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Epicrisi 172. I giovani: istruzioni per l’uso

di Rita Bosso

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Sarà che l’età media di redattori e collaboratori di Ponzaracconta è alquanto avanzata e, probabilmente, lo è anche quella dei lettori, ma il fil rouge che percorre le pagine di questa settimana mi sembra essere I Giovani, questi sconosciuti.  
Giovani che sono rimasti tali: i caduti nella Seconda Guerra [1]  commemorati il 25 Aprile.
Giovani che sono morti in terra straniera [2]– la terra dell’invasore- ai quali non è riconosciuto il diritto a una degna sepoltura.

Giovani che noi, che abbiamo una certa, viviamo come presenze mute, estranee e inquietanti, su cui proiettiamo i nostri vissuti; è esemplare il caso del ragazzo [3]– non ho idea di chi sia, di quanti anni abbia- che abbandona una pagina di giornale con tante sottolineature e dà la stura a una valanga di riflessioni. A me piace immaginarlo a spasso lungo le Banchine, crogiolarsi al sole, ogni tanto ripassare davanti al Sarracino, gettare un’occhiata furtiva all’interno e ridacchiare: Stanno ancora là a scervellarsi su quella pagina di giornale? È la prima che ho trovato in giro, ho sottolineato a casaccio, una riga sì e tre no, mai avrei immaginato che la studiassero come se fosse la stele di Rosetta… Ah, la vecchiaia…

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Giovani che parlano un linguaggio vecchio, usano espressioni coniate da vecchi e le ripetono come un mantra: che tristezza!
Ponzaraccontaballe ha avuto un senso quando è stato creato, è piaciuta al suo inventore Vigorelli, è piaciuta a noi che ci siamo sentiti orgogliosi di raccontare le balle altrui; ma oggi, chi ripete pedissequamente, che senso gli dà? Oggi questo sito ha otto redattori, ciascuno con un suo specifico ambito d’interesse; può darsi che ognuno di noi scriva delle enormi scemenze o racconti qualche balla ma lo fa a titolo personale, non c’è un suggeritore o un burattinaio.
E allora, non sarebbe più produttivo interloquire con i singoli, criticarli, bacchettarli duramente se è il caso anziché evocare il fantasma di Ponzaraccontaballe?
Provare a leggerci e poi chiamarci in causa uno per uno: Luisa [5], Rosanna [6], Rita [7] – per citare i contributi di questa settimana- anziché tutti in paranza: è chiedere troppo?
Farci notare, educatamente, che quella tal frase è da ‘nzallanuto, quella certa osservazione è da sclerotico, quella riflessione potrebbe averla fatta Matusalemme in persona: temete forse di offenderci?
Distinguere tra chi sta in amministrazione, chi potrebbe starci, chi vuole solamente continuare a scribacchiare e a considerare Ponza come la sua Macondo personale: è troppo difficile?

Non vi preoccupate, abbiamo una certa, veniamo da un’infanzia in cui non c’era Telefono Azzurro, siamo sopravvissuti a ceffoni, sgridate e punizioni: andateci giù duro, senza delicatezze.
Purché, ve ne prego, lo diciate a parole e a maleparole vostre.

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