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“La giornata nazionale del dialetto”, un’occasione per parlare del patrimonio culturale della nostra isola

di Enzo Di Fazio

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Il dialetto sul nostro sito è sempre stato un “ospite” privilegiato.
Parole dialettali stanno un po’ dappertutto essendone conditi tantissimi scritti.
Se si inserisce la parola dialetto nel riquadro “cerca nel sito” si apre una schermata con 56 pagine per un totale di 336 articoli.
A parte le poesie dialettali di Franco De Luca e l’antologia di Sang’ ‘i  Retunne, ci sono tanti scritti che riguardano il suo cambiamento nel tempo, il pericolo del suo abbandono, la perdita di alcuni termini che, appartenenti alla tradizione culturale dell’isola, non vengono più usati, perché sono spariti o cambiati i mestieri cui erano legati. Abbiamo anche trattato della difficoltà di leggerlo come quella di scriverlo in una maniera condivisa. Di qualche mese fa perfino una tesi di laurea sul dialetto ponzese, quella di Martina Carannante.

Nel parlare del disuso del dialetto non possiamo fare a meno di citare come causa determinante l’evoluzione delle nuove generazioni che per comunicare utilizzano sempre più l’italiano standard. Il dialetto si parla raramente in famiglia, non si studia a scuola, lo si usa sempre meno tra amici.

Da qualche parte ho trovato scritto ed ho appuntato che il dialetto è l’espressione di un popolo, è come un abito fatto su misura, è come una spugna che assorbe fatti, episodi, luoghi, persone restituendoli, anche a distanza di tempo, con un’anima.
Niente di più vero. Pasolini vedeva nel dialetto l’ultima sopravvivenza di ciò che è ancora puro e incontaminato e, come tale, doveva essere protetto
La necessità di recuperarlo e difenderlo come elemento identitario e di appartenenza è una nostra preoccupazione costante tanto da non perdere mai, quando capita, l’occasione per parlarne.

Ieri pomeriggio a Formia, al teatro Remigio Paone, si è celebrata la giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali.

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Ci sono andato… un po’ per curiosità, un po’ perché era domenica ma anche per capire meglio come si articola la manifestazione.

Quella di quest’anno è la sesta edizione essendo nata nel 2013 su iniziativa dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia cui aderisce anche la pro loco di Ponza (art. 2.4 dello Statuto)

A gennaio di ogni anno l’U.N.P.L.I. emana una sorta di bando invitando tutte le proloco ad aderire segnalando attraverso una scheda (vedi All.) gli eventi con cui pensano di farlo.
La possibilità di partecipare è molto ampia comprendendo ad esempio, oltre alle rappresentazioni teatrali, il coinvolgimento delle scuole, la lettura pubblica di poesie o proverbi, la raccolta di libri in dialetto e sui dialetti, la raccolta di testimonianze video ed audio di proverbi, poesie, saperi, ecc. per citarne alcune.
Lo scopo è quello di sensibilizzare le comunità sull’importanza di tutelare i patrimoni culturali locali.
All’edizione di quest’anno hanno aderito circa 100 comuni sparsi tra tutte le regioni. Del Lazio sono presenti 12 comuni tra cui 4 della provincia di Latina (Formia, Maenza, Minturno e Priverno).
Salvo errore non risulta che la nostra pro loco abbia pubblicizzato l’evento, né che l’abbia fatto negli anni passati.
Come mai?
Poteva essere un’opportunità per discuterne e per stimolare l’interesse verso questo particolare settore del nostro patrimonio culturale. Di idee e materiale penso ci sia solo l’imbarazzo della scelta, così come non mancano i cultori della materia.
Ma nulla è perso e già si può cominciare a pensare alla settima edizione…

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Qualche nota sulla manifestazione di ieri.

E’ stato un pomeriggio rilassante e piacevole per la gradevolezza dei lavori proposti, tutti molto “leggeri”, fatti apposta per divertire.
Un cantastorie nei panni di macchiette della tradizione formiana ha presentato via via i lavori:
alcune scenette di vita formiana curati dal professore Giovannino Bove, studioso e antropologo del luogo; la commedia “Taberna Calidius Eroticus et Fannia” ambientata nel periodo romano, opera del prof. Antonio Forte, altro studioso di dialetto, e, infine, un pezzo preso a prestito dalla tradizione napoletana, “Un emigrante in Paradiso”, a firma del poeta Ferdinando Russo.

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Scena da Un emigrante in Paradiso

Gli interpreti: tutti attori dilettanti appartenenti rispettivamente al Gruppo teatrale Associazione Mola, alla compagnia il Setaccio di Maranola e al centro Anziani di Gianola.

Il filo conduttore dei tre lavori è il racconto di storie semplici legate agli usi, ai costumi, alle debolezze umane dei borghi e alle chiacchiere dei vicoli. Il tutto spesso giocato facendo leva sul comportamento grottesco di alcuni personaggi e i fraintendimenti provocati dal doppio senso di alcune parole.

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Scenette di vita formiana

Molto divertenti alcuni passaggi della commedia “Taberna Calidius Eroticus et Fannia” dove nei colloqui tra l’oste (rude ed ignorante), un console romano, avventore di passaggio diretto a Pompei, e Fannia (moglie dell’oste che fa da interprete) si incrociano il dialetto formiano da una parte ed un latino, tra puro e maccheronico, dall’altra provocando situazioni comiche e grottesche.

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Scene da Taberna Calidius Eroticus et Fannia

In chiusura i canti e la musica della tradizione popolare locale proposti dal Trio Popolare Centro Culturale Trivio, tre giovani virtuosi alle prese con zampogna, organetto e ciaramella.

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Scheda-adesione-GND-2018 [10]