Attualità

La cerimonia per i caduti della II Guerra mondiale

di Rosanna Conte

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Un caldo sole, più che primaverile, ha accompagnato la cerimonia religiosa e laica che si è svolta stamane sul piazzale del cimitero di Ponza, alla presenza delle autorità civili e militari dell’isola, in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale.

I banchi della chiesetta, portati giù per l’occasione, le tante sedie prese nelle vicine cappelle e le scale erano tutti occupati dai ponzesi, molti dei quali uniti ai defunti da legami familiari, che hanno seguito partecipi e commossi l’evento.

Don Ramon e Padre Salvatore hanno concelebrato la messa sull’altare preparato sotto il grande pino che svetta davanti all’antico sepolcreto Tricoli e nelle loro parole il concetto di liberazione laica è slittato naturalmente in quello di liberazione dal peccato. Nel momento del ricordo dei defunti, Carlo Marcone ha letto i nomi dei caduti singolarmente accompagnati da uno scampanellìo.

Al termine della funzione religiosa l’ingegnere Aprea e la signora Carmela Sandolo hanno scoperto la lapide in bronzo affissa sul cippo ai piedi del pino e un’alunna della scuola superiore ha letto l’omaggio ai caduti.

Ha preso, poi, la parola il sindaco Francesco Ferraiuolo che ha sottolineato come sia doveroso ricordare tutti i figli di Ponza periti nelle tragedie belliche e che il lavoro di ricerca che ha portato all’apposizione di questa lapide dovrà continuare perché, dopo la divulgazione dell’evento, si è attivata la memoria di molti e cominciano ad arrivare anche nomi di vittime civili come quello di Silverio Iacono morto nell’affondamento della nave mercantile Terni il 16 giugno del ’43 al largo di Catania. E’ per questo che il sindaco ha espresso l’intenzione dell’amministrazione di indirizzare la ricerca nel settore civile e di apporre, in un futuro, un’altra targa con i nomi che emergeranno.

Dopo l’intervento del sindaco e le note del Silenzio eseguite con la tromba dall’assessore Michele Nocerino, Carlo Marcone, coadiuvato da Martina Carannante, ha letto per esteso i nomi e cognomi delle 46 vittime con le date di morte e la loro età.

Per la verità, durante tutta la cerimonia mi sono posta una domanda: Ma oggi, 25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo, si possono accomunare nel ricordo civile le vittime dei due opposti fronti? Se avesse vinto il nazifascismo non avremmo avuto una storia ben diversa con assenza di libertà e con la sottomissione alla Germania nazista?
La pietà cristiana e il sentimento di dolore per la perdita dei nostri simili che implicano anche il perdono sono apprezzabili aspetti dell’animo umano che vanno coltivati. Ma l’onore che va tributato attraverso il ricordo di una comunità che si caratterizza per i suoi valori fondativi , può essere parimenti per chi è morto per quei valori e per chi quei valori ha combattuto?

Nell’elenco dei 46 troviamo militari morti per l’Italia di Mussolini, militari morti per l’Italia di Badoglio ed antifascista, due partigiani che combattevano per la libertà degli italiani trucidati dai nazisti.

Il partigiano Domenico Spigno ha la sua lapide a Fosdinovo dove è stato ucciso ed il suo nome è inserito accanto ai nomi dei compagni caduti nello stesso rastrellamento fatto dai tedeschi. Forse, una ricerca più attenta consentirebbe di avere una lapide esclusiva per chi è caduto lottando dalla parte della ricerca della libertà.

Silverio Lamonica, che è intervenuto, spiegando il contesto delle vicende storiche, parla di vittime di una guerra ingiusta, quale fu quella nazi-fascista: i nostri militari morti quando il governo era ancora fascista, hanno obbedito al richiamo della patria e ne sono rimasti vittime.

Da qui la generica intestazione della lapide ai caduti della seconda guerra mondiale. Al di là di ogni divisione, l’evento vuole ricordare ai ponzesi che le vicende della nostra isola non sono avulse da quelle nazionali e che noi facciamo parte di un contesto più ampio a cui dobbiamo guardare.

Possiamo pretendere che i nostri compaesani, in una situazione di consenso diffuso al fascismo e alla guerra, potessero scegliere di non combattere?

Forse è bene lasciare in sospeso questa domanda che sembra riguardare un mondo lontano 73 anni, ma che, come ogni domanda che implica una scelta di posizione, ci riguarda ancora oggi; così ognuno può trovare liberamente la propria risposta.

