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Storie di Madri. (9). Una madre scozzese, un po’ napoletana

a cura della redazione

 

Torniamo sul sito madrigaleperlucia.org per prendere visione degli ultimi arrivi e troviamo un altro bel racconto sul tema, che sottoponiamo ai nostri Lettori, rinnovando l’invito a mandare in Redazione anche qualche loro scritto…

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Letter to my Mother

di Christina Harrison

Dear Mother,
I hope this letter will reach you whatever land you are in now. In my youth I have often written you letters, but it was me who was travelling and away from home.
Far from home… lontano da casa…  

Nella tua vita quanto ti sei sentita lontano da casa?
– Cambio lingua – …ho sempre fatto così, parlavo sempre in inglese con te, ma fra noi sorelle, parlavamo quasi sempre italiano. Tu ti innervosivi ogni tanto perché nel nostro concitato chiacchierare e ridere non sempre riuscivi a comprenderci.

La lingua madre me l’hai data tu, ma non ricordo come e quando le mie parole diventavano doppie, unite, inglese-italiano, come se fossero un’unica lingua. Ricordo come ridevi quando ascoltavi i nostri discorsi di bambine e al quesito “ma Dio, quale lingua parla? Italiano o inglese?” rispondevi “Dio vi capisce sempre, qualsiasi lingua parlate!”

Così le mie due origini: quella di sangue, la mia famiglia con le sue origini scozzesi, fatta di racconti tramandati sulla vostra vita e, parallelamente, quella italiana, Napoli, il luogo dove mi hai partorito e cresciuto – la nostra casa.

Sei venuta in Italia dopo la guerra dalla lontana Scozia, allora viaggiare non era come ora.
Sei arrivata senza figli dopo dodici anni di matrimonio, forse la guerra… forse gli anni duri e severi… Ma no, tu hai cantato al miracolo!
“Il buon vino italiano – dicevi – ha fatto tutto il resto: tre figlie!”
Hai sempre benedetto il tuo arrivo in Italia: Venezia, Roma e poi Napoli.

L’Italia come l’Europa, usciva dalla guerra, ma tu ne vedevi soprattutto la ricchezza! Raccontavi come eri rimasta stravolta dalla bellezza dell’Italia, malgrado la povertà e le restrizioni che subivi ed avevi subito anche in Scozia.
Forse ti sei sentita sola quando hai partorito? Non capivi la lingua, non avevi tua madre o una tua sorella vicina. Provenivi da una famiglia numerosa, sette figli più vari altri le cui notizie si sono perse nel tempo. Il nonno faceva il pescatore nei mari del nord, tu l’hai conosciuto tardi, quando sei nata era già prigioniero della prima guerra mondiale e vostra madre vi ha cresciuti da sola fino al suo ritorno.

Le guerre hanno influenzato la tua vita, anche la scelta di venire a Napoli. Una volta lasciata la marina papà scelse Napoli, in quanto città di mare, per la sua attività lavorativa post-guerra. L’Europa si stava appena riprendendo da tragedie e separazioni disumane.
Spesso vi chiedevano: “Perché Napoli?” …la gente di mare ha qualcosa in comune: è il mare che le unisce e le avvicina oltre le barriere della terra.

Io sono grata, a te e papà, per l’infanzia che mi avete dato. Mi avete insegnato ad amare la natura e la terra in cui si cresce. E quando a te, mamma, facevano la domanda: “Ma non vorresti tornare a casa tua, in Scozia?” – tu rispondevi franca e sincera: “Ma la mia casa è qui, dove ho famiglia e dove mi sento accolta”.
Sei sempre rimasta molto scozzese, bella ed elegante all’italiana, ma anche semplice e pura d’animo.
Nei momenti di difficoltà ti sedevi, ti accendevi una sigaretta e sorseggiavi un bicchiere di whisky, sapore della tua terra, facendoti scivolare addosso le nostre agitazioni.

Ti sei sempre presa molta cura di noi bambini, ma con polso fermo. Quando studiavo a scuola, spesso mi addormentavo con la stilo sul cuscino, macchiandolo tutto d’inchiostro. Tu, invece di rimproverarmi, mi chiudevi il libro, lo mettevi sotto al cuscino e mi invitavi a dormire rassicurandomi che il testo si sarebbe trasmesso attraverso il cuscino durante il sonno.

Quando io dico: “Mia madre ha avuto coraggio ad emigrare in Italia da una vita più semplice ad un paese completamente diverso” qualcuno commenta oggi: “Ma la vostra è un’emigrazione positiva perché non siete venuti con la miseria…”.
Questo è anche vero, ma non prendono in considerazione che le bombe erano appena cessate fra i paesi europei su sponde opposte, che c’era da smorzare rancori e sospetti e che i miei, con il desiderio di riprendere a vivere, si sono incontrati con italiani e soprattutto napoletani, con lo stesso desiderio di rimboccarsi insieme le maniche per far ripartire una vita nuova. Si, un’emigrazione positiva, che ha unito piuttosto che separato, fatto di progetti condivisi sulla stessa terra su cui si vive insieme.

Nessuno della nostra famiglia era sepolto a Napoli, ora, prima papà e poi tu, siete seppelliti qui. Adesso ho veramente messo le radici, senza dimenticare le mie origini, aiutata a fare questo connubio fra due culture con l’educazione attenta e rispettosa che ho ricevuto da voi.

Mi manca la tua capacità di apprezzare il mondo, nel godere delle cose semplici, non complicato da cose ed idee inutili.
Mi manca il tuo essere con i piedi per terra, anche in momenti difficili, ma sempre pronta a sostenere per il meglio.
Mi manca il tuo sorriso silenzioso …

With love and gratitude,

Your daughter

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