la Redazione
“Prima che il tempo cancelli le tracce, raccogliamo la storia e la cultura di Ponza e dei Ponzesi”: è il nostro motto, la nostra mission, la nostra ragion d’essere… e anche la nostra fissazione!
Abbiamo in archivio un centinaio di scritti di archeologia e buona parte trattano degli impianti idrici realizzati dai Romani e di cisterne.
Ci piace ricordare che il primo scritto sul tema, pubblicato a giugno 2011, era firmato da Ernesto Prudente; era tratto da Biografia di un paese, che abbiamo avuto l’onore di pubblicare integralmente in 6 puntate.
Nel 2013, in occasione dell’apertura della Cisterna della Dragonara, esprimemmo plauso all’amministrazione Vigorelli che aveva portato a termine l’operazione.
A detta dello stesso Ernesto, la Cisterna della Dragonara era in buono stato; l’apertura al pubblico aveva richiesto la ripulitura, la messa in sicurezza, la realizzazione dell’impianto di illuminazione.
Lavori analoghi furono necessari per l’apertura della Cisterna del Comandante, avvenuta nel 2016.
Ben altro impegno avrebbe richiesto il recupero della Cisterna della Parata.
Crediamo di aver ben documentato lo stato in cui versa.
Ci limitiamo a rimandare agli articoli, partendo da quelli più recenti.
Il 25 settembre 2016 Rita Bosso scriveva: “Oggi la cisterna versa in uno stato pietoso: è stata utilizzata come discarica, come terra di nessuno in cui costruire bagni e ambienti vari, estensioni delle abitazioni adiacenti di via Umberto. La cisterna di via Parata è, a rigore, l’unica da recuperare e, successivamente, rendere visitabile e fruibile; il recupero avrebbe un significato non solo in termini archeologici e storici ma anche in termini di legalità” (leggi qui).
Le foto pubblicate il giorno successivo – e che corredano l’articolo di oggi – documentavano lo scempio.
Poche ore dopo Latina Oggi pubblicò un comunicato del sindaco Vigorelli, corredato da altre foto; il sindaco dichiarava di essere entrato nella Cisterna ad agosto, di averne constatato lo stato di degrado e concludeva con un impegno: “Ci vorranno molti soldi. Proprio tanti soldi. Li troveremo. Riportare alla luce i segreti archeologici non è una spesa. E’ un investimento per il futuro di Ponza.”
Dal febbraio 2017 la Cisterna figura tra i beni che possono beneficiare dell’Art Bonus; all’iniziativa non è stata data alcuna pubblicità. Nel documento si quantifica in 200mila euro la spesa per il recupero: cifra impegnativa ma non stratosferica.
E’ evidente che non sono i costi a bloccare l’intervento di recupero, ma gli abusi commessi all’interno della Cisterna e documentati dalle foto.
Noi continuiamo a registrare che, al momento, nulla è stato fatto per il recupero del più importante bene archeologico di Ponza.
Raccogliamo la storia e la cultura di Ponza. Non è il tempo che cancella le tracce: sono gli abusi, le omissioni, i silenzi.