4 Comments

4 Comments

  1. vincenzo

    26 Aprile 2018 at 11:51

    Al dubbio di Martina mentre leggeva i nomi dei caduti io dico:

    Almeno sul cimitero possiamo ricordare cristianamente “chi è senza peccato scagli la prima pietra”

    Sul cimitero dormono delle persone che sono state e che hanno commesso degli errori, ma se questi si svegliassero oggi che cosa vedrebbero: forse un mondo senza guerre? Un mondo senza distruzioni? Un mondo giusto? Un mondo senza carnefici e vittime che stanno e vivono in mezzo a noi? No! Ritornerebbero a dormire con la consapevolezza che l’uomo non riesce ad imparare dai suoi errori.

    Per cui se noi abbracciamo l’idea che ciascuna morte è una perdita per l’umanità e la morte “è una livella” e comprendiamo che noi, vivi, siamo la prosecuzione della Storia incapaci a stare in pace e in armonia su questo pianeta, allora, almeno in qualche occasione come quella di ieri, è fondamentale ascoltare la voce dei caduti: “Non fate come noi, non ripetete i nostri errori, voi che potete operate per portare giustizia e pace nelle vicende umane”.
    Da questo punto di vista tutti i caduti e tutti i morti sono uguali – vittime delle loro ideologie, dei loro egoismi, delle loro speranze e la stragrande maggioranza degli umani vittime per necessità di dover lottare quotidianamente per la sopravvivenza.
    Il 25 aprile quindi è la festa della Liberazione e tutti i caduti in guerra devono poter, nella nostra memoria, festeggiare anche per ricordarsi che si deve ancora lottare contro neo-fascisti, neo-comunisti, neo-sionisti – neo–integralisti di ogni religione – e anche contro i neo-liberisti.
    Quindi la liberazione dell’umanità dalla schiavitù e dalle guerre ancora deve realizzarsi!

  2. Rosanna Conte

    26 Aprile 2018 at 15:32

    Caro Vincenzo, avendo già commentato in un articolo di Biagio Vitiello questa posizione – equiparazione dei caduti e lotta alla guerra-, non vorrei ripetermi, ma vorrei aggiungere una sola domanda. Come pensi che un neo-fascista possa ritenere positiva la festa della Liberazione che è la festa della libertà dal nazifascismo? Sono valori antitetici quelli degli antifascisti e quelli dei fascisti che, pur essendo stati sconfitti, non credo abbiano voglia di essere riabilitati con un volemose bene poiché i morti ci sono stati da tutte e due le parti.

  3. vincenzo

    26 Aprile 2018 at 19:31

    Io sono andato oltre, sono i vivi che rimangono in queste categorie fascismo – antifascismo i morti non possono scegliere se abiurare il loro trascorso. Quella guerra è finita da un pezzo ma continua ad essere strumentalizzata per fini politici e non ricordata per scopi umanitari. Non mene frega niente di un neo-fascista che vuole portare con se nelle sue nuove trincee anche i morti che non gli appartengono. I morti vanno ricordati tutti per capire l’atrocità della guerra e non ci sono guerre buone e giuste.
    Come non me ne frega niente di un antifascista che non ha ancora riposto il suo fucile e vede fascisti dappertutto.
    Per un pacifista ogni momento è buono per dire basta alle divisioni, che portano guerra.
    Non importa se si creano equivoci, tanto gli equivoci sono il prodotto della natura umana quella che da una parte ti offre la pianta di ulivo e dall’altra ti produce una invasione di migranti.

    Nei campi di concentramento in cui si tenevano i prigionieri di guerra, dopo il 43 e cioè dopo la resa dell’Italia, ai prigionieri venne chiesto se volevano stare con L’Italia che era passato con gli Angloamericani o volevano restare fedeli al Duce e ai Nazisti.
    Molti scelsero di passare con gli angloamericani. Ma questo successe anche per la stragrande maggioranza del popolo italiano che passarono con gli alleati. Un attimo prima questi soldati erano fascisti e sparano “contro la liberta” un’attimo dopo erano per la democrazia. E così anche per il popolo sul quale un attimo prima piovevano le bombe della libertà e un attimo dopo piovevano i soldi e le caramelle dei liberatori.
    E chi ha avuto la sfortuna di morire prima che avesse la possibilità di scegliere che facciamo li condanniamo in eterno?

    Se dobbiamo dopo settant’anni dividere i nostri morti in buoni o cattivi significa che neanche concettualmente abbiamo capito il significato di quella guerra prima di eserciti e poi fratricida.

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