Ho letto l’interessante informazione sulla infezione da aplosporidiosi diffusa da Armando Macali (leggi qui, in fondo al primo articolo di allarme di Nino Baglio), che sta distruggendo in massa Pinna nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo, ospite tipico delle praterie di Posidonia oceanica.
La Aplosporidiosi è data dagli aplosporidi, un gruppo di 36 specie di endoparassiti, cioè parassiti viventi all’interno di diversi invertebrati marini. Le aplosporidiosi sono responsabili di morie su vasta scala di diverse specie di bivalvi, tra cui addirittura i mitili (le cozze) delle coste americane. Gli aplosporidi, infatti, sono praticamente ubiquitari, spaziando dalle coste del Mediterraneo al Nord America, alla Cina.
Una delle specie di aplosporidi più comune e più studiata è Haplosporidium nelsoni, il cui ciclo vitale è costituito da due stadi: uno stadio di plasmodio e una stadio di spora. Haplosporidium nelsoni mostra una elevata virulenza in particolare nell’ostrica Crassostrea virginica, ma anche in altri bivalvi. Il mollusco colpito da aplosporidiosi presenta retrazione del mantello, indebolimento generale con conseguente apertura delle valve a causa del rilassamento del muscolo adduttore, ingiallimento della ghiandola digerente e deposizione di materiale giallastro all’interno delle valve.
Una domanda ovvia è la seguente: qual è la causa di tutto ciò? La risposta, ovviamente, non è semplice, poiché vi possono essere delle concause, tra cui non è da escludere il riscaldamnento eccessivo delle acque, che agevola la proliferazione di questi parassiti. Che cosa si può fare? Niente! Si deve attendere che l’infezione compia il suo periodo fisiologico e, come è arrivata, così scompaia. Intanto, lasciamo stare gli esemplari di Pinna nobilis che sono rimasti, evitando di portarceli a casa come ricordo delle nostre vacanze e sperando che sopravvivano.
Bibliografia: De Vico e Carella, Argomenti di Patologia Comparata dei Molluschi, Loffredo Editore.