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Epicrisi 144. Silenzio cantatore e… i limiti cognitividi Enzo Di Fazio . Mercoledì scorso ero al porto di Formia ad attendere un parente che arrivava da Ponza con la nave delle 14,30. – A Ponza è belle mo’, si sta proprie buone – ha detto uno dei presenti e continuando – se po’ fa ‘na pescatelle in santa pace e te puo’ gude’ ‘u silenzie dell’isola. E come era prevedibile ne sono scaturiti giudizi qualunquisti ed approssimativi, ora negativi ora positivi non importa se per chi ha amministrato nel passato o chi sta amministrando nel presente. La considerazione preoccupante che ne ho tratto è che la mancanza di informazioni e l’assenza di comunicazione crea e distrugge miti in pochissimo tempo, disorienta la gente e alimenta il malcontento. L’esigenza di un’efficace comunicazione tra gli amministratori e la comunità isolana, non sollecitata immediatamente per motivi comprensibili coincidendo l’inizio del nuovo mandato con l’inizio della stagione estiva, oggi diventa una necessità ed è un’opportunità che l’amministrazione può cogliere per parlare in maniera trasparente con i suoi cittadini, facendo loro conoscere la complessità dei problemi, la possibilità di risolverli nonché i modi e i tempi richiesti intorno ai quali sicuramente sta lavorando. Non sarebbero da escludere degli incontri pubblici. Vincenzo Ambrosino non a caso, nel suo commento al pacato ma provocatorio articolo di Luisa Guarino, sempre sul tema della comunicazione, parla di obbligo e di responsabilità. E ancora Vincenzo tratta, con analisi e suggerimenti, la complessa questione di Zannone su cui ancora poco o nulla sappiamo. Una comunicazione efficace, corretta e trasparente sui fatti che accadono in una comunità e nei quali c’è il coinvolgimento a vario titolo dell’amministrazione deve far sì che non circolino solo le notizie dell’opposizione o di chi ha interesse a denigrare il comportamento della maggioranza ma dia voce anche a chi ha la responsabilità della guida del paese. Che poi vuol dire mettere la comunità in condizione di sentire le due versioni ed analizzare le due facce della medaglia attenuando, per quanto possibile, i rischi dei limiti cognitivi. Il modo più immediato di toccare con mano i limiti cognitivi che abbiamo (qui mi avvalgo di uno studio sulla finanza comportamentale del prof. Ruggero Bertelli) è affrontare il tema delle illusioni ottiche che può essere applicato anche ai comportamenti e ai giudizi che diamo. E anche se diciamo a noi stessi che ciò che vediamo in prima battuta è sbagliato continuiamo a vedere inesorabilmente il cerchio rosso di destra più grande di quello di sinistra. Allora ci viene da domandare. Tutto ciò che vediamo può essere diverso da come lo vediamo? E’ tutto un inganno? Anche se ha preso tanto spazio questa prima parte dell’epicrisi con l’attenzione dedicata al tema della comunicazione c’è posto per parlare di cos’altro ci ha proposto il sito nel corso della settimana. Tra gli articoli più interessanti trovo “L’agricoltura a Ponza. Note a margine del Convegno sulla Biancolella” di Giovanni Hausmann. Sempre in tema eno-gastronomico non difficoltà ma solo successi emergono dal flash di Rita Bosso sulla ristorazione ponzese esportata nella buona società romana e ripresa dalle riviste specializzate. Di attualità è anche il progetto, che sta portando avanti Silverio Guarino, di istituire a Ponza una sezione comunale dell’ Avis visto i lusinghieri successi ottenuti con le raccolte di sangue fatte il 18 giugno e il 6 settembre. Non manca l’isola con l’ architettura prodigiosa delle sue volte a cupola di cui Rita ricostruisce la storia, le geometrie e il lavoro pratico del capomastro condito con la battuta dell’asteco fatta a suon di tamburello. Il nostro viaggiatore-cronista Sandro ci porta, questa settimana, sul lago di Bolsena e, come in altri viaggi e come solo lui sa fare, riesce anche questa volta a trovare, frugando nella storia del luogo, un legame con la nostra isola grazie alla presenza dei Farnese. Pasquale Scarpati, da par suo, con “L’isola che c’è… ma non c’è” (1 e 2) ci porta in giro per Ponza in un viaggio immaginario dove sogno e realtà si mescolano tra l’analisi dell’oggi e i ricordi del passato. Non manca infine la poesia, delicata quella del taccuino di Silveria, pungente quella recitata da Franco dalla poltrona del dialetto e ancora… raccontata sempre da Franco, complice un viaggio da Ponza a Terracina, la figura di un simpatico e noto isolano, Salvatore ‘i panzatuoste. Si è chiuso il ciclo delle storie di madri con una lettera inusuale e un po’ irriverente di Georges Simenon, l’inventore del commissario Maigret, alla propria madre. C’è qui da interrogarsi cosa non abbia funzionato e se anche per noi di Ponzaracconta non sia arrivato il tempo di rivedere il modo di comunicare.
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