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Epicrisi 152. Qualcosa sta cambiando…

di Enzo Di Fazio

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Spesso, tra noi redattori, ci chiediamo perché i giovani partecipano poco alla vita di Ponzaracconta.
E la domanda è più frequente in occasione dei traguardi che, col passare degli anni, il sito va via via raggiungendo. I compleanni – a febbraio 2017 abbiamo compiuto i sei anni e soprattutto la vetta degli 8000 articoli raggiunta qualche settimana fa – se da un lato ci gratificano perché rappresentano il risultato del lavoro che facciamo e dell’impegno che mettiamo per portarlo avanti, dall’altro ci dicono anche che non possiamo pensare ad un futuro del sito senza giovani.
E’ nella logica delle cose.
Il passaggio generazionale, problema tipico del mondo delle imprese (soprattutto quelle a conduzione familiare), può interessare anche un giornale o un sito come il nostro che, nel bene e nel male, vivendo di quotidianità, è organizzato e procede come un giornale. E come nelle imprese – ove si pianifica in tempo il passaggio del testimone affiancando i nuovi arrivati e affrontando gli elementi di discontinuità interni ed esterni che l’avvicendamento comunque si porta dietro – così ci piacerebbe che accadesse per Ponzaracconta.
Il giusto processo sarebbe quello di attuare una sinergia generazionale che dia il senso di una crescita del sito assieme a quella delle nuove generazioni. Perchè, con realismo ed un po’ di presunzione, pensiamo che Ponzaracconta, quale contenitore soprattutto di attenzioni e memorie verso la storia, le tradizioni, la natura dell’isola, sia un patrimonio da non disperdere ma preservare ed arricchire.

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C’è che le cose vanno fatte in due. Questo è il nostro pensiero, ma quale quello dei giovani?
Anche questo, spesso, noi redattori, ci chiediamo. Non siamo abbastanza stimolanti da far breccia nel loro mondo? Non riusciamo ad intercettare le loro esigenze? Siamo visti come altezzosi e come quelli “con la puzza sotto il naso”? Non abbiamo conferme, ma probabilmente un po’ di tutto questo.
C’è di fatto – lo abbiamo sempre detto – che il nostro sito è aperto a tutti, anche a chi è critico verso il nostro modo di fare.

Detto ciò ci fa enormemente piacere che un gruppo di giovani di Ponza, nati tra il 1980 ed il 1990, costituito recentemente un circolo socioculturale, abbia pensato di darcene notizia e di proporsi per eventuali progetti da condividere.
E’ già qualcosa e ci auguriamo che veramente la collaborazione si concretizzi.
Due cose mi hanno colpito in particolare di questo circolo appena nato e che ha scelto di chiamarsi “Attivamente Ponza [3]”: la lettera con cui si sono presentati al sito e i principi contenuti nell’atto costitutivo.
Nella prima viene utilizzato per due volte il verbo provare: provare a costruire qualcosa di utile e buono per la società isolana…; provare a migliorare la quotidianità… un modo realistico di approccio ai problemi tipico delle persone responsabili, consapevoli che niente è facile in un microcosmo come quello di Ponza.

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Ci sono poi i principi contenuti nell’atto costitutivo. Tra i tanti enunciati, ricordo la promozione della non violenza e della legalità, l’affermazione della piena parità tra individui, la tutela delle minoranze e delle fasce deboli, l’affermazione della solidarietà e del rifiuto di ogni forma di discriminazione, di razzismo e di nazionalismo e la volontà di perseguirli. Mi piace citarli perché rappresentano, per chi ha la capacità e la forza di farne linee di comportamento, la migliore risposta ai tentativi di deriva fascista che da un po’ di tempo stanno interessando da nord a sud il nostro paese.
Ne abbiamo parlato con l’articolo “Il nuovo fascismo e la scuola [5]” e, a dimostrazione di quanta attuale sia la questione e di quanta preoccupazione provochi, vivo è stato il dibattito che ne è scaturito. Perfino la satira, nel consueto appuntamento del venerdì [6], si è interessata dell’argomento.

