare la nostra causa presso l’Eccellenza Senise, in modo che a sua volta questa ottenga l’assenso del Duce, Ministro dell’Interno? Noi contiamo su di Voi.
Quello che la mamma e io torniamo a raccomandarle è che Cesare non ci rimetta-nel cambio- in serenità e pace.
Fra gli altri inconvenienti, restando Cesare a Ponza, c’è questo: che dobbiamo tardare ancora il nostro matrimonio. Non potrei sposare e poi piantarlo.
La mamma e Cesare si uniscono a me per inviarvi i nostri più cordiali saluti e ringraziamenti anticipati.
Margherita Durand
La Via del Confino- dal progetto APPonza