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Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti gli italiani, meno che a 800.000 di essi

proposto da Sandro Russo
[1]

 

Tra i buoni pensieri per il Natale e gli Auguri per il Nuovo Anno, vorrei parlare qui di un problema importante e ineludibile della politica nazionale, rimasto per il momento irrisolto, da quanto si è letto in questi ultimi giorni.
Traggo da Wikipedia [2] le informazioni di base.

Ius soli (in lingua latina «diritto del suolo») è un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo ius sanguinis (o «diritto del sangue»), che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore, sulla base pertanto della discendenza e non del luogo di nascita.
Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America latina. Alcuni Paesi europei (Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito) concedono altresì la cittadinanza per ius soli, sebbene condizionata (per “condizionata” si intende, oltre alla nascita, che il richiedente abbia vissuto stabilmente sul territorio dello stato per almeno cinque anni).

[3]

Sullo Ius soli si è detto e scritto tanto. Riporto qui solo due scritti, uno recentissimo da “L’amaca di Michele Serra” nell’edizione odierna de la Repubblica; l’altro dalla rubrica “Invece Concita”, tenuta da Concita De Gregorio sullo stesso giornale: l’articolo è del 4 ottobre 2017

L’amaca
di Michele Serra

Lo ius soli è arrivato in Senato trovandolo vuoto, così che potesse morire per inedia, per soffocamento, per abbandono quella legge indesiderata dalle destre e dai menefreghisti.

Svuotata dal vuoto che l’ha accolta. Non sorprende che in aula non ci fosse nessuno, dico nessuno, dei 35 senatori Cinquestelle. Loro non si portano e non ragionano come se vivessero in Italia, come noi poveri imbecilli, ma come se abitassero altrove, in un paese tutto loro, dal quale chi non è affiliato alla tribù va escluso (li si può immaginare riuniti in un loro Senato parallelo, intenti a una loro politica parallela).

No, non è quella dei grillini l’assenza che turba: ci si è fatto il callo, alla loro altezzosa indifferenza per le modeste pratiche democratiche.
A turbare è l’assenza di ben 29 senatori dem (un terzo del totale) che almeno in teoria quella legge dovrebbero averla a cuore. Se la considerano un impiccio, una seccatura, un problema, non lo dicono, perché dirlo vorrebbe dire prendersi la responsabilità di dire “no”. Meglio sparire e tacere, l’assenza non è un’opinione, è il comfort di non averne neanche mezza.
Meglio, allora, i fascisti e i leghisti, che quella legge la odiano da sempre, e degli ottocentomila minori di origine straniera che sono italiani di fatto, ma non di diritto, se ne stropicciano.
Non hanno coscienze “buoniste” da tenere a bada, fascisti e leghisti, e dunque possono essere serenamente punitivi, escludenti, anche razzisti, senza perdere nemmeno cinque secondi di sonno. Beati loro.

Buon Natale. Ma non a tutti.

[Da la Repubblica del 24/12/2017]

[4]


Invece Concita
Il luogo delle vostre storie

Grazie a Maria Rosaria di Garbo, insegnante, Genova

«Insegno al Liceo Colombo di Genova. Qualche giorno fa ho incontrato la mamma di una delle mie migliori allieve di otto anni fa. Una ragazza di origine russa perfettamente integrata in Italia, tanto da aver vinto le selezioni regionali delle Olimpiadi di italiano. Come tutti ci aspettavamo si è laureata in medicina con il massimo dei voti, come con il massimo dei voti era uscita dal liceo. Mi aspettavo di sentirmi raccontare altre cose belle, invece la signora mi ha raccontato che la figlia, finita la specializzazione, ha dovuto rinunciare a tutte le opportunità di studio e di lavoro esclusivamente per il fatto di non avere ancora la cittadinanza italiana. Incredula, mi sono messa in contatto con Sofia, che mi ha scritto. Non sono le mie parole quelle che contano ora, ma le sue».
[Trovate l’integrale della lettera di Sofia, molto lunga, on-line: qui sono costretta purtroppo a tagliarla].

