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Un manifesto per il Mediterraneo, di Antonio De Luca

di Vincenzo Ambrosino

 

“Il Mediterraneo è un lager e bisogna ancora dire chi è il carnefice di questo macello. Non è la storia del Mediterraneo questo accadimento come non sono la storia della Germania i lager nazisti.
Il Mediterraneo è anche la più bella culla che un popolo possa avere. Questo popolo è cresciuto attraverso questo intreccio di religioni, di pensieri, di amori, di cibi, di pane, di idee: questo è il Mediterraneo.”

E come si può salvare questo mediterraneo dai nuovi carnefici?

L’ultimo libro che il mio amico poeta ha scritto “è un primordiale pensiero di prima che il Mediterraneo diventasse il lager che oggi è”
Ecco, possiamo salvarlo attraverso la poesia mantenendo viva la memoria di quello che era questo grande mare chiuso da sponde, dalle quali sono sempre partite genti di colori diversi per incontrarsi, conoscersi e costruire una nuova coesistenza umana.

Cosa ha fatto fallire questo naturale progetto di convivenza: l’avidità di pochi uomini che oggi in giacca e cravatta si nascondano tra grattacieli di cristallo.

Caro amico noi dobbiamo guardare il Mediterraneo poetando, cercando le giuste parole che possano degnamente descrivere questa grande cultura: questo cerca di fare la mia poesia. Ma non solo questo.
“Io ho bisogno di nutrirmi di parole che vanno alla ricerca di immagini, di ricordi, di sapori, odori pensieri, conosciuti, sognati. Parole che mi trasportano oltre la mia esistenza materiale, che mi fanno rivivere il mio bellissimo passato e se lo portano sempre dovunque io possa di nuovo approdare e come un relitto un giorno “stracquare” in rive sconosciute.” 

E infatti non tutti si cibano di parole come fanno i poeti, non tutti sanno navigare oltre come fa la poesia di Antonio: “la poesia arriva dove il pensiero razionale non arriva perché un vero poeta è veggente.”

Il mio poeta Antonio continua a portare la sua poesia in giro per il mondo, e le sue parole stanno diventando sempre più lette, ascoltate, cantate, commentate e studiate.

Lui spesso mi dice: “Se non c’eravate voi io non sarei mai stato”. Io lo guardo, sorrido e quando sono solo, leggendo le sue poesie, mi commuovo.

[1]

Il Fato ha voluto che NAVIGARE LA ROTTA, seconda edizione in 6 mesi, la raccolta di poesie scritte lungo un viaggio mediterraneo, avesse la sua prima presentazione a Napoli, dopo quella della prima edizione, a luglio nell’isola di Ponza durante la rassegna “Ponza d’Autore”, condotta da Paolo Mieli e Gian Luigi Nuzzi [per la presentazione a Ponza, leggi qui [2] – N.d.R.]. La Neapolis della sirena Partenope, la Neapolis virgiliana dove ho vissuto gli anni tra i più sereni e più belli della mia vita, quelli del Liceo.
E dove presentare un libro carico di quel paganesimo primordiale se non alla FONDAZIONE MORRA, al Museo Hermann Nitche. Un tempio pagano dove l’opera di Nitche è carica di quella sacralità dionisiaca e apollinea, che mai ha lasciato la mia religiosità primordiale. Una città, Napoli, simbolo del Mediterraneo, carica di ogni significato esistenziale ed estetico, del mio viaggiare tra città e lidi mediterranei.
Napoli città mediterranea, come Marsiglia, Barcellona, Atene, Tangeri, Istanbul, Palermo.

A. D.L. [Napoli 5 febbr. 2018]

[3]

Locandina dell’evento in formato .pdf (scaricabile): Navigare la rotta. Presentazione del 12 febbr. a Napoli [4]