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Tempo di vendemmia, tempo di ricordi…di Enzo Di Fazio . Zi’ Francische, quando eravamo chiamati a vendemmiare, era esigente. zio Francesco Insomma era un uomo severo ma giusto sul cui viso dominato da un grosso paio di baffi riuscivi, se ne eri capace, anche a scorgere, nei rari momenti in cui sorrideva, la tenerezza di un bambino. Il che, come segnale di gratitudine, accadeva spesso proprio in occasione delle vendemmie, quelle epiche del monte Guardia degli anni 50/60. Le squadre che partecipavano alle vendemmie erano composte da 10/15 persone, in genere tutti parenti, e non era difficile metterle insieme visto che a quei tempi molte erano le famiglie numerose. Quando si vendemmiava sulla Guardia. Le donne chiamate a raccolta e zio Francesco Allora il mio ruolo da maschio era marginale, simile a quello delle donne deputate a fare la stessa cosa, ma avevo voglia di uscire dal territorio della fanciullezza e fare il lavoro dei grandi come caricarmi sulle spalle un cofano pieno d’uva e portarlo fino al palmento o guidare l’asino per il trasporto dell’uva dal monte Guardia alla cantina degli Scotti. Sono cresciuto seguendo gli esempi degli adulti, osservando per ore attentamente come lavoravano e quelle pratiche contadine che conosco le ho apprese proprio da zio Francesco, come l’arte della scogna c’u muille, di cui si può leggere nell’articolo “Quando gli Scotti ci appartenevano“. Venne così l’anno in cui mi affidò Carolina, un’asina che alloggiava in una comoda grotta sotto casa, bell’asciutta e con una mangiatoia sempre piena di fieno. L’occasione fu propiziata dalla partenza per l’America del figlio Pasquale che, stanco di fare l’agricoltore e voglioso di trovare fortuna altrove, raggiunse il fratello maggiore nel Bronx, lì già da alcuni anni. L’asina Carolina e zia Gelsomina davanti la casa degli Scotti Carolina, però, non bastava per trasportare giù alla cantina degli Scotti tutta l’uva che c’era nelle catene sparse tra il Monte Guardia e le terre vicine dai nomi strani come avanne Palmarola, dinte ‘u Scutielle, ‘ncoppe i Guarini, avanne ‘u Cavone, ncoppe ‘u Cecate e via dicendo. Soprattutto quando capitavano le buone annate. Tatonne era stato mio compagno di banco alle elementari e di giochi di strada fin quando non ho lasciato Ponza per motivi di studio. In quegli anni tutto il costone del Monte Guardia era coltivato con le classiche parracine belle integre e i filari di viti ben curati e durante le vendemmie tutta la zona si ravvivava grazie alla presenza di tanta gente. I viaggi, con i due ciuchi, li affrontavamo insieme sostenuti dall’insegnamento del vecchio proverbio che “aver compagno al duol scema la pena”. Fare i viaggi insieme aveva anche il pregio di alleggerire la fatica; durante il tragitto c’era il tempo per parlare di quello che facevamo, dell’isola che stava cambiando rapidamente con l’arrivo del turismo, delle prime cotte che cominciavano a scombussolarci, dei progetti per il futuro che ci facevano fantasticare. Si cominciava all’alba quando il gallo ci dava il buongiorno col suo canto e si finiva al calar del sole quando, scendendo dalla Guardia per l’ultimo viaggio, il cielo a Chiaia di luna si tingeva di rosa. In genere si parlava poco a quell’ora… un po’ per la stanchezza un po’ perché era bello vivere in silenzio il tramonto come momento di sintesi della giornata, momento della conta delle fatiche e preludio al piacere del riposo. E questo si ripeteva fin quando non si era portato a valle l’ultimo cofano dei grappoli dorati. In mezzo ad ogni giornata, alle 10,00, c’era la tradizionale marenne (leggi qui), tipica delle vendemmie che, noi conduttori di somari, avevamo il privilegio di consumare, preparata da zia Gelsomina, al fresco nella bella curteglia della casa di zio Francesco.
La vendemmia! Un rito antico fatto di momenti di grande solidarietà e condivisione che l’isola con i suoi profumi e i suoi colori ancora oggi riesce ad arricchire di poesia. 2 commenti per Tempo di vendemmia, tempo di ricordi…Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Mi ha fatto molto piacere leggere l’articolo di Enzo. A molte di quelle vendemmie c’ero anch’io ma sicuramente lui non si ricorda più di Maria Assunta la fornese.Comunque vi abbraccio tutti e vi ringrazio per le foto che pubblicate
Maria Assunta la fornese? Non ne sono certo ma ci provo. C’era spesso in quelle vendemmie una bella ragazza filiforme con i capelli color castano chiaro che ricordo sempre sorridente. Mi pare fosse anche nipote o comunque imparentata con zia Gelsomina che era originaria di Le Forna.
So che, ancora giovane, andò via da Ponza per sistemarsi con la famiglia – mi pare – in Toscana, forse all’isola d’Elba o all’isola di Capraia o a Piombino. Ricordo anche di alcuni bagni fatti insieme a Frontone o alla Marinella dei morti che raggiungevamo con la barca di zio Silverio (Sciabolone).
E il nome era proprio Maria Assunta. Sei tu?