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Epicrisi 157. Quella “rotta nuova”… verso una Ponza nuova

di Luisa Guarino
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Ha un numero disordinato questa epicrisi di metà gennaio, 157: cifre spigolose, tutte dispari. Farò uno sforzo per farmele piacere, anche se fare cronaca non significa condividere o empatizzare.
Questa settimana è stata brevissima, anche a giudicare da scritti e commenti che l’hanno caratterizzata. E in qualche modo, tranne qualche eccezione, ha toccato argomenti che con Ponza poco hanno a che fare: a cominciare dallo straordinario film “Coco” [2] segnalato da Sandro Russo, che dimostra che con la morte non solo si può ma si deve giocare.

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C’è poi la notizia del Premio Nonino [4] conferito al filosofo Giorgio Agamben; eventi [5] come una splendida mostra a Napoli e alcuni incontri culturali a Roma.

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Altre 23 offerte sono arrivate per il terzo bando di Valore Paese – Fari [7], che prevede un investimento di 17 milioni di euro, con una ricaduta di 60 milioni; mentre Silverio Lamonica recensisce il libro più recente di Bruno Vespa “Soli al comando” [8] di cui lo stesso autore gli ha fatto dono per Natale.

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La rassegna stampa [10] ci fa “scoprire” il porto di Ventotene attualmente invaso da rifiuti ingombranti: una situazione che il sindaco Santomauro definisce in via di soluzione, e che ci fa pensare all’area ex Samip di Le Forna, suo malgrado “discarica sotto controllo” in attesa di una sistemazione ormai vicina, e sulla quale tanto si è polemizzato qualche tempo fa.

Con “Coloni e colonizzati”, Sang’ ‘i Retunne [11] propone l’eterno dissidio Ponza-Formia, all’insegna dei dubbi sulla residenzialità isolana. Provenienti da Ischia e Torre del Greco, quanti qualche secolo fa sono arrivati a Ponza per colonizzarla, si vedrebbero oggi quasi costretti al ritorno in una patria (Formia?) che certo non è la loro. Ma almeno così – ipotizza non proprio convinto Sang’, riportando un pensiero che non gli appartiene – l’isola potrebbe svuotarsi ancora di più “lasciando posto ai romani”. Del resto, su alcune belle cartoline di qualche decennio fa, ormai da collezione, Ponza non veniva definita forse “La perla di Roma”?

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Cacciata dalla porta, si fa per dire, ecco Ponza rientrare a pieno titolo dalla… finestra, anzi da un finestrone spalancato. E lo fa con gli scritti di Francesco De Luca legati alla tradizione e alla vita isolana, come Ad anno iniziato [13] e Raggiona cu ll’uocchie [14].
Mentre Enzo Di Fazio coglie lo spunto dagli aggiornamenti di Valore Paese – Fari per condividere speranze e aspettative, nonostante tanti segnali deludenti, e confessa: “Ogni tanto penso al faro della Guardia…” [15].
Caro Enzo, “ogni tanto” possiamo pensarci noi. In quanto a te, che ci hai anche vissuto, sono sicura che è sempre nei tuoi pensieri. I commenti al riguardo dimostrano quanto su questo argomento la ferita dei ponzesi sia sempre aperta.

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L’ottimismo mostrato da Francesco De Luca nella giornata di lunedì, quando torna a citare zi’ Ntunino e il suo albero di limone, viene ribadito nel suo scritto di ieri, che chiosa una settimana per lui particolarmente prolifica: in “Una rotta nuova” [17] infatti l’autore invita i ponzesi a intraprendere “un nuovo cammino, con una visione unitaria, volontà onesta, entusiasmo”. In passato – sottolinea – certi problemi sono stati volutamente ignorati, con un’arroganza diventata regola. Ora invece serve, e sottolinea “ora”, un apporto di idee, da parte di capitani, non solo volenterosi, ma “esperti”. L’entusiasmo e la positività del nostro, che sappiamo perfettamente frutto di un pensiero molto ponderato, devono contagiarci tutti, in quest’inverno che finirà presto.

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Sempre di ieri è il lungo e dettagliato scritto di Giuseppe Mazzella di Rurillo “Sei secondi, cinquant’anni e due utopie” [19] che ancora una volta affronta il tema del post terremoto di Ischia di fine agosto. Ormai su Casamicciola, Lacco Ameno e gli altri Comuni dell’isola ne sappiamo più che di casa nostra.

E concludiamo con il saluto a un altro grande vecchio ponzese, Gaetano Mazzella [20], che ha compiuto l’ultimo viaggio per tornare alla sua isola. Della sua vita e delle sue esperienze abbiamo scritto in più occasioni: ma non basta mai, perché le persone vivono nel ricordo di chi resta. ’Ncopp ’a Madonna la compagnia si fa sempre più folta… Che i nostri cari da Lassù veglino sempre sulla loro isola.

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