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Appena ieri mattina Ilvo Diamanti su la Repubblica ha presentato i risultati di un sondaggio Demos condotto nei giorni scorsi. Ne è uscito un dato sorprendente: quasi la metà degli italiani, per la precisione il 46%, pensa che il fascismo oggi sia (molto o abbastanza) diffuso nel Paese.
La tolleranza delle parole abusate, l’inquinamento dei discorsi pubblici, la sottovalutazione dei segnali che venivano dalle curve degli stadi hanno fatto sì che certi gruppi faziosi ed estremisti si sentissero autorizzati a fare proclami e blitz. Responsabile ne è anche la confusione politica che regna da tempo da destra a sinistra, il crollo della fiducia nei partiti, lo svuotamento dei valori, la frustrazione di coloro che non hanno più la forza di credere nel futuro.
Perciò ben vengano le associazioni o i circoli come Attivamente Ponza cui auguro di diventare un grande polo di aggregazione per il bene di chi vi partecipa e per quello più generale dell’isola.

Era questa la settimana dell’Immacolata e fin da lunedì 4 è stata segnata dall’evento che l’ha caratterizzata: la presenza a Ponza di Ambrogio Sparagna  con la sua musica e il film documentario preparato assieme a Gianfranco Pannone nel corso del quale, verso la fine, scorrono alcune immagini della processione mattutina dell’Immacolata sull’isola cui, per tradizione ed usanza, partecipano solo gli uomini.

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Anche quest’anno si è ripetuto il rito alle cinque, quando era ancora buio, e come testimonia Franco nel suo articolo 8 dicembre 2017 [9]  gli strumenti popolari di Ambrogio, che hanno accompagnato i canti, hanno fatto sì che ci fosse ancora più partecipazione per la capacità della musica di mettere insieme credenti e scettici, irriducibili e creduloni. Si sono vissuti momenti di grande suggestione – ci viene raccontato nell’altro articolo sempre di Franco L’otto dicembre con Ambrogio Sparagna a Ponza [10] – complici il buio prima e i colori dell’alba a seguire.

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Cosa unisce tante personalità ha del misterioso. C’è sicuramente, come scrive Antonio Pennacchi, la necessità primaria dell’essere umano di stare ed agire insieme agli altri, di condividere con loro la gioia, i dolori e le angosce che sono allo stesso tempo di tutti ed ognuno.
E’ la storia dei riti che si ripete e che magicamente viene raccontata da Sparagna e Pannone in Lascia stare i santi [12]dove troviamo mescolate religione e superstizione, laicismo e fede senza riuscire a coglierne nettamente i confini
Come accade nell’adorazione della Madonna dei nodi [13] di cui si parla nell’articolo di Tonino Esposito e nel relativo commento.

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Una settimana che si chiude coronata dalla festa in onore della Immacolata che ha predisposto la gente ad un buon inizio del tempo natalizio.

Domani ne inizia un’altra ed è il caso che sia affrontata con buoni propositi la questione dell’ufficio postale di le Forma sollecitata dal comitato Samip [15]. Sarebbe un bel regalo di Natale per la gente di Le Forna sapere che presto si possa ottenerne la riapertura.

Intanto leggetevi il bell’articolo proposto dalla Redazione In Mediterraneo. L’incontro tra Tea Ranno e Simone Perotti [16]. I due scrittori discutono di donne, di solitudine, di coraggio e, tra tante altre cose, delle parole, dell’importanza del loro contenuto e del loro uso, concetto che mi riporta al cattivo uso che spesso ne fa la politica.

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Prendo spunto da quello che afferma Tea per dire che c’è  sempre più esigenza di salvare le parole che hanno valore come dignità, rispetto, impegno, solidarietà poiché la parola salvata diventa credibile. E se è credibile può riuscire ad entrare nell’anima di chi l’ascolta.