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In Mediterraneo. L’incontro tra Tea Ranno e Simone Perotti
Ci eravamo ripromessi di dar seguito con parole o in video all’incontro del luglio scorso tra Simone Perotti e Tea Ranno, che avevamo a suo tempo anticipato sul sito (leggi qui) Nelle parole di Simone Perotti, la sintesi dell’incontro con Tea Ranno, scrittrice siciliana, durante il passaggio del Mediterranea a Marzamemi – www.progettomediterranea.com Incontri culturali in Sicilia. Tea Ranno, scrittrice Incontro a bordo di Mediterranea una scrittrice siciliana, di quelle che sanno scrivere. Non è un’ovvietà dirlo nel suo caso, perché della parola, delle infinite capacità che la scrittura ha di fare da “gancio” tra mondi, lei, Tea Ranno, pare una vestale, una sacerdotessa. Quando ci sediamo e la telecamera inizia a registrare le chiedo subito delle donne. Due figure memorabili sono le protagoniste di due suoi romanzi molto amati dal suo pubblico: La Sposa Vermiglia e Viola Foscari. Entrambe lottano per la loro libertà, anche se in epoche diverse, di fronte a una morale più o meno evoluta, ma di fronte alla stessa forza e complessità dell’amore.
“I giovani perdono contatto con la lingua madre” mi spiega, e mi illustra la sua missione di autrice: fare come il cercatore d’oro, che scava e setaccia, per riportare in superficie ciò che ha valore. “La parola salvata diventa credibile. E se è credibile può riuscire a entrare nell’anima del lettore”. Poi il mio cuore sobbalza: “Nel Mediterraneo, nel suo lungo e articolato romanzo, le isole sono le parole”. Le chiedo come mai la scelta del passato per i suoi racconti, sebbene un passato mutevole, sempre diverso. Mi risponde che tutto è legato ai racconti famigliari, alla consuetudine, alla tradizione, e come questo rapporto tra passato e futuro sia dentro le sue storie, saldamente legato al dramma delle sue protagoniste. “Le protagoniste dei miei romanzi sono spesso divise tra ieri – le regole sociali consolidate, che le hanno condotte fin lì, gli equilibri validi da sempre – e il futuro, ciò che potrebbe avvenire se facessero alcune scelte dettate dall’amore”. Le chiedo cosa sia la solitudine, e quanto serpeggi dovunque, mi pare, nell’animo delle sue protagoniste. “Si può essere molto sole anche al centro di un consesso sociale gremito di persone, mariti, madri, figli. La solitudine è una conseguenza dell’incomunicabilità, dunque del non comunicare, del non saperlo fare, ma anche del poter essere compresi, non poter essere in relazione, in sintonia”. Certo, il mondo dei romanzi di Tea Ranno è fortemente femminile, dunque fortemente complesso, articolato, sfaccettato. Donne che per un brano delle loro esistenze sono simili alle donne del passato, madri, zie, nonne, bisnonne, protagoniste di epoche ormai sbiadite, ma che per un altro sono diverse, ormai cambiate, incerte sulle regole sempre valide della loro cultura e sulle possibilità di infrangere ogni legame, ogni vincolo, alla ricerca della libertà. “Le donne sono costrette dalle convenzioni, e non solo in Sicilia, dovunque. Tra quello che vorrebbero, quello che possono e quello che devono si combatte una battaglia penosa, dolorosa”. Mi accorgo che stiamo parlando molto del Mediterraneo, anche senza citarlo. Tea è tutta dentro le sue storie, le sue protagoniste, e il suo mondo, il suo mare, è quello. “Sensazione di noi siciliani di essere su un’isola? Poca, la Sicilia è troppo grande per sentirsi isola. E anche sentirsi mediterranei a volte è una sfida”. Mi colpisce molto questa sua espressione. Forse viene dal fatto che Tea dice di sé che viene “dalla collina”, da Melilli, “un posto splendido, ma distrutto dal Polo Petrolchimico”. E qui scopro anche ciò che non potevo intuire di Tea, la sua anima combattente, indignata, che non si piega a considerare normale il degrado. Ma anche questo è molto siciliano, molto civile. “A Melilli si muore, e io non posso non denunciare la devastazione. Il mondo intellettuale è molto autoreferenziale, ma qui basta guardarsi attorno, il Petrolchimico ha portato la morte”. Ed esulto, anche, perché le donne di Tea non compiono il peccato grave, così diffuso, di parlare soltanto di loro stesse, del mondo femminile di cui sappiamo ormai così tanto da renderlo, assai spesso, scontato. “Le mie donne siciliane servono per parlare degli uomini, del mondo. Io racconto storie che capisco perché sono una femmina”. Tea non lo sa quanto è mediterranea. O forse, con un ritegno tutto suo, semplicemente non lo dice. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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