«Cara prof, sono arrivata qua 19 anni fa. Alla domanda “A chi sei figlia?” delle vecchine del paese avrei imparato a rispondere “Al russo”. Di lì a poco avrei cominciato a parlare nel sonno in un’altra lingua e avrei chiesto di mettere la cassetta di “cum’â l’è” che, anni dopo, a Genova, avrei scoperto essere in “Anime Salve” di De André.
Poi arrivò il 2008: compivo 18 anni e maturavo 10 anni di residenza in Italia. I miei compagni avrebbero potuto votare, io avrei dovuto spiegargli perché non potevo farlo. Mi pesò molto. La domanda di cittadinanza si fa come un adulto, dimostrando 10 anni di residenza e una certa soglia di reddito minimo da almeno 3 anni, cosa impensabile per una diciottenne e non raggiungibile dalla mia famiglia con tre figli. Anche il permesso di soggiorno diventa una questione a parte e io avevo bisogno di un passaporto personale per fare domanda. Così l’anno dopo dovemmo “tornare” nel nostro Paese natale per ottenere i documenti necessari. I miei genitori riuscirono a ottenere un permesso a tempo indeterminato, di cui beneficiarono i miei fratelli ma non io, già maggiorenne.
Quell’anno decisi che lo studio della medicina era la migliore via di mezzo tra scienza e filosofia. Dopo la maturità, nel 2010, tentai il test d’ingresso. Lo passai. Mi laureai nel 2016 con 110 e lode.

Poco dopo la laurea è cominciato un percorso in cui le differenze dovute al mio status di immigrata extracomunitaria hanno cominciato a (ri)emergere prepotentemente. La richiesta di cittadinanza non era ancora fattibile: conosco ben pochi coetanei che a 26 anni possono vantare un reddito regolare da almeno tre anni. Nello stesso periodo, in Parlamento veniva discussa nuovamente la modifica della legge sulla cittadinanza, i cosiddetti “Ius soli” e “Ius culturae”.

È così inquietante rendersi conto di come sia facile creare una sacca di “noi” all’interno di una comunità, di un Paese, una sacca creata da barricate che si barrica a sua volta. Un giorno, qualche anno fa, guardavo in tv la diretta di una seduta parlamentare e notai una cosa sul muro del Senato che ha avuto per me la funzione di un’epifania, come quando cercavi quella definizione e finalmente si presenta: “Qui, dove riconosciamo la Patria dei nostri pensieri…”.
Ecco la risposta alla domanda “Di dove sei?”.
Di qui, “dove riconosciamo la patria dei nostri pensieri”».

[Dalle lettere a Concita De Gregorio; da la Repubblica del 04 ottobre 2017 [5]]

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“West is Mike and Susie / West is where I love, / West is refugees’ home” – L’Ovest è Mike e Susie / L’Ovest è dove io amo. / L’Ovest è la casa dei rifugiati
Leggi e ascolta qui [7]: Refugees, dei Van der Graaf Generator

***

Aggiornamento del 28 dicembre 2017

Ius soli. Tempo scaduto

[8]

Dopo i colloqui al Quirinale col premier Gentiloni e i presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini, il capo dello Stato ha firmato il decreto presidenziale di fine legislatura. E in serata il Consiglio dei ministri ha indicato il giorno delle prossime elezioni e il successivo 23 marzo data di insediamento del nuovo Parlamento.

E’ l’atto conclusivo e la fine delle speranze per l’approvazione entro questa legislatura della legge sullo Ius soli.
Il premier Gentiloni considera positivo il bilancio del governo sul tema dei diritti civili, per quanto incompiuto, a causa appunto della mancata approvazione dello Ius soli.

Per chi vuole approfondire, riporto tre articoli da la Repubblica di ieri 27 dicembre, importanti per i diversi aspetti della legge, ormai rimandata ad un futuro quanto mai nebuloso.
Precisamente:
– le esatte situazioni cui si applica (“Nuova cittadinanza ecco i diritti negati senza la riforma” – articolo di Giovanna Casadio);
– il panorama politico in cui il misfatto è stato compiuto (editoriale “La fuga di fronte ai diritti” di Tommaso Cerno)
– il prezzo pagato dalla “sinistra”, in termini di aggregazione e motivazioni ideali, ai piccoli calcoli di bottega (ne “L’amaca di Michele Serra”).

I tre articoli sono riuniti in un unico file .pdf; tutti estremamente interessanti, che aggiungono qualcosa alla nostra conoscenza di come/dove sta andando l’Italia:

Tre articoli sullo Ius soli: Da la Repubblica del 27 dicembre 2017. Sullo Ius soli [9]