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I cittadini di Poveglia hanno vinto la loro battaglia (per ora)riproposto da Sandro Russo . Poveglia? Quando, dove l’abbiamo già incontrata? Era il maggio del 2014 e ne parlammo in relazione ad un articolo letto sul giornale che ci aveva innescato delle associazioni… “Venezia, Ponza e il “bene comune” (1)) (leggi qui). L’isoletta era venuta agli onori delle cronache per la battaglia di un pugno di cittadini che si erano uniti per rivendicare un proprio diritto contro vari Moloch, quello della burocrazia e dei vari potentati economici. A quel tempo (2014) a noi di Ponzaracconta la storia di Poveglia innescò diverse associazioni mentali; la prima, incoercibile: l’alienazione della “Torre dei Borboni”, avvenuta in tempi non così remoti che alcuni di noi non possano ricordarla ancora bene: un capitolo e un’epoca chiusi per sempre. Poi il discorso in un secondo articolo (leggi qui) si allargò ad altri beni comuni, quali, il lavoro, l’acqua, la conservazione delle sementi. …E questa è la notizia positiva riportata l’altro ieri dai giornali (12/3/2018) “Poveglia è di tutti” E i cittadini battono il demanio Venezia. I cittadini prima di tutto, anche dello Stato stesso. Ebbene, nonostante l’isola dopo l’asta fosse ancora in stato di abbandono, il demanio aveva risposto, dopo qualche mese, che non era possibile. Quel no era stata una batosta, ma l’associazione Poveglia per tutti non si era data per vinta e, attraverso gli avvocati Raffaele Volante e Francesco Mason, aveva deciso di fare ricorso. Eh già, loro piccoli contro il grande apparato. Giorni fa, a tre anni dal ricorso, è arrivata la sentenza che dà ragione a Davide e rimprovera Golia. Il Tar ha infatti detto che il demanio ha avuto un «atteggiamento soprassessorio», parolone che in burocratese significa «tirarla per le lunghe con lo scopo di non dare nessuna risposta». Insomma, secondo il Tar, il demanio, davanti a una proposta concreta, non avrebbe avuto motivo di tenersi l’isola per sé e, soprattutto, avrebbe dovuto cogliere l’importante finalità sociale della proposta dei cittadini. In questi anni Poveglia per tutti è andata ventun volte a supplicare il demanio per una piccola concessione, trovando sempre la porta chiusa. Adesso lo scenario potrebbe cambiare e il sogno realizzarsi davvero. [Da la Repubblica del 12 marzo 2018, pag. 18]
Riportavamo nell’articolo citato (del 2014) una nota di Carlo Petrini, patron di Slow food: Pensare di “fare cassa” vendendo il patrimonio pubblico, che per definizione non appartiene allo Stato ma ai cittadini, è un atto insensato ancor prima che inefficace. Insensato perché, lo Stato e le sue istituzioni sono solo i gestori di questo patrimonio, non i proprietari. E poi è anche inefficace, perché la vendita di un bene pubblico porta una liquidità che, una volta spesa per le contingenze del momento, si traduce in un impoverimento irreversibile di quello stesso patrimonio comune. Non vogliamo fare i moralisti a tutti i costi ma di questi tempi, quando incontriamo una buona notizia – specialmente se “alla larga e alla lunga” ci può riguardare – ci fa piacere darla. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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