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Isola di corsari e pirati (2)

di Francesco De Luca
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Il bacino mediterraneo fu sede di lotte estenuanti. Nell’846 i Musulmani occuparono le isole partenopee e Ponza, minacciando finanche Napoli. Reagirono il console di Napoli, i Signori di Gaeta, Amalfi, Sorrento, e li respinsero.

I Musulmani ritornarono e si permisero di toccare Roma (846). Il che provocò nell’849 l’alleanza fra i principi italiani che determinò la sconfitta dei saraceni a Ostia.

Conseguì una certa sicurezza e ripresero pace le acque mediterranee. Anche le isole ponziane tornarono ad essere abitate. Nel 976 l’abate del monastero di S. Angelo e S. Magno di Gaeta cedette al monaco Giorgio la chiesa di S. Nicola con tutta l’isola di Zannone. Negli anni precedenti l’isolotto di Gavi era stato donato alla chiesa di S. Teodoro e Martino di Gaeta, e in seguito anche l’isola di Palmarola.

Un periodo di floridezza trascorsero le isole dell’arcipelago, e la popolazione stanziale edificò una vita comunitaria articolata e proficua. Preponderante era la presenza dei Monaci benedettini. Venne edificato il monastero a Zannone, ripristinato il monastero a Santa Maria, un accenno di presenza monastica si radicò a Palmarola.

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Nelle isole le comunità interagivano tanto che il Papato dovette intervenire per regolamentare i rapporti fra i monasteri. Furono attribuite le zone di pesca, le ‘cale coturnicarie’ per la cattura delle quaglie, furono stabilite le potestà dei monasteri e gli oboli da pagare.

Fu il periodo di massima floridezza del monachesimo nelle isole ponziane. L’espressione più alta la incarnò il monaco Raniero da Ponza (Raynerus de Pontio – 1130 ) chiamato da papa Innocenzo III nel 1198 quale legato pontificio a dirimere questioni di fede attinenti alla vita quotidiana e questioni dottrinali (catarismo), in Francia, in Spagna, in Portogallo.

Il periodo storico vedeva consolidarsi nell’Europa continentale lo spirito nazionale incarnato da sovrani. In contrasto essi con i paesi confinanti per l’affermazione di un potere all’interno di una comunità definita nella lingua, nei costumi, e in contrasto bensì con il Papa che, attraverso il clero, mirava a erodere il potere dei sovrani e condizionare i comportamenti dei fedeli.

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Nel Mediterraneo l’Islam si andava impossessando di tutti i territori rivieraschi dell’Africa settentrionale. Partito dall’Arabia, l’islamismo creava califfati, autonomi ma uniti nella fede islamica, e opposti alle forze cristiane.

L’economia prevalente in tutti i paesi prospicienti al Mediterraneo era il commercio, sia per gli stati di derivazione feudale sia per quelli retti da califfi. Un commercio che si realizzava nel mare, con mezzi leciti e illeciti.

Riprese la mai sopita ‘guerra di corsa’. L’Italia, divisa in tanti staterelli, a causa della sua protrusione nel bacino mediterraneo, fu la più tartassata. Le isole minori, senza una seria difesa, rimasero alla mercé delle razzie e degli assalti.

Nel 1295, a causa delle scorrerie dei corsari, i monaci del convento di Zannone decisero di abbandonare l’isola. Erano privi di protezione contro chi, di religione diversa, portava la morte e la schiavitù. Fuggirono e, una volta in continente, si fermarono nella valle di Arzano, in quel di Gaeta, e vi fondarono un convento.

L’arcipelago ponziano e Ponza in particolare ebbero una vita stentata. L’isola venne sballottata fra i vari Papi e i Signori che tentarono in qualche modo di occuparla. Ora è il Signore di Gaeta che vanta il fatto che i Gaetani hanno sempre pescato in quelle acque, ora è il Vescovo di Terracina in competizione col Vescovo di Gaeta, per mettere le mani sulle chiese dell’isola, ma soprattutto sono i pirati e i corsari che vi tengono lontano ogni istituzione civile, ogni forma di vita associata.

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Nel 1461 Pio II, papa Piccolomini, con una bolla, unì il monastero di S. Maria di Ponza al monastero di S. Anastasia a Roma. Lo fece perché quello di S. Maria era praticamente privo di monaci, le mura deperivano, e viveva in uno stato deprecabile, sotto la mala gestione del monaco Giovanni Corriger, inviso sia al papa sia al duca di Napoli.

Intanto (Apollonj Ghetti) deplorevoli eventi, specialmente per effetto di piraterie barbaresche, intristivano quel soggiorno insulare ristretto alla sola Ponza; mal reggevasi il Monistero, disertavano gli abitanti che que’ Cenobiti avevano accolti intorno a loro: tutto accennava a decadenza, la quale era affrettata dalle condizioni de’ tempi che correvano allora guerreschi. Altro non lieve impulso nel 1463 vi aveva dato il famoso corsaro catalano Pietro Toriglia, mentre fervevano le ostilità fra Ferdinando I° e il Duca d’Angiò, scorrendo e taglieggiando le isole Ponzie e quella d’Ischia. Le tante calamità cui soggiacquero quei Cistercensi obbligaronli finalmente a sloggiare dall’unico Monisterio di Ponza in cui si erano ristretti, e con essi le isole perderono ogni orma di cultura e di civiltà.

“Sloggiati i monaci dall’isola, ripararono da prima in Gaeta, e chiesto ed ottenuto dal Vescovo che li accolse il permesso di stabilirsi in Mola di Gaeta, fondarono quivi su di una collina un piccolo convento ove rimasero fino alla loro estinzione, lasciando il loro nome al colle medesimo e ad una piccola chiesa che tuttavia si addita col titolo di S. Maria di Ponza”.

[Isola di corsari e pirati (2) – Continua]