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Storie di Madri. (8). Lettera a una madre specialea cura della Redazione
Non so se succede anche a voi – che quando siete focalizzati su un tema, continuamente vi si propongono richiami ad esso, dalle fonti più disparate – così su “la Repubblica” di ieri 31 agosto, nella rubrica “Invece Concita” (già altre volte citata sul sito) che giornalmente riporta lettere dei lettori sui temi più disparati, ieri ha pubblicato il ricordo della figlia di una madre “speciale” che entra giusto giusto nella nostra “galleria” di madri. Andreina e la figlia Paola a una festa di carnevale tanti anni fa (immagine da “la Repubblica”)
Lettera a una madre speciale La madre di Paola, Andreina, era sordomuta. E’ morta in una casa di cura nel 2009. “Di lei mi sono liberata, pensavo, quando è morta ormai otto anni fa… invece le madri sono sempre nella nostra carne e non ci lasciano mai”, mi dice. “Lettera a mia madre: tante volte odiata, qualche volta amata, spesso incompresa, talvolta complice in risate a crepapelle. Alla madre che mi è capitata e che non avrei voluto avere. O forse, invece, assolutamente sì. Sarà stato l’esame che ho fatto ieri alla tiroide che mi ha riportato con violenza al tuo ricordo (certo a te l’avevano asportata ventenne e quella cicatrice che circondavo la base del tuo collo ce lo ricordava ogni giorno) o forse sarà stato che oggi dovevo rovistare nel box per preparare le cose che serviranno per le vacanze che mi ha fatto inciampare dopo anni dalla tua scomparsa negli oggetti che acquistavi compulsivamente e che ancora in realtà scopro essermi utili come il set da picnic modernissimo per i tuoi tempi, mai usato”. “Erano tante le cose che compravi, spesso guardata con compassione da molti (ma cosa diavolo se ne fa una sordomuta di tutta quella roba) e che invece io piccola guardavo con entusiasmo. Poi crescendo il mio sguardo è diventato uno degli sguardi più severi e giudicanti. Sarà che esserti figlia è stata l’impresa più difficile che mi potesse capitare. E infatti, fino alla fine dei tuoi giorni e ancora oggi, non sono riuscita a risolvere”. “O ero troppo Tua madre o ero troppo la Tua bambina fragilissima. Combattuta fra questi due ruoli, nessuno dei due mi dava pace. Sarà che è estate e che se adoro il mare e se ho imparato a nuotare lo devo solo a te che con la tua grande forza di volontà avevi imparato da sola. A rana mi ricordo, ti spingevi fin dove non si toccava lasciando tuo marito indietro (anche lui sordomuto) con il suo solito sprezzo probabilmente misto ad invidia per tutte le tue imprese. Sarà che sordomuta volavi con la biciletta, macinando chilometri. Sorda profonda eppure nessuno poteva fermarti”. “E anche saper pedalare e spostarmi da un capo all’altro della città non è stato altro che una mia emulazione (inconscia?) del tuo modo di essere. “Sarà che io so (nel mio profondo) so che tu nonostante tutto ce l’hai fatta. . [Per le altre puntate sul tema, digita – Madri – nel riquadro “CERCA NEL SITO” – Continua] Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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