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25 novembre. Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per ricordare la data quest’anno ripercorriamo un’antologia di immagini, manifesti e locandine usate negli anni passati per proporre la ricorrenza. In fondo, una breve considerazione “cinefila” di Sandro Russo che per una volta dismette (ma non del tutto) le vesti di capo-redattore per dire di un film (Sedotta e abbandonata) di Pietro Germi e di una vicenda (quella di Sandra Viola) che cambiò l’Italia degli anni ’60. *** Sembra che le cose accadano quando/perché le si è cominciate a pensare come possibili. Sedotta e abbandonata è un film italiano del 1964, diretto da Pietro Germi, interpretato tra gli altri da Stefania Sandrelli, Saro Urzì, Aldo Puglisi e Lando Buzzanca. La pellicola fa parte di una trilogia iniziata con Divorzio all’italiana (1961) e che si concluderà con Signore & signori (1966). Nel film, dopo una sarabanda di eventi – stupro di Agnese (Stefania Sandrelli) da parte di Peppino (Aldo Puglisi), il fidanzato della sorella maggiore; rifiuto di Peppino di sposare Agnese, proprio perché gli “aveva ceduto”; minaccia di morte a Peppino (viene incaricato dell’esecuzione il pavido fratello di Agnese, Antonio (Lando Buzzanca), fallito il quale Peppino viene indotto a più miti consigli e per evitare di essere incriminato di violenza su minorenne è costretto ad inscenare un finto rapimento di Agnese – c’è una ‘scena madre’… tutti davanti al Pretore per ufficializzare il consenso di Agnese al cosiddetto “matrimonio riparatore” che avrebbe cancellato i reati di violenza carnale, violenza su minore, circonvenzione d’incapace e reati connessi. Il film, si è detto e del 1964. Nel dicembre ’65 – gennaio ’66 la Sicilia e l’Italia sono scosse dalla vicenda di Franca Viola – https://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Viola – che rifiuta il matrimonio riparatore con il suo violentatore, resiste a tutte le minacce e lascia che questi sia condannato alla giusta pena. La tradizione del “matrimonio riparatore” è stata legalmente abolita nel 1981 attraverso l’abrogazione dell’art. 544 del codice penale (art. 1 L. 5/8/1981, n. 442). Dichiarerà anni dopo Franca Viola (in una intervista al giornalista Riccardo Vescovo): “Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.”. Sappiamo che il costume evolve molto lentamente, con piccoli salti o discontinuità: questa vicenda è esemplare, al riguardo. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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