Ambiente e Natura

Epicrisi 165. Difficile scherzarci sopra

di Rita Bosso

Rosanna Migliaccio (prima da sinistra) e Teresa Pagano (in primo piano) con le amiche Ornella e Rosalba

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A scorrere le pagine di questa settimana il cuore si gonfia di tristezza; Lino Pagano suggerisce di  immaginarle sedute a fare crocchio, allegre, sorridenti, l’argento vivo addosso, che accolgono l’ultimo arrivato e lo fanno ridere e piangere come hanno fatto con me che le conoscevo appena: Rita, Teresa con la poesia, Rosanna con l’umorismo. RitaRosanna, Maria, Umberto, Teresa che li ha preceduti stann ’cca:

Sto cca’.
Ch’è, nun me vide?
Già, nun me può vede’…

(Eduardo De Filippo, 1963)

Sta ccà Lucia, e sta nei componimenti che partecipano al concorso che porta il suo nome.

Partenze definitive.
Partenze struggenti come quelle descritte da Franco De Luca.
Partenze da organizzare, come fa la suocera di Sandrone Vitiello.
Dunque serve un porto da cui salpare: a proposito, quest’anno il nostro porto compie duecentocinquant’anni, molto ben portati.
Dunque servono navi, equipaggi, armatori. Il secondo quaderno di Ponzaracconta – dedicato ai collegamenti marittimi – trascura  figure importanti della marineria ponzese quali Antonio Feola e Giacomino Fontanel.  Fioccano le ramanzine; le incassano Sandrino (Russo) & Sandrone (Vitiello).

Il mare è coraggio, perizia, fatica; leggiamo con il fiato sospeso le vicende di Silverio, Fabrizio e i loro compagni nel racconto a puntate di Emilio Iodice.

Pasquale Scarpati ci porta nella sala del cinema Margherita dove il vero spettacolo è in platea, non sullo schermo: coppiette che amoreggiano, Minicuccio che vende ‘u spasso, chi fuma, chi sgranocchia. Eppure, quando si spengono le luci, allo spettatore si apre un mondo.

Durante la campagna elettorale questo sito ha registrato alcuni endorsement a sostegno della candidatura di Gennaro Di Fazio; agli amici che si sono espressi chiedo di continuare il dialogo con i lettori di Ponzaracconta  analizzando e commentando il voto che i residenti hanno espresso.
Ieri, a sei giorni dal voto, sono finalmente arrivati alcuni commenti – innescati dal bell’articolo di Peppino Mazzella – e una riflessione di Enzo Di Giovanni; risale a venerdì la narrazione a base di seggie scassate di Giggino.

Oggi un visitatore attento e curioso non può non farsi guidare da una app.  Palmipedo è ottima: offre una visione esauriente e precisa di Ponza, incorpora i migliori contenuti disponibili sul web (della soprintendente Zarattini per l’archeologia, di PonzaViaggi per le informazioni turistiche e, modestamente, di Ponzaracconta).  Sul fronte app ci sono novità per i prossimi giorni, ma le regole dell’epicrisi mi impediscono di rivelarle.

Carmen Argiero per Lo Stracquo

Rosanna Conte dà notizia di una mostra delle opere di Carmine Di Ruggiero nelle sale del PAN di Napoli; l’artista donò al futuro museo di Ponza una sua opera che, probabilmente, a distanza di 18 anni, giace in qualche deposito. Analoga sorte è toccata ai quadri che Carmen Argiero ha donato – con atto notarile – a testimonianza del suo profondo legame con l’isola. In attesa che si organizzi il museo, si potrebbe almeno estrarre dai ripostigli queste opere, esaminarne lo stato di conservazione, organizzare un’esposizione temporanea?

Quadro di Carmen Argiero

Sandro Russo ripropone la questione del dialetto e suggerisce una soluzione: che se ne occupi la scuola. In un certo senso concordo. Il dialetto è lingua ricca, pastosa, efficace, complessa; occorrono un palato raffinato per gustarlo, uno stomaco allenato per digerirlo; ma noi utilizziamo un italiano sempre più povero ed elementare, approssimativo, quando non in conflitto con l’ortografia e la sintassi. I docenti universitari riferiscono che i laureandi presentano tesi scritte alla meno peggio.
Forse, l’unico modo per ostacolare l’estinzione del dialetto è riprendere a gustare, a scuola prima di tutto, una lingua italiana complessa, il che richiede un lavoro lungo, rigoroso e costante che non lascia spazio alla preparazione del pesto in aula (uno dei progetti scolastici citati nell’articolo di Sandro).
Forse, per contrastare l’estinzione del dialetto, occorre evitare che scompaia il congiuntivo. O che venga maltrattato, come sovente  fanno i signori della foto in basso.

L’otto marzo è trascorso tra pensieri (di Luisa Guarino), parole (di Silveria Aroma) ed opere (le piccole mimose di una brava pasticciera ponzese).

…Senza dimenticare li tagliarille per chitarra e orchestra di Rinaldo Fiore.

Buona domenica e buon appetito.

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